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Emma TagliacolloWritten by: Reviews

AR, un percorso dalla nostra eredità verso il futuro

AR, un percorso dalla nostra eredità verso il futuro

Attraverso numeri monografici, la rivista dell’Ordine degli Architetti di Roma riflette sulla contemporaneità

 

Con “AR” l’Ordine degli Architetti di Roma si sta impegnando, già da qualche anno, in una pubblicazione che travalica il concetto comune di rivista, spostando il lavoro editoriale verso la pubblicazione monografica, affrontando temi su cui è possibile operare riflessioni più generali sulla contemporaneità, che nascono da occasioni quali le ricorrenze anniversarie, lo studio degli archivi degli architetti, la consultazione creativa tramite una call per rappresentare lo stato dell’arte del design.

 

Zevi forever

Il primo numero (n. 120/2018) è stato dedicato alla figura di Bruno Zevi in occasione del centenario della nascita. Con il titolo Attualità critica di Bruno Zevi. Linguaggi del contemporaneo la rivista ha analizzato l’eredità critica dello studioso, prendendo le mosse da un convegno svoltosi alla Casa dell’Architettura, in cui si sono affrontate le tematiche storiografiche per arrivare alla divulgazione dell’architettura, al rapporto con Manfredo Tafuri e al futuro della critica. La rivista sviluppa il racconto degli studiosi che partono dalle idee di Zevi per interessarsi a temi che ricadono sull’attualità, come il testo di Gabriele Niola, in cui il critico cinematografico scrive di cinema parlando non di semplice educazione all’immagine, bensì di educazione spaziale delle masse. È infatti proprio lo spazio – da quello della stanza, della casa, degli edifici sino a quello della strada – che rappresenta chi siamo e il nostro sentire. Un tema complesso da affrontare riguarda l’attualità della critica, che viene sviluppato lungo tutto il numero: dal confronto/scontro tra con Tafuri (Cristiano Tessari) alle testimonianze di chi conobbe Zevi personalmente e poi attraverso i suoi testi. All’azione della critica è legato anche il tema della presentazione delle opere di architettura al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori.

 

Archivi da non archiviare

La conoscenza dell’architettura attraverso gli archivi degli architetti è stato il secondo tema affrontato (n. 121/2019). Gli archivi sono qui considerati come un elemento fondamentale per la comprensione dell’architettura costruita e ideata e come patrimonio culturale da conservare e da mantenere vivo grazie alla continua consultazione e allo studio dei materiali. Quello degli archivi è un vero topos, che qui viene individuato come uno strumento fondamentale non solo per gli studiosi, ma per la stessa figura dell’architetto, poiché unisce l’operatività del disegno all’attività di ricerca e di studio. La professione è dunque al centro del numero intitolato Roma sognata. Gli archivi di architettura dal Nolli alle nuove poetiche radicali. È forse proprio nella Roma sognata il punto nevralgico di questa rivista, in quanto, come precisa Marco Sambo, direttore editoriale e coordinatore editoriale di tutti i numeri di “AR”, “anche un frammento può avere una grande forza evocativa rappresentando, da solo, un piccolo universo a sé, racchiuso nei limiti del foglio di carta o nei bordi di una tela. Perfino un documento tecnico, uno scritto, il manifesto di una mostra, un singolo schizzo su carta lucida può essere un microcosmo pieno di linguaggi, anche sognati, importanti per ricostruire il tempo passato e comprendere come ciò che è dietro di noi ci guida sempre nel cammino del presente”.

 

Creatività

L’indagine sul progetto si amplia con il numero monografico dedicato alla creatività (n. 122/2020), Invenzioni romane. Brevetti, marchi, design del XXI secolo, in cui alla scansione interna alle sezioni tipica della rivista (articoli, interviste, letture d’archivio) si aggiunge una sezione sui brevetti, i marchi e i modelli. In questa corposa parte si analizzano i progetti puntuali frutto della call dedicata alle “Invenzioni romane”, in cui si sono chiamati gli iscritti a proporre le proprie invenzioni depositate almeno in uno dei 188 paesi membri dell’Organizzazione mondiale di proprietà industriale (WIPO). L’inventario dei progetti si muove in direzioni differenti, tra cui l’abbigliamento (Barbara Annunziata e Francesca Gattoni), i mobili a misura di bambino (Paola Damiani), i giocattoli indossabili (Carlo Pietraforte), il design del quotidiano e le esplorazioni legate al digitale e dedicate agli allestimenti museali o al design sostenibile ed ergonomico, sino ai lavori legati alla progettazione universale, uno degli aspetti più importanti da affrontare nella nostra società.

