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Andrea IacomoniWritten by: Patrimonio Progetti

Pisa, la Pompei in versione marittima

Pisa, la Pompei in versione marittima

Visita al nuovo Museo delle navi antiche nei restaurati Arsenali Medicei di Pisa

 

PISA. Inaugurato il 16 giugno dal ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, il più grande museo d’imbarcazioni antiche al mondo, mostra reperti (oltre alle navi anche cordami, cesterie, attrezzi da pesca, utensili, anfore e vasi) che rappresentano un mosaico di mille anni di commerci, navigazioni, naufragi.

 

I ritrovamenti e il cantiere-evento

Il materiale archeologico è stato rinvenuto casualmente nel 1998, durante i lavori per la realizzazione della sede del nuovo Sistema di comando e controllo presso la  stazione di Pisa San Rossore, necessaria per gestire il traffico ferroviario sulla linea per Genova. L’eccezionale scoperta è stata definita la “Pompei in versione marittima”, sia per la numerosa presenza d’imbarcazioni (circa 30 tra navi da trasporto e barche fluviali), sia per il perfetto stato di conservazione (merito della completa assenza di ossigeno e della presenza di falde sotterranee).

Data la complessità della condizione stratigrafica, è stato allestito un cantiere-scuola (istituendo il Centro di restauro del legno bagnato, al fine di salvaguardare le imbarcazioni) con scavi aperti al pubblico, primo esempio italiano. Interessanti risultano i tempi d’intervento in quanto, dalla scoperta, sono trascorsi 2-3 anni per la comprensione del contesto e per scegliere il metodo di restauro da applicare al legno, con la sperimentazione di varie tecniche. Gli archeologi hanno optato per l’utilizzo di un prodotto non reversibile (la Kauranina, già usata nel museo di Meinz per le navi di epoca romana), diversamente da altri restauri, come ad esempio per il Vasa a Stoccolma, in cui sono stati usati prodotti reversibili (Peg) che oggi stanno portando alla disgregazione degli elementi in ferro causando problemi anche al legno.

 

La sede museale e il restauro

Ospitato all’interno degli Arsenali Medicei, voluti da Cosimo I e realizzati su disegno di Bernardo Buontalenti. Un edificio composto da otto navate impostate su archi poggianti, che attraverso la corte interna si collega al complesso di San Vito, che diventerà il Centro internazionale del legno bagnato, ospitando laboratori e aule per la formazione di esperti nel settore.

Attivi dal 1540, gli Arsenali hanno subito varie modifiche, legate alle diverse funzioni succedutesi nel tempo: costruzione e manutenzione delle galee dei Cavalieri di Santo Stefano (corpo cavalleresco a difesa dai saraceni); alloggi militari; stalle. In seguito hanno alternato momenti di disuso e attività mediante ordini privati, fino a diventare, per i Lorena, la sede di una scuderia reale. In ultimo, fino alla metà del secolo scorso, hanno ospitato il centro di riproduzione ippica dell’Esercito italiano.

Il restauro del complesso, iniziato a partire dal 2010 dalla Soprintendenza, è stato subito pensato per accogliere il museo, permettendo di combinare le esigenze museali a quelle di conservazione, evitando così l’errore di recuperare un contenitore senza avere idea del contenuto. Il recupero, oltre a comportare una complessa analisi filologica, ha tenuto conto delle manomissioni subite durante la sua intensa storia (in particolare nel grande corridoio centrale), e portando alla luce l’ultima fase della fabbrica, relativa ai primi decenni del Novecento. Le pareti interne in mattoni sono interamente imbiancate a calce, come erano in origine gli Arsenali; scelta che ha condizionato l’allestimento nelle sue valutazioni cromatiche e illuminotecniche: difatti l’ambiente si presenta con una ridotta illuminazione e l’uso di accentuati cromatismi. Gli arredi, non fissi, consentono una modificabilità e riciclabilità nel tempo, per poter variare l’allestimento.

