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Written by: Professione e Formazione

Pierluigi Nicolin (1941-2025)

Pierluigi Nicolin (1941-2025)
Ricordo di un architetto-intellettuale indisciplinato. Tra i 40 anni di direzione di “Lotus” e le mostre in Triennale  

 

Pierluigi Nicolin è stato lungo tutta la sua vita figura di riferimento centrale nel dibattito sull’architettura. E lo è stato in quanto allo stesso tempo progettista, teorico, critico, curatore di mostre e professore universitario. 

 

Oltre le convenzioni

Un architetto-intellettuale che ha ostinatamente praticato una straordinaria forma di indisciplina, nel senso che il matematico Richard Feynman ha assegnato a questo termine: l’esercizio di una critica radicale spinta spesso fino all’invettiva, non solo rivolta verso il presente, ma efficace nell’aprire prospettive inattese verso il futuro e nell’illuminare alcuni momenti del passato (dell’architettura ma non solo). 

Questa postura ha generato percorsi di riflessione davvero innovativi, oltre i convenzionali recinti disciplinari e le compartimentazioni tra posizioni culturali contrapposte nella professione, nell’insegnamento e nel dibattito. 

L’indisciplina ha segnato il suo modo di inserirsi in alcuni momenti nei quali l’architettura è stata chiamata a ri-negoziare il proprio posizionamento all’interno del dibattito pubblico, fino alla disponibilità a mettersi in gioco, intorno al 2010, come presidente della Commissione per il paesaggio di Milano nel momento di avvio di alcuni grandi progetti. 

Sono da ricordare due pubblicazioni alle quali corrispondono altrettante azioni e discese in campo. Dopo il terremoto è il “Quaderno di Lotus” nel quale (a dodici anni dal terremoto del 1968 che ha colpito la Sicilia orientale) si discute intorno ai compiti dell’architettura di fronte alle catastrofi. Un’azione, questa, che matura negli anni dell’insegnamento a Palermo, tra il 1972 e il 1980. Notizie sullo stato dell’architettura in Italia riflette nel 1994 intorno alle condizioni per l’architettura determinatesi nel momento di profonda crisi strutturale generato da Tangentopoli mostrando una grande forza e autonomia di giudizio in confronto con le reticenze del settore dell’architettura nell’affrontare il problema. 

 

Mostre che segnano il tempo

Proprio la grande libertà nel posizionarsi all’interno del dibattito e delle pratiche ha consentito a Pierluigi Nicolin di costruire geografie sempre nuove, reti di relazioni umane e culturali ricchissime, entro le quali si sono generati o si sono innestati momenti di transizione e di svolta della riflessione sull’architettura.

Un altro luogo indisciplinato si colloca a lato della Triennale di Milano, con incursioni all’interno dell’istituzione Triennale che si compiono in curatele di mostre di grande rilevanza e nella partecipazione ad alcune riforme della struttura organizzativa, quali la formazione della Galleria del Disegno. Tra le altre, la XVII esposizione internazionale dedicata alle Città del mondo e il futuro delle metropoli, la prima dopo quasi 20 anni di assenza di esposizioni internazionali, e il “Quaderno di “Lotus” Atlante Metropolitano, con saggi di architetti, urbanisti, sociologi, economisti di altissimo profilo e un atlante di fotografie di Luigi Ghirri. 

O, ancora, la mostra Architecture as Art. Mostrare l’architettura, nell’ambito della XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano 21st Century. Design After Design, nella quale lo spazio (oggetto d’elezione dell’architettura) viene ridefinito come un campo, un luogo aperto a ogni tipo di relazione, che può essere modificato per produrre nuove forme, forme mutate che coesistono con entità antiche, a volte antichissime, resistenti.

 

Verso nuovi immaginari

Ma il luogo indisciplinato per eccellenza è senza dubbio la rivista “Lotus International”, già citata, diretta da Nicolin all’incirca per 40 anni, dove sono stati proposti temi, opere e progetti, riflessioni sull’architettura entro un sistema di riferimenti internazionali di grande complessità e ricchezza, segnando momenti centrali di svolta per la nostra riflessione, aperture verso nuovi temi, confronti con saperi differenti. 

Una ricchezza e vivacità strettamente connesse con la sua capacità nel coinvolgere interlocutori e collaboratori sempre nuovi. Tra i tanti episodi, merita di essere ricordata la discussione sul progetto urbano innescata dall’IBA di Berlino, alla quale Nicolin (con Marco De Michelis, Werner Oechslin e altri) dedica la grande esposizione del 1987 alla Triennale di Milano. 

Una mostra da leggersi in tensione dialettica con lo spazio dedicato a posizioni “altre”, pubblicate negli anni ottanta su diversi numeri di “Lotus”. La riflessione su ciò che Umberto Eco aveva definito il nesso tra l’universo delle cose da comunicare e l’universo delle cose da modificare (che per Nicolin era la relazione tra le forme fisiche della città e l’immaginario collettivo) segna negli anni novanta l’avvio di una ricerca ricca di conseguenze sul rapporto tra architettura e fotografia condivisa con alcuni fotografi, tra gli altri Luigi Ghirri, Giovanni Chiaramonte, Gabriele Basilico, Paolo Rosselli e Olivo Barbieri.

Con il nuovo millennio, in particolare con i 9 numeri di “Lotus Navigator”, Nicolin afferma la centralità della riflessione e delle pratiche di progettazione del paesaggio per comprendere e intervenire nei processi di trasformazione urbana più recenti, contribuendo ad orientare la cultura italiana verso nuove idee di natura e strumenti concettuali e operativi per la progettazione non convenzionali.

Immagine di copertina: immagine diffusa in occasione del Premio alla carriera assegnato a Pierluigi Nicolin la scorsa primavera nella 5° edizione del Premio italiano di Architettura (organizzato da MAXXI e da Triennale Milano)

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Last modified: 2 Aprile 2025