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Riccardo LeviWritten by: Progetti

Ri_visitati. PalaFuksas a Torino, rinascita dopo il flop?

Seppur di recente costruzione, il Centro Palatino non ha mai incontrato i favori di esercenti e pubblico, avulso dalle trasformazioni dell’area del mercato di Porta Palazzo. Ora si attende la svolta nel segno di cibo e cultura, come già avvenuto per i mercati di Firenze e Roma

 

Il passato

Un enorme scatolone vuoto nel bel mezzo del mercato più popolato di Torino. Un’architettura dallo stile avveniristico che stride coi palazzi juvarriani della piazza ottagonale in cui è stata inserita. È più o meno questa l’idea che i torinesi si sono fatti negli anni del Centro Palatino, l’edificio disegnato dallo studio Fuksas a fine anni ’90 in sostituzione della vecchia struttura d’amianto che ospitava il mercato dell’abbigliamento. Il cosiddetto PalaFuksas, uno dei quattro mercati coperti tuttora esistenti in piazza della Repubblica, insieme all’ittico, all’alimentare e alla “Tettoia dell’orologio”, si sarebbe dovuto inserire nel contesto urbano e sociale della zona, accompagnando la gentrificazione del vicino centro storico, e rappresentare un landmark internazionale in grado di aprirsi al coacervo di tradizioni, usi e costumi che da sempre animano Porta Palazzo.

Un intervento che però non è stato affrontato in modo adeguato già dalla nascita e non si è evoluto come si sperava, considerando che l’inaugurazione del Centro Palatino è infatti avvenuta soltanto nel 2011, ben 13 anni dopo l’inizio dei lavori. Un ritardo che sottolinea l’impopolarità del progetto firmato dall’archistar romana, con destinazioni d’uso, reali o ipotetiche, ripetutamente modificate. Dei 34 negozi concepiti, solo 22 sono stati inaugurati e molti commercianti hanno chiesto il recesso, non riuscendo a far fronte alle spese di gestione.

Tanti i problemi anche di natura architettonica, dai vetri opachi del doppio strato perimetrale che rendono impossibile la vista delle attività commerciali dall’esterno, al volume massiccio, esteso sull’angolo dell’ottagono di piazza della Repubblica che costituisce una quinta perfetta per nascondere episodi di spaccio e delinquenza. Il Centro Palatino ha ricevuto negli anni anche molte critiche di carattere politico, fino alla polemica che lo stesso Fuksas ha favorito, non presentandosi all’inaugurazione, chiedendo di non utilizzare il nome “PalaFuksas”.

 

Il presente

La struttura è imponente: quasi 7.000 mq spalmati su cinque piani, due sotterranei, con spazi per i commercianti distribuiti attorno alle due ghiacciaie ipogee preesistenti. Ma la funzione e l’estetica, le due caratteristiche cardine che sanciscono la qualità architettonica di ogni progetto, non hanno trovato una logica nello spazio circostante in cui il Centro Palatino è inserito: un’area che negli anni è cresciuta e si è aperta alla multiculturalità del quartiere. Si pensi alle tante operazioni di social housing dedicate alle persone in difficoltà, come la residenza temporanea voluta dalla Compagnia di San Paolo, progettata dallo studio toscano Fagnoni & Associati Architetti che ha previsto il restauro della manica grande prospiciente la piazza del mercato e la ricostruzione della manica di tre piani che guarda verso via Priocca e piazza don Albera. O le residenze del progetto “Quadrato”, con la nuova sede di un centro di medicina per lo sport, nate dal recupero dell’ex convento agostiniano lungo via delle Orfane e via Santa Chiara, firmato dal Gruppo Building.

Il Centro Palatino per anni non è stato capito. E non lo è ancora adesso, seppur l’idea di trasformarlo in un laboratorio gastronomico aperto alla città, potrà suscitare una certa curiosità nel capire cosa accada all’interno della struttura. Ciò che è mancato, oltre alle accortezze progettuali, è senza dubbio una strategia lungimirante della città che tenesse conto dell’evoluzione sociale. L’intento dell’attuale amministrazione e degli investitori però sembra piuttosto chiara. E cioè espandere la gentrificazione che ha interessato il quadrilatero romano anche in piazza della Repubblica, trasformando Porta Palazzo in un grande bazar commerciale e turistico.