 

L’allestimento della mostra

Fin dall’inizio l’edificio è stato monitorato con sensori per verificare le condizioni e adattare l’ambiente al futuro museo, allestendo nel 2016 una sezione e mezza di prova (aperta al pubblico per più di un anno) al fine di verificare la validità delle scelte, le eventuali criticità, così da adattare al meglio l’allestimento finale, avviato nel 2017. Certamente la volontà di conservare la struttura degli Arsenali ha condizionato le scelte museali. Ciò, soprattutto nelle sale dove la conservazione delle celle dei cavalli ha imposto una narrazione in microcapitoli, quasi a piccoli passi; mentre nei vasti ambienti segnati dalle arcate, lo spazio è risultato ideale per allestire le grandi navi restaurate. I 4.700 mq di spazi espositivi si sviluppano come un “volume” in 8 capitoli con 47 paragrafi. Un linguaggio che non punta a stupire, ma utilizza un sistema di comunicazione plurilivello che non eccede nel multimediale e ricontestualizza la narrazione con accuratezza storica e scientifica. L’allestimento ha scelto di superare il feticismo del reperto, utilizzandolo anche come forma di arredo, eliminando il più possibile le barriere tra utente e oggetto.

Il percorso inizia dalla storia della città di Pisa tra archeologia e leggenda, fino alla fase etrusca prima e romana poi, conclusasi con l’arrivo dei Longobardi. Prosegue con un focus sul rapporto della città con l’acqua, dalle catastrofiche alluvioni all’organizzazione del territorio tra canali e centuriazioni, fino a toccare il porto di Pisa e tutta l’intensa attività produttiva cittadina. Dalla ricostruzione dei cantieri si passa, poi, all’esposizione integrale delle navi, che occupa due campate degli arsenali, per proseguire con le sezioni che raccontano le tecniche di navigazione con un piccolo planetario, per conoscere come gli antichi si orientavano con le stelle, mentre un tabellone elettronico degli arrivi e delle partenze racconta le principali rotte dei porti del Mediterraneo. Il percorso espositivo si conclude con un excursus sulla dura vita di bordo, sia per i marinai che per i viaggiatori, dall’abbigliamento ai bagagli, fino alle abitudini alimentari, ai culti e alle superstizioni.

 

La carta d’identità del progetto

Coordinamento: Andrea Camilli (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno)
Restauro dell’Arsenale: Mario Ferretti, Marta Ciafaloni (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno)
Progetto museale: Andrea Camilli, Elisabetta Setari (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno)
Direzione lavori: Stefano Aiello (Segretariato regionale Toscana Mibact)
Allestimento: Maurizio Di Puolo, Anna Ranghi (Studio Metaimago)
Scavo archeologico e restauro navi: Domenico Barreca, Laura Franci (Cooperativa Archeologia)
Cronologia: primi scavi 1998, inizio restauro Arsenale 2010, inizio allestimento 2017, inaugurazione 2019
Costo: 16 milioni
Superficie: 4.700 mq

 

Autore

  • Andrea Iacomoni

    Architetto, dottore di ricerca in Progettazione urbana e territoriale (con specializzazioni al Berlage Institute di Rotterdam, all’Università Federico II di Napoli e alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa) e ricercatore della Fondazione Michelucci. E' stato docente di Progettazione presso le Università di Firenze, Genova, Pisa e Roma La Sapienza, ed attualmente è ricercatore in Urbanistica presso La Sapienza Università di Roma. Parallelamente alla didattica svolge attività professionale e di ricerca con lo studio Giraldi Iacomoni Architetti, ricevendo vari riconoscimenti (Premi Gubbio, IQU, De Masi, Bastelli) ed è consulente di varie amministrazioni e membro di Commissioni edilizie e per il paesaggio. Suoi progetti sono stati pubblicati in libri e riviste («Domus», «Opere», «Paesaggio Urbano», «Urbanistica», «Urbanistica Dossier») ed esposti in mostre, tra cui la Triennale di Milano e la Biennale di Pisa. Collabora con riviste di settore tra cui «Arknews», «Ananke» e ha diretto «Architetture città e territorio» e «Macramè». È autore di numerosi testi e libri, tra cui: «Tracce storiche e progetto contemporaneo» (2009), «Architetture per anziani» (2009), «Lo spazio dei rapporti» (2011), «Questioni sul recupero della città storica» (2014), «Topografie dello spazio comune» (2015).

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Last modified: 4 Luglio 2019