I nostri commenti sulle partecipazioni internazionali alla XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano
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All’interno della manifestazione quest’anno diffusa in numerose sedi museali e istituzionali in tutta la città, i Paesi delle partecipazioni internazionali propongono la propria visione sul tema generale Design After Design: per chi compie la visita si compone così una mappatura, un’indagine sui caratteri e sulle direzioni della progettazione del XXI secolo. Proviamo anche noi a comporre una serie d’istantanee colte liberamente per poter offrire il nostro contributo alla comprensione di una manifestazione multiforme e complessa.
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Palazzo dell’Arte
Repubblica di Corea
L’allestimento della partecipazione coreana trae il titolo, Making is Thinking is Making, da una frase de L’uomo artigiano del sociologo Richard Sennett, per interrogarsi sui valori dell’artigianato e illustrare il lavoro di designer, artisti e archivisti che, a partire dalla sapienza e dalla pratica tradizionali affinate negli anni, esplorano e sperimentano nuovi materiali e nuove tecniche. La cura dei dettagli, la raffinatezza progettuale, la dedizione degli artigiani, il legame con le tradizioni emergono nell’allestimento al contempo ricco, documentato, essenziale ed evocativo, grazie all’accostamento di manufatti, prototipi di studio, opere, filmati (a documentare attività di laboratori ceramici che adottano tecniche differenti, il lavoro nell’atelier di una textile designer, o che ancora a raccontare il lavoro di un artista volto a diffondere la conoscenza del genere musicale tradizionale coreano).
Di grande precisione orientale
Making is Thinking is Making
a cura di HONG Bora
allestimento: Studio di architettura Agazzi
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Regno Unito
Allestita in uno dei corridoi d’ingresso alla Galleria dell’Architettura, la mostra Re Fresh London, curata dallo studio internazionale Gensler, sfrutta le pareti laterali per raccontare tre progetti di pianificazione studiati dal team che affrontano i cambiamenti sociali, ambientali ed economici della capitale britannica: London River Park, The London Underline e London Britannia Airport propongono soluzioni per le future esigenze di mobilità e trasporto pubblico in previsione dell’aumento della popolazione. Il racconto si svolge tramite fotografie stampate in diversi formati e su supporti di diversa dimensione e spessore, appoggiati su una sottile mensola per tutta la lunghezza delle pareti.
Minimo sforzo, massimo rendimento
Re Fresh London
a cura di Gensler
allestimento: Gensler
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Fabbrica del vapore
Repubblica Popolare Cinese
Alle ex Cisterne (Porcellino) della Fabbrica del vapore, l’allestimento cinese presenta le architetture e i progetti urbani della città di Tianjin, attraverso fotografie, video e i lavori di un collettivo di designer-artisti in cui si fondono manufatti tradizionali e tecnologie e materiali contemporanei.
Un piccolo frammento di Cina
Re+connect. New chinese design: memoria e decostruzione
a cura di Tianjin International Design Week
allestimento: arc-h.it architetti radogna colantuoni
Cipro
L’allestimento si basa sul tradizionale teatro delle ombre (Karagiozis) e, in un ambiente in penombra, mette in scena sagome di architetture storiche e contemporanee e progetti urbani dell’isola; sagome che mosse al passaggio delle persone e illuminate dalla luce degli schermi degli smartphone si sovrappongono sulle pareti e sulle superfici creando immaginari paesaggi urbani, “topografie di vita di identità emergenti”.
Progetto raffinato e curioso
Human Topographies – Emerging Identities
A cura di Yiorgos Hadjichristou, Alessandra Swiny, Veronika Antoniou
allestimento: Nicolas Christofides – JNC (illuminotecnica); Yannis Christofides (suono)
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Canada
La mostra a cura della Scuola di Design dell’Università di Montréal, attraverso progetti di ricerca e progetti degli studenti, sottolinea la responsabilità sociale dei designer, chiamati a proporre oggetti e processi che siano capaci di migliorare la qualità del vivere quotidiano. Dal laboratorio alla strada, a significare che lo sviluppo degli oggetti e dei processi di design inizia all’interno del laboratorio, in cui essi sono a lungo studiati, e sfocia nella strada, ove essi possono prendere parte alla vita delle comunità.