 

 

La capitale ieri, oggi e domani

Queste molteplici esplorazioni aprono alla necessità di arrivare alla scala del progetto della città di Roma (nn. 123-124/2020). Con Abitare Roma capitale. Storia e visioni dal 1871 al prossimo futuro si delinea un percorso che inizia dalla proclamazione della capitale d’Italia, nel febbraio 1871, e arriva alla città contemporanea, senza tralasciare fondamentali episodi quali gli anni cinquanta e sessanta del Novecento, con le sue palazzine e borgate, le Olimpiadi del 1960 e l’Estate romana. L’occasione è quella di disegnare un ritratto attuale di Roma, integrando aree complesse come il parco archeologico del Colosseo, il parco pubblico dell’Appia antica, la lunga passeggiata lungo il Tevere, con un’idea di città immaginata e pensata, da Renato Nicolini sino alla contemporaneità più difficile da definire, se non attraverso le parole degli architetti intervistati, che tracciano una linea d’indirizzo. La qualità degli edifici di abitazione sembra essere il tema ricorrente del numero. Le abitazioni con le loro diverse scale parlano di un progetto umanistico e di una sperimentazione modernissima sia per la tipologia, sia per la composizione delle facciate. Nelle pagine trovano giusta collocazione alcune ricerche. Andrea Bentivegna, partendo dal progetto del Contrafforte, documenta le molte declinazioni dell’abitare romano con un inventario di fotografie di prospetti che, insieme, definiscono la puntiforme qualità dell’abitare. Milena Farina affronta il tema delle borgate con attenzione alla natura e gerarchia degli spazi tra pubblico e privato, e alla definizione dei progetti che identificano una nuova modernità collettiva.

 

Fenomenologia di un maestro

A uno dei maestri indiscussi dell’architettura italiana è dedicato l’ultimo numero (n.125-126/2021). L’immagine in bianco e nero dell’architetto ci guarda, dalla copertina, dritto negli occhi, quasi a voler affermare sé stesso e a capire chi ha di fronte. Luigi Moretti. Forma, struttura, poetica della modernità affronta diversi aspetti delle opere morettiane, indagando gli archivi e in modo particolare quello di Tommaso Magnifico, dichiarato di “interesse storico particolarmente importante” dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio nel 2019 e in seguito digitalizzato dall’Ordine. L’analisi della figura dell’architetto prende le mosse dal suo rapporto con la storia e con l’arte, anche grazie all’esperienza della galleria Spazio. Dalle pagine si evince quanto la totalità dell’esistenza di Moretti fosse incentrata sull’architettura: ogni lettera o disegno, ogni immagine conservata rimanda a riflessioni che si basano sulla storia, sulla matematica e che diventano forma costruita. Emergono anche le contraddizioni di questo autore, legato alla materia fisica, attratto dalla sperimentazione delle composizioni e con una tensione verso la perfezione come criterio guida nel progetto. La pubblicazione sembra forse aprire a una serie di prossimi studi monografici sui protagonisti di Roma, su coloro che hanno progettato e immaginato la città. Un’eredità che merita di essere valorizzata.

 

Per il download di tutte le uscite: architettiroma.it/ar-web/ar-magazine/

Autore

  • Emma Tagliacollo

    Componente del Comitato Scientifico di IN/Arch, responsabile del percorso di formazione Storia e Critica per il CTF, componente della Commissione parità di genere sempre per l'Ordine degli Architetti di Roma e provincia. Già Segretaria di IN/Arch Lazio e di DO.CO.MO.MO Italia, è esperta di pratiche urbane e ricercatrice indipendente specializzata nel patrimonio culturale. Si occupa di temi del moderno ed è autrice di contributi, anche video, sulle trasformazioni urbane e sulla valorizzazione dei beni culturali. Ha lavorato come ricercatrice al CNR e all'Università Sapienza di Roma sui temi dei centri storici minori e della partecipazione come governance e strategia innovativa di valorizzazione. Ha collaborato in Cina con WHITRAP UNESCO per l’applicazione del Paesaggio Storico Urbano. Dall’esperienza sul campo ha ideato e curato il progetto “Passeggiate fuori porta” con CNR e IN/Arch Lazio. È dottore di ricerca e specializzata in “Restauro dei monumenti architettonici” all'Università Sapienza, dove ha insegnato Restauro e Progettazione architettonica e dove è stata titolare del corso di Teoria e storia del design.

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Last modified: 3 Settembre 2022