Il direttore della rivista per il 2019 si presenta in una scuola media, coinvolge i ragazzi e profetizza l’«urbanesimo sexy»
MILANO. All’interno di un’insolita location, la scuola media statale Carmelita Manara, è stato annunciato il 26 novembre il secondo protagonista del progetto editoriale “10x10x10” di «Domus». L’architetto olandese Winy Maas succede a Michele de Lucchi e sarà il quarto direttore straniero della storica rivista di architettura, design e arte fondata nel 1928 da Gio Ponti.
Cofondatore del noto studio MVRDV (che, con sede a Rotterdam e a Shanghai, proprio quest’anno festeggia il quarto di secolo), Maas (1959) è una firma di fama mondiale, attivo in tutto il mondo e celebre per progetti come il Padiglione olandese all’Expo 2000 di Hannover, la pianificazione dell’area metropolitana Pari(s) plus petit, il market hall di Rotterdam, le Cristal Houses di Amsterdam e Seoullo7017, un parco urbano a Seul. È urbanista e docente all’Università di Delft dove ha fondato e dirige l’istituto di ricerca The Why Factory (con il quale ha pubblicato una serie di progetti di ricerca sul futuro della città) e visiting professor in vari atenei del mondo tra i quali il MIT, l’ETH di Zurigo e, dall’anno prossimo, la Columbia University di New York.
La scelta è ricaduta su Maas perché in quasi tre decenni di attività svolta in Europa, Asia e America, ha messo a punto una visione assai originale dell’architettura e soprattutto dell’urbanistica. Infatti il tema centrale della “Domus” 2019 sarà la città del futuro. Il progetto editoriale è concepito come un libro che racconterà una storia: i dieci numeri andranno infatti a formare un unico volume di oltre mille pagine destinato a diventare uno strumento di valutazione e ricerca oltre che un mezzo d’illustrazione degli eventi e celebrazione del tempo attuale. Si parlerà di scenari futuri con una narrazione che vedrà la compartecipazione di diverse figure, dagli esperti del settore ai bambini, veri attori della città di domani. Maas immagina una città che nasce dal dialogo e dalla contaminazione di tutte le discipline, dando voce a tutti coloro che la progettano, realizzano e vivono. Un giornalismo di ricerca, adottando però anche un occhio critico perché molto del costruito attuale andrebbe rivisto, in quanto l’architettura riveste un ruolo nodale nella società contemporanea e rappresenta una grande opportunità.
Quella di Maas è dunque una visione positiva, una sfida al cambiamento e uno stimolo alla responsabilità intellettuale e collettiva perché, come egli afferma, «Il nostro pianeta è soggetto a drammatici mutamenti climatici che richiedono a tutti noi, politici, progettisti e cittadini, di accelerare l’azione per salvarlo». E a proposito dei più giovani, Maas ha voluto coinvolgerli durante il suo primo incontro/presentazione da neo-direttore realizzando un workshop sul tema della città e dell’architettura. Protagonisti, infatti, una trentina di allievi della scuola secondaria Manara, i quali hanno progettato, attraverso un grande plastico realizzato con cartoncini colorati e mattoncini Lego, sotto la sua supervisione, la loro città del futuro.
Non ci resta che attendere il primo numero previsto per gennaio per leggere di quello che Maas definisce «2019, l’anno dell’urbanesimo sexy».
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Milano , olanda , riviste
Last modified: 28 Novembre 2018