Un approccio responsabile
From the Workshop to the Back Alleys
a cura di Sébastien Proulx e Fabienne Münch
allestimento: Aude Beauchamp-Bordeau, Jasmine S. Berthiaume, Ariane Dorig, Jean-François Gagnon, Marie-Josée Houle, Jonathan Mélaçon
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Museo della Scienza e della Tecnologia
Croazia
Nel nuovo spazio espositivo delle Cavallerizze (risultato di un importante intervento di recupero architettonico, su progetto dello studio AR.CH.IT Luca Cipelletti), la Croazia illustra alcuni esempi di pratica del design speculativo. Un allestimento leggero di tavolini bianchi, dalla struttura sottile e minimale, ciascuno dei quali dedicato ad uno specifico progetto, illustrato con immagini, video, testi e piccoli oggetti. Tra gli altri, A Set For An Online Romantic Dinner (Lina Kovačević, 2011) è composto da alcuni accessori che possano rendere romantica una cena via skype: auricolari-collana, auricolari-papillon, tovaglietta copri-tastiera, mezzo piatto e piatto da angolo. Felton Street Emptiness (Anselmo Tumpić, 2010), in un’indagine che fonde ricerca scientifico-tecnologica e performance artistica, immagina un luogo invisibile in cui ritirarsi, uno spazio in cui non arriva alcun segnale wireless, uno spazio in cui isolarsi senza essere sradicati dal contesto urbano in cui si vive.
Questi e gli altri esempi illustrati esemplificano, dunque, una pratica dal carattere radicale, critico, provocatorio, che si concentra sulle tematiche sociali, pone domande e induce ad agire, interrogandosi sul ruolo dei professionisti. Al punto che i curatori si e ci domandano se questa pratica possa divenire un nuovo approccio progettuale o se si tratti solo di un’utopia, memore della corrente storica.
Il problema c’é, le risposte si cercano
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Speculative – Post-Design Practice or New Utopia?
a cura di Ivica Mitrović e Oleg Šuran
allestimento: Havranek+Lugonja
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Myanmar
Due le sezioni presenti. Da un lato, foreste lussureggianti, la raccolta del legname, la sua lavorazione, la costruzione di barche, monasteri, oggetti di uso quotidiano (“Teak before and after”). Un video documentario, proiettato direttamente a parete, narra i luoghi, la loro bellezza e la loro ricchezza, il lavoro della popolazione, per illustrare la centralità del teak nella vita del Paese: un’essenza lignea che rappresenta una delle risorse naturali più importanti del Myanmar e nell’industria trova particolare impiego nei settori dell’arredo e della nautica. Il progetto è curato da un’associazione no profit (Manus Loci) con l’obiettivo di far conoscere la filiera dei prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo e creare valore per i produttori. Completa l’allestimento la sezione “Culture2all”, che propone alcune opere su tela di artisti contemporanei, esposte su cavalletti lungo il perimetro dello spazio (foto di copertina).
Terribilmente esotico
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Teak before and after
a cura di Alessandra Mauro
allestimento: Chiara Sammarco (Manus Loci), Silvia Barbieri
Culture2all
a cura di Eugenia Battisti e Mauro Salvemini
allestimento: “Culture2All – Mauro Salvemini ONLUS”
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Germania
Co-creation. È la parola chiave del padiglione tedesco, che propone un progetto educativo attraverso laboratori pratici dedicati agli studenti delle scuole, affinché essi possano avvicinare, sperimentare e imparare il processo di creazione, per essere in futuro in grado di partecipare consapevolmente alla realizzazione di prodotti, al fine di non essere consumatori tout court ma co-produttori. L’allestimento s’inserisce negli spazi espositivi rispettoso dei volumi in mattoni a vista delle Cavallerizze. Una sequenza d’intelaiature di pilastri e capriate in legno evoca la struttura delle case nordiche dal tetto spiovente, resa contemporanea dall’asimmetria del colmo. All’interno, un lungo tavolo sul quale si svolgono i laboratori o che diventa superficie di proiezione dei filmati che raccontano il lavoro degli studenti, mentre le pareti esterne sono il casellario in cui vengono messi in mostra i lavori e i prototipi realizzati nel corso dei workshop.
