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Simona CanepaWritten by: Progetti

Ritratti di città. Teheran bifronte/2

Ritratti di città. Teheran bifronte/2

La ricerca in ambito residenziale dei giovani: reinvenzione della casa tradizionale, riconfigurazione delle terrazze e nuovi condomini

 

LEGGI LA PRIMA PARTE DEL REPORTAGE

 

La rivisitazione della Khaneh

In ambito residenziale a Teheran una generazione di giovani architetti ha rivisitato le caratteristiche proprie della Khaneh, la casa tradizionale delle zone secche e calde dell’altopiano centrale, in un linguaggio contemporaneo sia alla scala della casa unifamiliare che della palazzina multipiano.

La Sharifi-ha-House disegnata da Alireza Taghaboni (Nextoffice) è caratterizzata da scatole rotanti che ne trasformano il volume da aperto a chiuso, facendo riferimento al fatto che le Khaneh erano dotate di due ambienti giorno, uno chiuso per l’inverno e uno aperto per l’estate. In estate, la Sharifi-ha House è un volume aperto e trasparente con ampie terrazze. Al contrario, nei freddi e nevosi inverni di Teheran il volume si chiude, presentando aperture minime. Gli ambienti distribuiti su 7 livelli si affacciano su un vuoto centrale illuminato dalla luce zenitale, a ricordare la corte interna delle case tradizionali su cui si affacciavano tutti gli ambienti della casa.

La corte interna delle Khaneh era organizzata con alberi, arbusti, fiori, una vasca d’acqua con fontane (howz) per garantire un ambiente piacevole e confortevole anche dal punto di vista termoigrometrico. Pardis Khaneh, progettata da Nima e Sina Keivani (Keivani Architects), ripropone nella parte interna del lotto un giardino ad impianto geometrico organizzato su più livelli collegati tra loro con scale e attrezzato con sedute e vasca d’acqua.

 

C’è vita sui tetti

Se fino a pochi anni fa il tetto piano delle abitazioni a Teheran era esclusivamente lo spazio dove erano ubicati i volumi tecnici, la tendenza negli ultimi anni sta cambiando: si sta trasformando in uno spazio fruibile dagli abitanti, non immediatamente visibile dall’esterno, in grado quindi di fornire un certo livello di privacy così come avveniva nelle case di epoca Qagiara a Yadz. Le terrazze diventano luogo dove intrattenere gli ospiti all’aperto con viste mozzafiato sulla città e sulle montagne, attrezzate con strutture che generano ampi spazi di ombra, e cucine; nello stesso tempo sono luoghi di riposo e di meditazione circondati da essenze arboree e specchi d’acqua. Tra gli esempi più riusciti, la Orsi Khaneh di Keivani Architects.

 

Pubblico e privato

Con le parole persiane Birunì e Andaruni si intendevano rispettivamente la parte della casa destinata agli ospiti, situata vicino all’ingresso principale, e la parte dove invece viveva la famiglia. Nei nuovi complessi residenziali si assiste alla riproposizione di ambienti di ingresso, molto accoglienti, collegati ad ambienti destinati ad attività di intrattenimento e di convivialità dei residenti, attrezzati anche con cucine, zona bar e sala cinema.

Il complesso di Zaferaniye Garden di Mehran Khoshroo (Olgooco) e l’edificio BW7 di Arad Office sono dotati di zone di ingresso simili a hall di hotel, caratterizzati da giochi di luce sui materiali (pannelli in legno di bambù e vetro per le pareti abbinati al marmo dei pavimenti) con sedute e divani che riprendono il concetto dello spazio dell’Hashti, dove l’ospite attendeva di essere accompagnato all’interno della parte pubblica della casa.

 

I nuovi condomini

Dal momento che la tipologia residenziale a Teheran è rappresentata principalmente dal condominio con affaccio verso l’esterno, vengono proposte soluzioni di schermature delle facciate per garantire un elevato grado di privacy, propria della Khaneh, il cui affaccio era solo verso l’interno.

