Il MAXXI dedica all’inventore della prefabbricazione strutturale e del ferrocemento una nuova rassegna; è l’occasione per ragionare sullo stato di conservazione di alcune opere
ROMA. Aggiungendosi alla serie delle recenti retrospettive dedicate all’ingegnere lombardo dal museo, la mostra “Pier Luigi Nervi. Architetture per lo sport” nasce da un progetto di ricerca svolto dall’Università di Bologna con il MAXXI e altre istituzioni, i cui risultati sono stati esposti già in altre occasioni. In questo caso sono presentati soprattutto materiali relativi alle architetture sportive tratti dall’archivio Nervi custodito presso il MAXXI. Lo sviluppo formale e costruttivo di 22 progetti concepiti dallo Studio Nervi in Italia e all’estero è delineato all’interno di un percorso cronologico attraverso fotografie, disegni originali, documenti d’archivio, anche inediti, e modelli realizzati dall’Università di Bologna. Nel periodo di apertura della mostra sono previsti alcuni incontri destinati ad approfondire il lavoro di Nervi e la sua influenza sulla cultura architettonica italiana e internazionale. Lo scorso 27 aprile, durante una visita commentata dalla stessa curatrice, sono stati anche presentati la guida alla mostra e l’inventario dell’Archivio Nervi. Peccato che l’iniziativa non sia stata inserita nei percorsi formativi dedicati alle realtà professionali destinate ad intervenire sul patrimonio moderno e contemporaneo.
La mostra è l’occasione per riflettere sull’innovativo contributo di Nervi alle sfide costruttive poste dagli impianti sportivi, ma anche per fare il punto sullo stato di conservazione in cui versano alcune sue esemplari realizzazioni. È il caso, ad esempio, delle attrezzature sportive romane costruite in occasione delle Olimpiadi del 1960 ed espressioni del miracolo economico: Palazzo dello sport, stadio Flaminio e Palazzetto dello sport. Proprio nei giorni della presentazione della candidatura di Roma ai Giochi olimpici 2024, alcuni quotidiani hanno segnalato lo stato di degrado e abbandono in cui versa da anni il Flaminio (nella foto di copertina), stimolando il CONI che lo ha gestito fino al 2012 ad impegnarsi per la sua futura riqualificazione. È auspicabile che dalla mostra scaturiscano idee per un vero e proprio recupero di questo impianto, progettato da Nervi insieme al figlio Antonio, utilizzato occasionalmente durante le Olimpiadi del 1960, destinato poi soprattutto al rugby e impropriamente alterato con l’aggiunta di strutture mobili per aumentare la capienza delle tribune.
La conservazione degli altri impianti sportivi romani è stata garantita da un uso per lo più continuo e appropriato, con adeguamenti normativi e trasformazioni solo in qualche caso non del tutto in sintonia con gli originari principi progettuali. Nella ristrutturazione del Palazzo dello sport all’EUR, promossa nel 2004 da All Events, sotto la cupola nervata che sovrasta la cavea è stato inserito uno spettacolare dispositivo fonoassorbente apribile all’occorrenza che migliora l’acustica potenziando la vocazione multifunzionale dell’impianto. Inoltre, pellicole antisolari sono state applicate alla vetrata perimetrale ottimizzando le prestazioni energetiche e proteggendo la struttura interna di cemento armato a vista. Tuttavia, sempre sulla vetrata perimetrale, un’installazione luminosa al neon segnala lo sponsor attenuando la trasparenza dell’involucro.
Come tramandare al futuro le straordinarie opere di Nervi, molte delle quali sono a rischio? Prendendo come esempio proprio il patrimonio nerviano, Ugo Carughi ha proposto per la tutela dell’architettura del Novecento il concetto di “patrimonio seriale” in cui «la qualifica d’eccellenza, solitamente assegnata a un singolo bene, è trasferita a una “serie” definita da aspetti comuni». Ma ben prima che nelle formule giuridiche, la garanzia di protezione del patrimonio architettonico più recente, ancora escluso da percorsi di storicizzazione in grado di cautelarlo, è racchiusa nell’opportunità di conoscerne e comprenderne il valore culturale attraverso iniziative di sensibilizzazione. A tal fine sarebbe plausibile pensare, ad esempio, a “cantieri esemplari” per il recupero delle architetture del Novecento, iniziando proprio da quelle di Nervi note in tutto il mondo, che, oltre a costituire laboratori multidisciplinari di sperimentazione e formazione per specialisti, studenti, professionisti e imprese, siano anche aperti a un pubblico più ampio.
Pier Luigi Nervi. Architetture per lo sport
Mostra a cura di Micaela Antonucci con Annalisa Trentin e Tommaso Trombetta
MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma
Fino al 2 ottobre 2016
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mostre , pier luigi nervi , restauro
Last modified: 13 Maggio 2016