Serio e solido
Hands On: Young Designers’ Studio
a cura di German Foreign Office, German Design Council, Deutsches Design Museum Foundation
allestimento: brandmission
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Palazzo della Permanente
Messico
Tra gli allestimenti presso il Palazzo della Permanente, la partecipazione messicana è fortemente caratterizzata dall’opera dell’artista Raymundo Sesma che ha lavorato sulle pareti con campiture di colore, a creare un disegno che interviene anche sui portali che segnano il passaggio tra gli spazi dedicati ai paesi partecipanti, inglobandoli così all’interno dell’opera. Le campiture sono lo sfondo alla Casa Ideale, una sintesi degli ambienti domestici che segna la collaborazione tra designer messicani, ideatori degli arredi, e aziende italiane che ne hanno seguito la realizzazione.
Di irrefrenabile creatività
Expo Casa México, “La casa ideale”
concept di Raymundo Sesma
a cura di Jaime Contreras, Gabriele Radice, Fortunato D’Amico
allestimento: Advento Art Design
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Repubblica islamica dell’Iran
Presente per la prima volta alla manifestazione, l’Iran rilegge un simbolo della propria tradizione urbana e lo ripropone in chiave contemporanea: il bazar, luogo di aggregazione sociale, di scambio e produzione dei prodotti, è richiamato nello spazio espositivo con grandi basi scenografiche, disposte in maniera regolare a evocare l’urbanistica e l’articolazione dello spazio commerciale, che piano piano si animano con modellini e prototipi stampati in 3D giorno dopo giorno da una macchina che costituisce parte integrante dell’allestimento.
Un must dei nostri giorni in raffinata atmosfera
Rediscover Design: Bazar
a cura di Architect Arash Ahmadi con Design Circole TMOCA
allestimento: Ahmadi Studio (Arash Ahmadi, Stefano Menotti Colucci, Angelica Rossi)
Polonia
Venti oggetti, allestiti su una nuvola in tubolare di acciaio nero, con l’obiettivo di valutare in quali di essi prevalga la ricerca estetica e in quali la funzionalità; mostrando come i termini del binomio bellezza/pragmatismo non siano in opposizione bensì siano in equilibrio nella ricerca dei progettisti.
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Beauty & Pragmatism | Pragmatism & Beauty
a cura di Magda Kochanowska
allestimento: Małgorzata Kuciewicz, Simone De Iacobis / CENTRALA
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BASE ex Ansaldo
Francia
L’allestimento della Francia, rappresentata dalla Cité du design e dalla Scuola Superiore d’Arte e Design (ESADSE) di Saint-Etienne (unica città francese dichiarata città del design UNESCO, dal 2010), articola l’ampio spazio con elementi modulari in legno di betulla, per illustrare tre tematiche tra loro interconnesse: la presentazione della città di Saint-Etienne, la cui rigenerazione urbana è avvenuta grazie alla collaborazione del Centro di ricerca della Cité du design; la presentazione della Biennale Internationale Design Saint-Etienne 2017, che sarà uno spazio di sperimentazione sulle mutazioni del lavoro; la presentazione di un progetto dell’ESADSE, Fukushima MON AMOUR, in cui gli studenti lavorano sulle conseguenze del disastro nucleare giapponese per immaginare soluzioni che possano aiutare la vita della popolazione nelle zone contaminate.
