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Written by: Forum

Restauro della materia e conservazione della memoria. Progetto, ricerca e formazione

Sono passati quasi due anni dal sisma dell’Emilia, un evento che per la prima volta in Italia ha messo in luce anche la fragilità del territorio nella sua struttura produttiva mentre i piccoli centri della pianura si ritrovavano spogliati di molti, quanto necessari e vitali, luoghi della memoria. Sono passati quasi due anni e molto è stato fatto: prima nel ridare vigore, e soprattutto nel non disperdere, l’humus produttivo, anche specializzato, che qualifica un territorio economicamente abituato a competere e a svilupparsi e poi nella misurazione e nella stima dei danni. Ma anche nella messa in sicurezza dei patrimoni mobili e immobili, nell’avvio dei progetti, delle gare d’appalto e dei lavori.
La Regione Emilia-Romagna ha messo in atto un notevole percorso di trasferimento di risorse economiche che fanno e faranno dei territori dei cratere, che noi preferiamo chiamare oggi la «Comunità dei Comuni», un esteso e diffuso laboratorio di progetto architettonico e urbano. È facile comprendere che i tempi, seppure velocizzati, non saranno immediati. In un paese come il nostro in cui per le leggi di controllo e di processo mediamente è un miracolo se a fronte di risorse disponibili si impiegano solo 36 mesi per pensare a un progetto e metterlo in cantiere, il passaggio verso la realizzazione delle opere è, e sarà, graduale ma seguirà una curva progressiva. Eppure questo tempo non deve restare incompreso o, peggio ancora, essere banalizzato. È un tempo in cui il progetto deve essere condiviso, partecipato e definito, perché molte realtà della «Comunità dei Comuni» non hanno solo di fronte la necessità della ricostruzione ma anche il desiderio di ridefinire un ruolo e un significato della forma urbana per valorizzare una qualità storica e vocazionale, forse fin troppo sopita, negli ultimi trent’anni. Il patrimonio storico non è infatti solo materiale ma anche costituito da memorie. E forse non è un caso se anche il lessico trova similitudini coerenti. Infatti da quell’atto di misericordia materica, che connette a doppio filo la spiritualità del territorio (in cui oltre 500 fra luoghi di culto e parrocchie sono stati danneggiati o distrutti) con la sacralità di una materia fisica rappresentativa di un significato e quindi di un valore di affezione e appartenenza, si sta ora sviluppando un confronto di saperi altrettanto ricco e profondo.
Come e dove ricostruire? L’anno scorso il Salone del Restauro ebbe il coraggio di entrare volutamente a gamba tesa in questo dibattito, ponendo sul tavolo della discussione il difficile quanto stimolante slogan del «Dov’era ma non com’era», proprio per focalizzare l’attenzione sul significato, tanto importante per gli architetti, del ruolo del progetto, che non può essere annullato o semplificato esclusivamente all’interno di una rassicurante azione di ricostruzione mimetica.

Quest’anno il XXI Salone del Restauro valorizza il ruolo dei territori in tutte le sue realtà:
· quelle comunali impegnate nei piani di ricostruzione e ora raccolte nell’immagine della Comunità dei Comuni per esprime l’esigenza di lavorare insieme, sia con i cittadini, sia tra le amministrazioni stesse, perché molti problemi sono comuni e molte processi di trasformazione vanno compresi e resi possibili nella coerenza culturale delle tradizioni costruttive e nella continuità del paesaggio della nostra pianura;
· quella della Regione Emilia-Romagna, che ha posto le basi economiche per la ricostruzione e che presenta al XXI Salone i numeri e le parole chiave di questo grande impegno da oggi identificabili in lavoro concreto (bandi e gara d’appalto);
· quelle degli Ordini professionali delle province coinvolte nel cratere e primi fra tutti gli Ordini degli architetti che si sono impegnati, con il ruolo di coordinamento della Federazione regionale, a realizzare per il Salone una selezione di progetti e alcune giornate di formazione coinvolgendo le migliori professionalità del territorio operanti sul campo del restauro e del recupero;
· quelle degli enti religiosi e delle curie vescovili che si sono fortemente dedicate, soprattutto per il patrimonio architettonico e culturale, ad una complessa opera di ricostruzione della memoria e dei luoghi di culto e del simbolo sacro;
· quelle della Direzione regionale del Mibac e delle Soprintendenze, fin dal primo momento in prima linea, nella definizione del quadro dei danni, delle messe in sicurezza e ora nell’atto di sviluppare importanti linee di approccio progettuale;
· quelle della ricerca universitaria presente al Salone con diverse modalità, nate anche attraverso l’impegno didattico di laboratori di sintesi finale dei corsi di laurea in Architettura e non solo, che cercano di sviluppare metodologie innovative di analisi e di proposta progettuale e tecnologica; un ruolo che è rafforzato anche dall’importante presenza dei laboratori di ricerca della Piattaforma Costruzioni della Rete Alta Tecnologia Emilia-Romagna.

