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Gianluca BertoliniWritten by: Progetti

Dallara Academy, insegnare l’eccellenza

Dallara Academy, insegnare l’eccellenza
Visita al nuovo edificio voluto dall’ingegnere Giampaolo Dallara; un contenitore espositivo, un polo didattico e uno spazio multidisciplinare progettato da Atelier(s) Alfonso Femia

«L’errore è solo errore, quando non se ne capisce la causa; se analizzato e compreso diventa conoscenza»

Ing. Giampaolo Dallara

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VARANO DE’ MELEGARI (PARMA). Inserita tra il dolce profilo dell’Appennino parmense, vicino al sinuoso letto del Ceno, in un paesaggio che invita al vivere lento, come un piacevole ossimoro si trova la nuova sede della Dallara Academy che fa della velocità la sua ragion d’essere.

Dallara Academy è il concretizzarsi di un’idea molto ambiziosa portata avanti e fortemente voluta dallo stesso ingegnere Giampaolo Dallara, tanto da finanziare personalmente per intero l’opera. La scelta di erigere l’edificio a Varano de’ Melegari non è un aspetto di secondo conto, anzi diventa forse la sintesi migliore del concetto di appartenenza tanto forte in Dallara; durante la presentazione ha più volte elogiato l’importanza della passione delle persone con cui collabora quotidianamente e ha sottolineato come l’età media dei suoi progettisti sia molto bassa, 34 anni.

«Non ho mai avuto paura di copiare, guardare, osservare, per poi migliorare… é giunto il momento di restituire qualcosa»

In risposta a questo desiderio la Dallara Academy entra attivamente a fare parte del MUNER, un programma formativo di eccellenza che vede collaborare gli atenei della regione con i brand automotive più importanti della motor valley, mettendo a disposizione aule, laboratori e 45 anni di esperienza in pista. Le macchine ed i progetti esposti nella Dallara Academy non vogliono essere simulacri un percorso concluso, ma un elogio alla prospettiva futura.

Atelier(s) Alfonso Femia vince il bando di affidamento per la progettazione dell’edificio descrivendolo come «un complesso che pone attenzione alla topografia del luogo, al suo inserimento nel paesaggio, alla sua doppia percezione (dall’esterno e dall’interno), e che ha la volontà di essere un luogo di ricerca, di progetto, di incontro, di eccellenza… un edificio veloce e lento, silenzioso e sonoro, tecnologico e poetico».

Planimetricamente si nota come figure geometriche semplici, interagendo e intersecandosi, creano talvolta punti di connessione, e talvolta generino spazi aperti, collettivi e aggregativi; per questo gli spazi aperti e gli spazi chiusi assumono la medesima valenza ed importanza compositiva e funzionale.

I laboratori e l’auditorium sono contenuti in un trapezio che diventa l’arrivo di un percorso semicircolare inclinato che coincide con lo spazio espositivo e che collega la hall con le aree didattiche; tra il trapezio e il semicerchio si genera una piazza al cui interno sono collocati due grandi coni destinati alle aule di cui, quello centrale, coincide con l’atrio di ingresso al piano terra.

L’aspetto compatto della composizione volumetrica lascia spazio a fessure che librano viste prospettiche di taglio verso l’interno; l’edificio non vuole rivelarsi in modo immediato, vuole essere letto mentre lo si percorre, scoprendo continue interferenze tra l’interno e l’esterno.

I materiali trasmettono un forte senso di concretezza, di materia, di tessiture, di segni, in antitesi con l’aspettativa di un contesto così fortemente caratterizzato dall’“immagine meccanica”. Si nota altresì una forte volontà di separare nettamente la zona “a monte” opaca, rivestita da un materiale naturale, che ricorda la pietra, evidente omaggio a elementi tipici delle colline limitrofe; e una zona “a valle” che si caratterizza per essere il suo opposto, molto luminosa, con una particolare finitura ottone che ricopre i diversi materiali con la presenza di un forte segno trasparente in vetro. Infine, i grandi coni, contenitori di cultura, fanno di tutto per mostrarsi con un rivestimento ceramico che permette al materiale di riflettersi in molteplici cromie.

Un edificio che vuole essere ed al contempo apparire, la concretizzazione di una grande idea che, rispetto al territorio, al contempo attinge e restituisce.

Chi è Gianpaolo Dallara?

Nato a Varano de’ Melegari, in provincia di Parma, il 16 novembre 1936. Dopo aver conseguito la maturità scientifica nel 1954, a Parma, si laurea in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano nel 1959. Nello stesso anno inizia la sua prima esperienza lavorativa in Ferrari, in qualità di assistente dell’ingegnere Carlo Chiti, all’epoca direttore tecnico del Reparto corse di Maranello. Dopo due anni di esperienze con le monoposto di Formula 1 e con le vetture da corsa a ruote coperte (sport prototipo e gran turismo) del cavallino rampante, passa alla Maserati, dove resta per due anni, lavorando a fianco dell’ingegnere Giulio Alfieri, responsabile tecnico del reparto corse del Tridente. Nel 1963 si trasferisce in Lamborghini, dove resta fino al 1969, dirigendo l’equipe di tecnici che nel 1966 fa nascere la più bella Gran turismo del Toro, la Miura. Si occupa anche della progettazione e sviluppo della 350 GT e dell’Espada. Nel 1969 passa alla De Tomaso, rimanendovi fino al 1972. Nel 1972 diventa imprenditore, fondando la “Dallara automobili da competizione”.

Carta d’identità del progetto

Committente: Varanobox srl

Progetto: Atelier(s) Alfonso Femia / AF517*

Architetto: Alfonso Femia

Coordinamento: Simonetta Cenci

Ingegneria strutturale: Redesco Progetti Srl

Ingegneria impiantistica: FOR Engigneering Architecture

Allestimento museografico: Atelier(s) Alfonso Femia con Invisible Lab (Silvia Perego)

Gestione sicurezza: Ecogeo Srl

Impresa: Mario Neri Spa

Responsabile di progetto: Marco Corazza

Gruppo di progettazione: Lorenza Barabino, Alessandro Bellus, Luca Bonsignorio, Angela Cavallari, Simonetta Cenci, Marco Corazza, Alfonso Femia, Chiara Frumento, Andrea Lucchi, Sara Massa, Enrico Martino, Vera Messana, Michela Scala, Ilaria Sisto, Vincenzo Tripodi

Collaborati: Stefano Cioncoloni, Gaia D’Abrosca, Elena Molfino, Tania Poggi

Direzione lavori: Alfonso Femia

Assistenza direzione lavori: Marco Corazza, Corrado Vaschetti  (FOR)

Project manager per Dallara: Ing. Alberto Lunardini

Sup. totale: 5542.12mq

Sup. coperta: 1953.2mq

Concorso: 2015

Inizio lavori: 2017

Fine lavori: 2018

Costo: 7.8 ml euro

Autore

  • Gianluca Bertolini

    Dopo una formazione artistica, conseguita all'accademia di belle arti di Parma, si laurea in architettura a pieni voti nell'ateneo Ducale dove porta come tesi il recupero di un'antica centrale idroelettrica, poi pubblicata. Cultore del disegno a mano libera, fa di questa tecnica la matrice di ogni suo progetto e continua la ricerca di rappresentazione utilizzando strumentazione digitale e la realizzazione di plastici architettonici; per questo trascorre periodi di specializzazione a Roma. Collabora con vari studi a Parma e a Reggio Emilia e nel 2015 decide di fondare il proprio Studio indipendente che si divide in progettazione architettonica a varia scala e progetti di branding.

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Last modified: 26 Settembre 2018