Al Musée des Arts Décoratifs di Parigi la mostra “L’intime. De la chambre aux réseaux sociaux”, a cura di Fulvio Irace
PARIGI. Intorno a un nucleo di oggetti, libri e documenti appartenenti alle collezioni della costola del Louvre dedicata alle arti decorative, il percorso costruito sul concetto di intimità comprende quadri, fotografie, mobili, oggetti di varia natura, fino all’immaterialità dei post di instagrammer e influencer.
La visione della vita privata, messa a fuoco da storici come Philippe Ariès e Georges Duby (i cinque volumi a loro cura, Histoire de la vie privée, sono apparsi tra il 1985 e il 1987), viene messa a terra in sequenze di artefatti e manufatti che riescono, anche per via della loro intrinseca qualità, a veicolare atmosfere e temi profondamente legati allo spazio, campo di azione di Fulvio Irace, storico dell’architettura e del design, curatore della mostra in collaborazione con la direttrice del museo parigino Christine Macel.
La camera, un microcosmo
La sequenza delle sale accompagna il visitatore che riconosce oggetti familiari, pienamente calati nella vita quotidiana e nella sfera dell’intimità, le loro trasformazioni nel flusso temporale, quadri e immagini provenienti dalle arti “alte” che li inframmezzano e che aiutano a comprendere come, a volte impercettibilmente, a volte in modo eclatante, attrezzi e modi della sfera privata siano transitati o catapultati in quella pubblica, fino all’esibizionismo.
Non solo oggetti e opere d’arte, dunque, ma anche i loro spazi e le loro rappresentazioni in un percorso che, in una serie di affondi verticali senza tempo – il riposo, l’igiene personale, la cura della bellezza, l’amore carnale -, aprono a temi orizzontali che permettono di riflettere sulla stretta contemporaneità. Da manufatti autonomi, con il prepotente ingresso dei designer e delle aziende dell’arredo e delle attrezzature domestiche, a prolungamenti del corpo, secondo l’approccio della connettività e del passaggio tra human centered e trans species, l’intimità che diventa prodotto e vita sociale si presenta in modo multisensoriale.
L’allestimento postumo di Italo Rota e tante domande
L’allestimento gioca in questo senso un ruolo fondamentale. Firmato da Italo Rota, purtroppo mancato nella scorsa primavera, e portato a termine da Alessandro Pedretti, si apre con un grande pannello che definisce il profilo di una serratura (pare che Rota la volesse rivestita in peluche), a invitare i visitatori a “sbirciare” nel salone centrale per poi dirigersi nelle stanze che accolgono i nuclei tematici intorno alla grande halle.
Irresistibile la sfilata di profumi esperibili, affollatissima la black room dei sex toys, perturbante la sala che mette in fila soluzioni per conservare l’intimità in assenza di un riparo e intrigante quella dei diari personali, in un’altalena che proietta le piccole cose e le piccole storie nell’infosfera.
Il salone accoglie poi un cospicuo numero di arredi che sostanziano l’idea di intimità, cocoon, cuccia accogliente: sperimentazione e protesta radical, tocchi nordici, attrezzature multiuso, raramente visibili ma presenti in ogni manuale di storia del design, portano tutti il crisma di modi diversi d’intendere il modo di vivere gli spazi, domestici e non, a partire dalla persona, dai suoi sensi e dalle sue misure. I lit clòs, i moduli di Joe Colombo, Verner Panton e Ico Parisi, il Tatami di Masanori Umeda per Memphis, la poltrona Up di Gaetano Pesce, le semisfere in plastica trasparente Bubble di Eero Aarnio, appese al soffitto come a un albero di Natale, gli incredibili assemblaggi di Superstudio e Archizoom, tra gli altri, hanno in comune, pur con soluzioni formali e materiali diversi, non solo lo scontato effetto wow! e l’indubbio fascino, ma anche un modo di porre domande non scontate. Una poltrona è solo una poltrona? Quali valori veicola? Che posto occupa nel paesaggio domestico e nei nostri vissuti? Qual è il rapporto tra la sua funzione e quella della casa che la accoglie e con la scala più ampia dell’ambiente costruito e immateriale? Come dire, un modo di raccontare le arti decorative e il design finalmente contemporaneo e vicino.
Peccato solo non potersi fare un pisolino.
Immagine copertina: L’intime. De la chambre aux réseaux sociaux, Musée des Arts Décoratifs, Parigi
L’intime. De la chambre aux réseaux sociaux
Musée des Arts Décoratifs, Parigi
Fino al 30 marzo 2025
Curatela: Fulvio Irace con Christine Macel
Allestimento: Italo Rota e Alessandro Pedretti
Grafica: Lacasta Design
Catalogo: Gallimard – Musée des Arts Décoratifs
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allestimenti , interni , mostre , parigi , storia dell'arredamento
Last modified: 18 Novembre 2024