Ma lo sforzo di comprendere la realtà non si ferma all’Emilia.
Il processo di confronto è esteso e travalica i confini dell’Italia e dell’Europa per approdare ai mercati in crescita (Brasile e India ad esempio) in cui il rapporto con la conservazione della memoria diventa sempre più problematico. Quindi il XXI Salone del Restauro di Ferrara propone e rafforza il tema del Novecento come ambito di confronto a 360° (dalla salvaguardia dei Villaggi Eni al Brutalismo polacco) e porta al Salone mostre, convegni e ricerche in cui si rileggono i progetti di architetti come Oscar Niemeyer, Vilanova Artigas, Lina Bo Bardi, Joaquim Guedes, Oswaldo Correa Gonçalves, Carlos Millan in un dibattito aperto (coinvolgimento studiosi e importanti architetti brasiliani come Marlene e Marcos Acayaba) sulle tematiche conservative e di valorizzazione; ma cercando al contempo di presentare, in numeri e quadri di competenza tecnica e di impresa, l’attuale mercato del restauro in Brasile, in cui le abilità italiane possono risultare molto importanti in un prossimo imminente futuro. Un rapporto che l’Università di Ferrara sta consolidando con molte lauree a doppio titolo convenzionate con una delle più importanti istituzioni brasiliane, la Pontificia Università Cattolica del Paranà (Pucpr) di Curitiba, sia in Architettura che in Design del Prodotto, ma anche in Economia e Lingue e Letterature straniere. Questo sarà solo il primo passo per avanzare anche nello sviluppo di programmi e di progetti tra le due Università promuovendo l’ingresso dell’Università di Ferrara nella rete delle università italiane che partecipano al programma «Scienza senza Frontiere», promosso dal governo federale del Brasile. Ecco perché quest’anno al Salone sarà presente un’importante delegazione di pro_rettori e docenti universitari brasiliani che arricchiranno e stimoleranno il confronto. Un confronto che mantiene attivo anche il rapporto con il mercato indiano attraverso la mostra sul Centro storico della Città Blu: Jodhpur nell’India del Nord, che venne dipinta di blu per identificare le case dei Bramini, che non potevano essere toccate da persone di altre caste, ma che sono state invece analizzate e rilevate durante un workshop internazionale istituito dallo stato indiano del Gujarat e organizzato dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e dall’Università Cept, Centre for Environmental Planning and Technologies di Ahmedabad, come prima iniziativa prevista dall’accordo quadro di cooperazione recentemente firmato tra le due Università.

Il progetto, come non è mai avvenuto, è centrale in questo Salone e il confronto progettuale, che si sviluppa fin dalla prima giornata con i vincitori del IV edizione del Premio internazionale Domus Restauro e Conservazione Fassa Bortolo (e la tradizionale mostra contenente tutte le proposte candidate), dimostra come il valore del progetto della memoria non si cristallizzi in un mero atto di pura conservazione ma potenzi il testo storico in un linguaggio anche contemporaneo alla vita e alla qualità dei luoghi.
Non è un progetto facile.
È un progetto che richiede competenze interdisciplinari e sensibilità non comuni, ma è indiscutibilmente il miglior banco di prova per il ruolo dell’architetto, soprattutto nella realtà economica e culturale attuale, nella società italiana e di molte altre parti del mondo. Ecco come il XXI Salone del Restauro di Ferrara mette al centro il progetto (di ricostruzione, di restauro, di recupero, di valorizzazione) del patrimonio culturale, architettonico e urbano offrendo per la prima volta l’opportunità di corsi e giornate di formazione accreditate per la formazione permanente di architetti e tecnici abilitati, che rende merito a tanti sforzi integrati ei tutti gli enti, pubblici e privati, dagli ordini professionali e delle imprese del territorio.

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Last modified: 7 Luglio 2015