Nell’edificio denominato Cloaked in Bricks di Admun Studio la griglia parametrica in mattoni forati crea una facciata dinamica: i mattoni sono infatti ruotati livello per livello, consentendo di avere diversi gradi di apertura lungo la pelle dell’edificio. In questa situazione la facciata cambia aspetto durante le ore del giorno a seconda dell’incidenza dei raggi solari; nello stesso tempo, il mattone agisce da tampone a livello di isolamento termico.

Il gioco dei mattoni è ciò che caratterizza anche la facciata della Casa dei 40 nodi di Habibeh Madjdabadi e Alireza Mashhadimirza: come una seconda pelle che ricorda la tessitura dei tappeti persiani, i mattoni, opportunamente forati e inseriti in un telaio metallico, avvolgono l’intero edificio in un disegno che appare volutamente libero di piano in piano, garantendo in alcuni casi la massima privacy e controllo della luce, in altri casi di avere la massima vista o un mix delle due situazioni. Ancora i mattoni sono protagonisti nel Kahrizak Residential Building No 01 progettato da Mahdi Kamboozia (CAAT Studio): 21 diverse configurazioni della posa dei laterizi danno movimento alle 50 aperture della facciata sud, scandita dal ritmo regolare della struttura in calcestruzzo. Le diverse configurazioni rispondono al requisito funzionale richiesto dell’ambiente interno.

La facciata dell’edificio Danial disegnato da Reza Sayadian e Sara Kalantary (TDC Office) è costituita da 20 pannelli che riproducono alberi stilizzati di pino, di cui una volta era ricca la città. Ogni piano è dotato di quattro pannelli, con due texture e due livelli di trasparenze, installati su due binari che possono essere spostati manualmente in orizzontale, generando infinite posizioni secondo i desideri dei residenti di luce o ombra negli interni. Anche la Pardis Khaneh è dotata di una schermatura in legno che in corrispondenza delle parti finestrate si configura come un dispositivo dinamico che gli utenti possono aprire e chiudere per regolare la privacy e la luce. Inoltre, il gioco della luce solare all’alba e al tramonto crea un’atmosfera interna rilassante tipica della tradizionale architettura iraniana. Il design dei pannelli è ispirato alla foglia del cedro.

Trasparenza, riflessi e colore animano la facciata su strada della Orsi Khaneh, che deriva il suo nome da una particolare tipologia di finestra della casa tradizionale a scorrimento verticale (Orsi), costituita da un reticolo geometrico in legno e vetrate colorate in grado di ridurre l’intensità della luce solare e del calore, garantire privacy e tenere lontani gli insetti. Un doppio strato di legno termico e vetro colorato riveste la facciata su strada, interrotto da grandi cornici in travertino che delimitano i balconi, a ricordo delle case di Kashan. I listelli di legno sono collocati a distanza variabile: più fitti in corrispondenza delle murature e delle fioriere, più distanziati in corrispondenza delle finestre dove vengono inseriti pannelli in vetro colorato. Qui il rivestimento è apribile a ribalta verso l’alto, creando una copertura per l’affaccio. La luce diurna che filtra conferisce agli spazi interni effetti decorativi particolarmente efficaci; di sera invece, grazie all’illuminazione artificiale collocata tra i due strati di listelli, è la facciata stessa a trasformarsi in una tavolozza di colori.

Le recenti realizzazioni mostrano come Teheran appaia proiettata sempre più verso il futuro, ma nello stesso tempo rimanendo fiera del passato.

 

Autore

  • Simona Canepa

    Architetto, docente presso il Politecnico di Torino del corso di Design for living nella laurea triennale di Architettura e dell’atelier Progettazione degli spazi abitativi nel Master in Interior Exhibit & Retail Design. Nel 2019 è stata visiting researcher presso la School of Architecture della University of Tehran nell’ambito del progetto di Internazionalizzazione della Ricerca del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, i cui esisti sono stati pubblicati nel volume “Spaces for living, Spaces for sharing” edito da LetteraVentidue.

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Last modified: 10 Marzo 2021