Report dalle fiere del design d’inizio 2020 in Europa. Tranne Stoccolma, per vari motivi tutte hanno conosciuto tempi migliori
Nel suo La peste nella storia, William H. MacNeill legge la storia del mondo attraverso le dinamiche innestate dalla “fusione dei bacini di virus”. Al di là dell’interesse nell’approfondire questi temi, gli stessi parevano alla lettura remoti e lontani e sembrava impossibile che tali rovesci potessero influenzare i nostri giorni, tanto meno il mondo del design. Ma poiché il design è parte integrante della nostra società, le prime fiere dell’anno hanno dovuto misurarsi col virus che viene dall’Oriente, e che oramai abbiamo imparato a conoscere in tutte le sue caratteristiche. Iniziamo il nostro viaggio in Europa che, nel giro di un mese fra gennaio e febbraio, ci ha portato a tastare il polso del mondo del design in attesa della primavera, non solo meteorologica. L’inizio dell’anno è stato complicato, non v’è dubbio: occorre non farsi prendere dalla sfiducia e proseguire con qualità e costanza.
imm Cologne (13-19 gennaio)
Come da calendario ha aperto l’anno Colonia, fiera una volta di punta nel settore, oramai da diverso tempo ridimensionata a evento quasi locale. Molto defilate le presenze italiane, la mostra non riesce ad essere propositiva e non incide in maniera significativa sulla città e sul settore. Si spera in tempi migliori, ma certo qui il problema sembra venire ancor prima del virus. All’insegna del Better Living si è voluto indagare, attraverso otto chiavi di lettura offerte al pubblico, il vivere più naturale, più verde, più smart, più efficiente, più confortevole, senza limiti, pieno di colori, distintivo. I visitatori sono stati circa 128.000, dei quali 82.000 del settore con un 50% dall’estero. (fonte Koelnmesse)
Maison&Objet Paris (17-21 gennaio)
Nonostante i fasti di un tempo siano passati, riesce sempre a brillare dello splendore della ville lumière e presenta una manifestazione che, comunque, non manca di dare segni di vitalità. Al grido (RE)GENERATION!, la fiera ha offerto padiglioni ricchi ed interessanti – con un occhio di riguardo per generation X e Y – con rassegne come “Craft”, con percorsi nelle arti e mestieri, e il trasversale “Signature”. Un ricco ciclo di conferenze ha presentato ad esempio un piacevolissimo incontro su Charlotte Perriand con la partecipazione della figlia Pernette, appassionata erede del suo mondo visionario. Interessante anche il fuori Salone, soprattutto dalle parti di Saint-Germain-des-Prés, dove i migliori tessuti hanno arricchito vie, piazze e showroom non senza dimenticare qualche appartamento nascosto nel tessuto antico; due per tutti (con un pizzico di orgoglio italiano) Rubelli e Marta Sala Èditions con Fromental. Visitatori in lieve calo: 81.232 dei quali 36.409 dall’estero. (fonte Maison&Objet; © immagine Anne-Emmanuelle Thion)
Ambiente Frankfurt (7-11 febbraio)
Francoforte ha tentato di ritagliarsi uno spazio parlando italiano, Ambiente, e giocando la carta della sostenibilità, ma ha pagato il prezzo sia al coronavirus che alla tempesta Sabine. Tempi duri per le fiere. Alla fine, in totale circa 108.000 buyer da 160 Paesi, il 62% proveniente dall’estero, hanno visitato gli stand alla ricerca di ispirazione e prodotti per le loro nuove collezioni in una fiera che, al di là della situazione contingente realmente avversa, fatica comunque a trovare una propria identità nel campo del design rimanendo più ancorata alla visione dei beni di consumo. (fonte Ambiente)
Stockholm Furniture Light Fair (4-8 febbraio)
Con ben altre credenziali si presenta al dibattito Stoccolma, forte di una cultura alla quale tutti siamo debitori da decenni, e che con precisione ed eleganza pone il tema della sostenibilità in un mondo, la Scandinavia, sì piccolo ma pregevole, nel quale si costruisce e si recupera con budget ben più alti della media italiana. Dato il design, che viene da lontano e che vede Doshi Levien ospite d’onore, anche la sostenibilità è un tema percorso da decenni in termini di prodotti ecologici e di provenienza della materia prima. Dalla Svezia parte l’esportazione di un modello del quale il mondo ha bisogno. 40.000 i visitatori, di cui il 30% internazionali, che hanno valutato le proposte di 700 aziende, 300 internazionali di cui l’80% proveniente dalla Scandinavia, facendo dell’evento il punto di riferimento per il mondo del design e delle aziende nordiche. (fonte Stockholm Furniture Light Fair; © immagine Jonas Lindstrîm)
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coronavirus , fiere
Last modified: 3 Aprile 2020