Di grande ambizione
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Saint-Étienne changes design. French Capital of Design
a cura di Éric Jourdan, Designer e Coordinatore del Master Design all’ESADSE, con Olivier Peyricot, Direttore della Ricerca della Cité du design
allestimento: Éric Jourdan, Eric Bourbon
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Israele
Una visione sul design contemporaneo, legato alla cultura tradizionale e teso all’innovazione, attraverso una serie di lavori di designer e studenti della Facoltà di Design dell’Holon Institute of Technology: progetti che utilizzano materiali consueti locali o attuali tecnologie e sono disposti su una grande pedana circolare. L’allestimento mostra anche i progetti del designer Ezri Tarazi, una collezione di tavoli che costituiscono una riflessione sugli usi e sulle tradizioni (Maqam è un omaggio ai riti di condivisione della musica e del caffè), sulla situazione geopolitica della città di Gerusalemme (Divided City è un puzzle composito che rimanda alla mappa del centro storico), sugli aspetti culturali delle città del bacino mediterraneo orientale (Dirt from Your Earth ingloba all’interno della propria superficie ciotole di diversa dimensione).
Da vedere con attenzione
Yes &
a cura di Luka Or
allestimento: Maor Aharon, Amos Fraiberg, Tal Yamin
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Regno Unito
Il Regno Unito è rappresentato ufficialmente dal V&A Museum of Design – Dundee (Scozia, prima città del Regno Unito dichiarata città del design dall’UNESCO nel 2014), il primo museo V&A fuori Londra che aprirà la propria sede nel 2018, il cui disegno è affidato a Kengo Kuma (opera prima dell’architetto giapponese in Gran Bretagna). La visualizzazione del progetto, che ricollegherà la città al suo porto storico, con l’obiettivo di porre il design come propulsore dell’economia locale, domina una delle pareti della sala. L’allestimento narra, infatti, l’importanza della progettazione britannica, esponendo alcuni prodotti di rilievo dei settori tessile e automobilistico e presentando Adventures in Design, fumetto ideato per l’occasione da Will Morris e David MacKenzie e illustrato sui piani espositivi, a raccontare la rilevanza del design nella vita quotidiana e lavorativa, attraverso progetti e innovazioni britannici, come l’ascensore idraulico, la Ruota di Falkirk e il recente Genes in Space, un mobile game che consentirà di analizzare dati genetici reali accelerando la ricerca, in collaborazione con il Cancer Research UK.
Di ampio e appassionante respiro
V&A Dundee – Adventures in Design
a cura di V&A Museum of Design Dundee, con il supporto di British Council e del Governo Scozzese
allestimento: Katie Nicoll
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Museo Diocesano
India
Paradigmi indiani per la democratizzazione e l’inclusione sociale. Una struttura di telai metallici in forma di paravento, dall’orientamento regolabile, quasi come le pagine di un libro presenta gli scatti in bianco e nero di Marco Introini che raccontano il paesaggio urbano delle città di Jamshedpur, Bhubaneswar, Faridabad e Chandigarh. Quattro esempi di “Democratic New Towns”, città di nuova fondazione costruite da équipe internazionali all’indomani dell’indipendenza del Paese (1947) secondo l’utopia del progetto partecipato e della democratizzazione attraverso la moderna pianificazione urbana che ispirò i programmi governativi di equilibrio demografico e per la creazione di comunità produttive. Affianca le fotografie una consistente documentazione costituita da mappe che indagano i caratteri geografici, ambientali, climatici del territorio, schemi planimetrici, analisi tipologiche di quartieri e lotti, schemi di distribuzione spaziale, testi critici. I materiali sono il risultato della ricerca quinquennale condotta dai curatori, che dimostra l’origine dei principi della “Architettura partecipata”, volta all’inclusione interculturale, al protocollo redatto nel 1945 dall’urbanista tedesco Otto Koenigsberger (incaricato dal governo della pianificazione delle nuove città indiane), protocollo che adattando l’ideologia moderna alle esigenze locali incoraggiava la costruzione delle nuove città secondo processi collettivi e metodi di autocostruzione.
Molto impegnativo
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Warm Modernity. Indian Architecture Building Democracy
a cura di Maddalena D’Alfonso
allestimento: Studio Polin di Giacomo Gatto e Pierpaolo Tonin con Samuel Colle
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Last modified: 25 Luglio 2017
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