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Written by: Patrimonio

Barcellona, il padiglione di Mies (quello rifatto) compie 30 anni

Barcellona, il padiglione di Mies (quello rifatto) compie 30 anni

Fino a ottobre, una serie d’iniziative della Fondazione Mies van der Rohe celebrano la ricorrenza

 

BARCELLONA. Sono passati 30 anni dalla ricostruzione del padiglione tedesco disegnato da Mies van der Rohe per l’Esposizione internazionale del 1929. L’edificio originario, infatti, fu demolito immediatamente a fine evento ma, grazie ad un ampio archivio iconografico e alla determinazione di un gruppo di architetti nel restituire l’importante manifesto dell’architetto tedesco, nel 1983 fu intrapresa la ricostruzione.

L’attuale padiglione fu inaugurato il 2 giugno 1986 e, per commemorare la data, la Fondazione Mies van der Rohe ha in programma diverse attività legate all’architettura ma non solo, al fine di avvicinare il grande pubblico all’opera – e all’architettura moderna in generale -, nota ma non altrettanto visitata dai barcellonesi. Anna Ramos, nuova responsabile dell’istituzione, ritiene che «L’edificio sia una lezione vivente d’architettura, un luogo che insegna il valore, le possibilità e le potenzialità che gli spazi a misura d’uomo possono offrire». Architetta barcellonese, Ramos è la vincitrice del concorso pubblico internazionale, istituito per rinnovare la carica di gerente della Fondazione, battendo altri 17 candidati. Tra le scommesse della nuova responsabile il potenziamento del Premio Mies van der Rohe, la collaborazione con l’Unesco e l’individuazione di vincoli con i gestori del patrimonio dell’architetto tedesco in tutto il mondo.

L’atto inaugurale, l’1 giugno, ha visto la partecipazione di alcuni tra coloro che hanno reso possibile la ricostruzione: Cristian Cirici, Fernando Ramos e Oriol Bohigas, con un ricordo a Ignasi de Solà Morales (1942-2001), anche lui tra i fautori dell’operazione. A Bohigas è stato reso un omaggio speciale: fu lui ad avere l’idea e a prendere l’iniziativa, negli anni ’50, di scrivere a Mies per chiedere il permesso di ricostruire fedelmente il padiglione, la cui realizzazione fu finalmente concessa dal Comune all’inizio degli anni ’80.

Durante l’inaugurazione è stata presentata un’installazione effimera che nei prossimi sei mesi campeggerà di fronte al padiglione (foto di copertina di Anna Mas): otto colonne firmate da Lluís Martínez Santa-María che reinterpretano quelle ioniche dell’architetto catalano Puig i Cadafalch. Per realizzarle, l’architetto madrileno che ha vinto il concorso bandito dalla Fondazione ha utilizzato un centinaio di bidoni industriali destinati alla discarica, parzialmente decapati e sovrapposti a formare le otto colonne, lasciando che poi il tempo passi l’ultima mano.

Fino a ottobre, la Fondazione ha in programma una mostra, proiezioni cinematografiche e un simposio (dal 13 al 15 ottobre presso il Caixaforum).

Autore

  • Francesca Comotti

    Laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1998, dopo alcuni anni come libero professionista rivolge la sua attenzione al mondo editoriale, formandosi presso la redazione della rivista «Area» e il settore libri di Federico Motta Editore. La tesi in urbanistica, con i professori Giancarlo Consonni e Giuseppe Turchini le apre (inconsapevolmente) la strada verso quella che è diventata la sua città di adozione, Barcellona, dove risiede dal 2004. Da qui consolida il suo percorso professionale come giornalista freelance specializzata in architettura contemporanea, collaborando stabilmente con alcune testate di settore italiane e come corrispondente per «Il Giornale dell’Architettura». Per la casa editrice spagnola Loft Ediciones ha pubblicato come co-autrice «Atlas for living», «Atlas de arquitectura del paisaje» e «Sketch landscape»

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Last modified: 3 Giugno 2016