 

Il futuro

Nei prossimi due anni, infatti, piazza della Repubblica cambierà radicalmente volto, se si considerano gli attuali interventi in atto non solo al Centro Palatino ma anche nell’ex caserma dei Vigili del fuoco e nel mercato ittico. La trasformazione del PalaFuksas è stata affidata a Mercato Centrale, la società che dovrebbe far rinascere lo “scatolone vetrato”, come fatto – con ottimi riscontri – coi mercati di Firenze San Lorenzo e Roma Termini. Il nuovo Centro Palatino, che dovrebbe aprire le porte ai cittadini a marzo 2019, prevede spazi aperti luminosi e “green”. Attualmente sono state effettuate le demolizioni necessarie a ospitare botteghe del gusto, laboratori gastronomici e una grande sala per eventi. La vendita al dettaglio di articoli di vestiario è stata spostata al piano superiore e per tutta la durata dei lavori l’edificio è accessibile ai cittadini. Il progetto, finanziato interamente da Mercato centrale con 6,5 milioni, si affianca alle trasformazioni che interesseranno la piazza in futuro.

Da settembre prossimo l’ex caserma dei Vigili del fuoco in corso Regina Margherita ospiterà “Combo”, un nuovo ostello della gioventù progettato dall’architetto norvegese Ole Sondresen e finanziato da Michele Denegri. Nei 5.500 mq di superficie ci saranno 250 posti letto, aree multifunzionali artistiche con servizio di ristorazione e un bar aperto 24 ore. Bisognerà aspettare circa due anni invece per la riqualificazione del mercato del pesce, ad opera del Consorzio mercato ittico di Porta Palazzo, formato da Coming alimentare srl e la Cortese Santo Nicola. L’intervento, che partirà a febbraio 2019, prevede l’allestimento di una “boutique del pesce” al piano terra con punti vendita ristrutturati, un bar, uno stand per la degustazione “street food” delle specialità ittiche e un ristorante di lusso. A completamento del mercato è prevista anche la riqualificazione dei bastioni sotto il parco archeologico, dove gli ambulanti potranno nuovamente parcheggiare i loro carretti. «Sarà un intervento che porterà benefici alla città e renderà Porta Palazzo una delle più grandi attrazioni turistiche di Torino», ha sottolineato l’assessore comunale al commercio Alberto Sacco, durante la conferenza di presentazione.

Ma come sarà il futuro Centro Palatino? «L’intento è quello di trasformarlo in una piccola città del gusto su modello di quanto fatto a Firenze e Roma, con l’obiettivo di attrarre un milione di visitatori annui», spiega Alberto Montano, presidente e fondatore (insieme al gruppo Human Company guidato da Claudio Cardini) della società Mercato Centrale Firenze srl che si è aggiudicata il bando.

Le attività del PalaFuksas saranno suddivise su una superficie di 4.500 mq, distribuite su tre livelli con aree tematiche destinate al food, alla didattica e alla cultura. I locali al piano terra ospiteranno le botteghe di 28 “artigiani del gusto” che si riforniranno direttamente dai contadini del mercato per offrire prodotti a km 0 a prezzi contenuti. Al piano ammezzato troveranno spazio una scuola di cucina, laboratori gastronomici e un lounge bar accessibile direttamente da piazza della Repubblica. Il piano superiore accoglierà invece una grande sala conferenze da circa 800 posti a sedere e sul terrazzo prospiciente spunterà una foresta di alberi visibile dalla piazza. «Il nostro progetto – sottolinea Montano – è volto a riqualificare tutta la zona circostante, e per farlo è necessario coniugare le attività del cibo a quelle della cultura». Particolare attenzione è stata posta alle ex ghiacciaie ipogee «che saranno accessibili e coperte con un pavimento in vetro strutturale», spiega l’architetto incaricato della riqualificazione, Alessandro Betta, che ha già previsto una scala di collegamento in ferro e vetro col piano terra, pavimenti in parquet, illuminazione e musica d’ambiente.

Sulla carta tutto sembra funzionare anche per Porta Palazzo. Bisognerà però attendere il mese di marzo per capire se quest’operazione commerciale non snaturi l’originalità e la multiculturalità che da sempre contraddistingue il mercato più grande della città e il quartiere Borgo Dora.

Autore

  • Riccardo Levi

    Nato nel 1985 a Torino, dove dopo la maturità classica si laurea in Architettura al Politecnico. Da sempre alterna la passione per l’architettura a quella per la scrittura e il giornalismo. Durante l’università collabora con quotidiani occupandosi di cronaca, arte e cultura e comincia a scrivere il suo primo romanzo. Dopo la laurea, lavora nel Taller de Arquitectura Ricardo Bofill a Barcellona. A Torino collabora con vari studi di architettura affrontando il tema della riqualificazione industriale e della pianificazione urbana. In parallelo, frequenta corsi di scrittura creativa presso la Scuola Holden e presenta il suo romanzo al Premio Calvino. Attualmente, oltre al lavoro di architetto, collabora con "Il Giornale dell’Architettura" e tiene il laboratorio di scrittura creativa “L’Architettura di una storia”, focalizzato sulle relazioni intercorrenti tra scrittura e progettazione architettonica.

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Last modified: 27 Novembre 2018