A quasi 50 anni dalla Legge Basaglia, Mantovarchitettura riflette con una mostra sul loro portato attuale, culturale e sociale
MANTOVA. I suggestivi spazi della ex Chiesa di San Cristoforo accolgono fino al 31 maggio la mostra “Oltre il muro. La città immaginata dagli ex-manicomi italiani”, che, grazie alla collaborazione avviata da Mantovarchitettura e dal Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano con l’associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, restituisce alla città un luogo di grande valore storico e il suo giardino nascosto, oggi finalmente visitabile.
Il tema centrale dell’esposizione è quello degli spazi di cura, in particolare quelli destinati al trattamento psichiatrico, da tempo un riflesso di atteggiamenti culturali più ampi nei confronti della salute mentale, del potere e del complesso rapporto della società con l’altro. Tra XVIII e XIX secolo si registra infatti la nascita di grandiosi e monumentali edifici manicomiali, costruiti secondo principi di contenimento e ordine: spazi concepiti non solo come luoghi di cura ma di controllo, progettati per separare, isolare e persino “correggere” gli individui ritenuti malati di mente e quindi “diversi”.
Il valore degli ex manicomi
In ogni epoca e in ogni geografia l’innalzamento di un muro si porta dietro la creazione di una separazione forzata tra la vita dentro e il mondo al di fuori di quelle mura: tra una e l’altro ci sono sofferenza, speranza, memorie personali e collettive di chi ha vissuto quei luoghi, ma anche lo stigma, la diffidenza e la paura di chi non vi è mai entrato.
Oggi, a quasi cinquant’anni di distanza dalla Legge 180/1978 (la Legge Basaglia) e la conseguente riforma psichiatrica, siamo chiamati come architetti, storici e studiosi a riflettere sul portato culturale e sociale di questi luoghi, spazi che, prima di cadere in un disuso sistemico che interessa ancora oggi decine di strutture in tutta Italia, hanno rappresentato l’unico orizzonte visivo, spaziale e architettonico di migliaia di internati (si rimanda all’inchiesta di Gerardo Doti, pubblicata a maggio 2018).
Negli archivi italiani che, con difficoltà e cura, conservano oggi memorie fatte di corrispondenze, cartelle cliniche e fotografie in bianco e nero, non è raro incontrare lampi di acute visioni del “fuori”: città utopiche o lucidamente concrete, paesaggi, mondi alieni e drammaticamente attuali, immaginati dagli internati quali possibili evasioni. È in questo solco che si inscrive la ricerca che ha portato ad immaginare l’esposizione “Oltre il muro. La città immaginata dagli ex-manicomi italiani”, che indaga l’atto creativo generatosi all’interno di questi spazi come risultato di un gesto radicale, una risposta al trauma dell’istituzionalizzazione e alle più ampie stigmatizzazioni sociali che circondano la malattia mentale.
NOF4, Giuseppe Righi, Paris Morgiani, ZAP e… Marco Cavallo
Fernando Oreste Nannetti (N.O.F.4), Giuseppe Righi, Paris Morgiani, ZAP sono alcuni degli artisti esposti e che esplorano un “vocabolario del fuori” fatto di intersezioni tra architettura, arte, psichiatria e storia sociale, esaminando il modo in cui lo spazio di reclusione ha dato forma ad un immaginario architettonico e artistico capace di resistere alle dinamiche di potere dell’istituzione totale. L’ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, il San Niccolò di Siena, l’ospedale psichiatrico di Volterra e il San Giovanni di Trieste sono le principali strutture manicomiali in cui le opere esposte sono state concepite: disegni, sculture e graffiti che rispondono ad un profondo atto di resistenza – un’affermazione identitaria contro la disumanizzazione dei luoghi della reclusione psichiatrica.
A chiudere la mostra, un simbolo della lotta alle istituzioni totali, la scultura in legno e cartapesta di Marco Cavallo, il grande cavallo azzurro realizzato nel 1973 nel laboratorio P del manicomio di Trieste da operatori, internati e artisti che il 25 febbraio 1973 viene portato trionfalmente al di fuori della cittadella manicomiale, abbattendo simbolicamente il confine di separazione tra manicomio e città, andando “oltre” il muro di indifferenza che per secoli aveva tenuto separati la vita al di fuori e il mondo “dentro” l’istituzione manicomiale.
Dopo l’estate, un convegno internazionale e un tavolo di lavoro
Se la mostra chiude i battenti il 31 maggio, il lavoro avviato dai ricercatori del Politecnico di Milano è solo all’inizio. Alla mostra seguiranno, tra ottobre e novembre, un convegno internazionale volto a riflettere sul tema degli spazi dell’esclusione nel corso del Novecento e un tavolo di lavoro che vedrà coinvolte università, istituzioni ospedaliere e sanitarie impegnate a più livelli nella gestione delle strutture ex-manicomiali: un primo passo per richiamare attenzione sui luoghi di memorie straordinarie, che troppo spesso rischiano di andare perdute.
Oltre il muro. La città immaginata dagli ex-manicomi italiani
Mantova, ex-Chiesa di San Cristoforo
14 maggio-31 maggio 2025
a cura di Elisa Boeri, Luca Cardani, Davide Del Curto con Giorgio Bedoni e con Marta Colombi, Renate Karjavcenko, Michela Pilotti
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basaglia , cura , manicomi , mantova , mantovarchitettura , mostre , patrimonio , politecnico di milano
Last modified: 21 Maggio 2025