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Arianna PanarellaWritten by: Progetti

Vitra Campus, Balkrishna Doshi celebra il silenzio

Vitra Campus, Balkrishna Doshi celebra il silenzio
A due anni dalla morte dell’architetto indiano viene inaugurato l’ultimo padiglione della serie. Apre una nuova fase, più riflessiva e meno chiassosa

 

WEIL AM RHEIN (Germania). Di fronte all’abbondanza di architetture iconiche già presenti nel Vitra Campus — da Frank Gehry a Zaha Hadid, da Herzog & de Meuron a Tadao Ando — è stato inaugurato al pubblico a fine ottobre 2025 il Doshi Retreat che si distingue come un intervento delicato, quasi invisibile, eppure densissimo di significati. È l’ultimo progetto a cui l’architetto indiano Balkrishna Doshi collaborò prima della sua morte e il primo edificato fuori dall’India.

La genesi del padiglione affonda le radici nel dialogo tra Rolf Fehlbaum, ex presidente di Vitra, e Doshi. Dopo un viaggio in India, Fehlbaum mostrò all’architetto la fotografia di un piccolo santuario nel tempio del Sole di Modhera: da quell’immagine nacque l’idea di un luogo contemplativo destinato al Campus. Doshi, insieme alla nipote Khushnu Panthaki Hoof e al marito Sönke Hoof, trasformò quell’intuizione in architettura.

Il padiglione si dispiega come una progressione organica, tra sporgenze e imbocchi che invitano a un cammino iniziatico, dove il confine tra dentro e fuori si fa incerto. Nel procedere, i visitatori s’immergono sotto il livello del suolo, camminano accanto a muri in acciaio che riverberano suoni delicati — gong, flauto in ceramica — diffusi da un sofisticato impianto audio integrato in nicchie concave del pavimento. Il suono non è decorazione, ma materia architettonica: vibra, avvolge, attraversa il corpo, dissolvendo le barriere tra osservatore e spazio. Al termine del percorso, si giunge alla sala di contemplazione: una camera circolare aperta verso il cielo, con un piccolo bacino per l’acqua piovana, panche semicircolari in pietra e, al centro, un gong. 

Sul soffitto, un mandala in ottone martellato a mano, proveniente dall’India, rifrange la luce in geometrie cangianti, trasformando l’ambiente in un luogo di silenzio e riflessione. Una delle scelte più significative è quella dell’acciaio XCarb®, donato da ArcelorMittal, materiale a basse emissioni di carbonio, prodotto con rottami riciclati e energia rinnovabile. L’acciaio, inizialmente lucente, sviluppa nel tempo una patina naturale, frutto di una corrosione controllata che lo fa vivere come un organismo in dialogo con l’ambiente. 

La geometria serpentina, la stratificazione dei suoni e la misura meditata dei vuoti diventano così dispositivi per risvegliare una dimensione interiore. “È il suono che riecheggia nel corpo del visitatore a cancellare il confine tra sé e la struttura”, spiega Khushnu Panthaki Hoof. In questo senso, il padiglione non si pone come un’architettura spettacolare né come un oggetto da classificare: è piuttosto un invito alla sospensione, uno spazio che chiede di essere attraversato e ascoltato, più che semplicemente osservato.

Il Vitra Campus, a Weil am Rhein, al confine tra Germania e Svizzera, è da tempo una geografia vivente di architetture: oltre 30 padiglioni punteggiano il paesaggio disegnato da Piet Oudolf, intrecciando architettura, natura e design. Con il Doshi Retreat, il Campus inaugura una nuova fase, che non cerca la meraviglia visiva ma la riflessione e l’ascolto. Il padiglione, collocato accanto all’edificio di Tadao Ando, stabilisce un dialogo silenzioso con l’opera del maestro giapponese: la quiete risponde alla geometria meditativa e il paesaggio diventa una trama di percorsi fluidi tra natura e costruzione.

Non è un memoriale, né un mausoleo. È un luogo di assenza e di presenza, di vuoto e ascolto, che accoglie chi lo attraversa. In un’epoca in cui l’architettura tende a celebrare sé stessa, il Doshi Retreat si sottrae all’ostentazione: è una membrana sensibile, una vibrazione, una soglia. È architettura che ascolta, prima ancora di farsi vedere.  Un ultimo dono di Balkrishna Doshi al tempo e ai visitatori: un invito a tornare, semplicemente, all’essenziale.

Immagine copertina: Doshi Retreat, Vitra Campus, 2025 (© Julien Lanoo, courtesy Vitra Campus)

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 5 Novembre 2025