Milano, il Fuorisalone fa il pieno, ancora più del solito. E rafforza l’idea di una città esclusiva
MILANO. Le code fuori dai numerosissimi eventi sono senza dubbio l’emblema della Design Week 2025, che si è svolta nella seconda settimana di aprile. Un grande flusso di persone ha invaso la città, non in modo uniforme nelle diverse “isole”, formando code anche di centinaia di metri, in particolare nel centro dove c’erano le installazioni più attrattive (o i brand più ricercati).
Attese interminabili, molte causate essenzialmente dalla ricerca del “mitico gadget”. Un processo che svuota di significato questi eventi, dove non conta l’esperienza nell’istallazione, ma invece accaparrarsi l’oggetto firmato. Così accanto alle consuete polemiche legate agli affitti e ai costi folli della città in questa settimana, si aggiunge anche quella delle code che in alcuni casi hanno reso impraticabili strade e marciapiedi.
Anche nel design, così come nell’architettura, si parla spesso di sostenibilità e di inclusione. Sembra che in questa Design Week l’esclusività abbia vinto su tutto. Proponiamo un percorso originale, tra installazioni di successo e qualche delusione.
Molto…di moda
Già lo scorso anno la Milano Design Week aveva visto crescere la presenza dei marchi di moda, quest’anno la loro partecipazione è stata ancora più evidente, tra installazioni e mostre, quasi da mettere in secondo piano i brand di design vero e proprio.
Moda e design di certo hanno molto in comune, progettano oggetti che mettono insieme creatività e funzionalità. Non è una novità per le case di moda occuparsi di interni (Fendi Casa 1987, Versace Home 1992, Armani Casa 2000). Sembra che la volontà sia quella di offrire un’esperienza che va oltre il semplice vestirsi.
Tra i progetti che meritano di essere citati: Yoshiyuki Miyamae e Patrick Reymond (il Giappone e la Svizzera) riuniti in TYPE-XIII Atelier Oï project presentato alla Milano Design Week da A-POC ABLE Issey Miyake: co-creazione sull’illuminazione attraverso corpi illuminanti trattati come sculture. Loewe Teapots a Palazzo Citterio ha commissionato a 25 artisti e designer provenienti da tutto il mondo la loro interpretazione di una teiera; il risultato è una serie di opere/sculture in miniatura. Saint Laurent-Charlotte Perriand è il tributo della nota casa di moda francese alla grande designer e architetta; per l’occasione ha messo in produzione quattro progetti a partire da prototipi e schizzi risalenti al periodo tra 1943 e 1967. Prada Frame ha promosso giornate di discussioni nel Padiglione Reale della Stazione Centrale (tema mobilità e infrastrutture) e a bordo del Treno Arlecchino, recentemente restaurato dalla Fondazione FS Italiane, progettato negli Anni ‘50 da Gio Ponti e Giulio Minoletti.
Alla Pelota, location scelta da Hermès come da tradizione, un’autocelebrazione elegante, ma con poca forza rispetto ai precedenti allestimenti. Il più sobrio, Giorgio Armani, che nonostante la ricorrenza dei 25 anni di Armani Casa, ha semplicemente utilizzato gli spazi del suo show-room con un raffinato allestimento a tema orientale per raccontare i suoi prodotti.
Fuori…ma in casa
Residenze d’autore e storiche da Palazzo Donizzetti (Artemest) a Villa Bagatti Valsecchi e Villa Borsani a Varedo (Alcova insieme anche alle Serre di Passino e all’ex fabbrica Snia sempre a Varedo), da Villa Necchi Campiglio (Occhio) a Palazzo Litta (MoscaPartners Variations) e Palazzo Visconti (Monocrome Affinity)
Persa ormai l’iniziale idea dei Fuorisalone allestiti in spazi anonimi, ora vengono scelti contesti domestici. Appartamenti aperti solo su appuntamento, spazi che diventano intimi teatri di piccole mostre.
Inaspettati come Casa Ornella, Muuto Apartment, Casa Redduo, Atelier Osanna Visconti (Hosoo e Dimorestudio), Garçonnière (Giuseppe Porcelli), l’appartamento in via Cesare Correnti (Studio KO’s per Beni), l’appartamento nella Torre Velasca dove Dedar ha mostrato, in collaborazione con la Josef e Anni Albers Foundation, Weaving Anni Albers. Riproposti cinque dei disegni di Anni Albers dagli anni ’30 agli anni ’70. È la prima volta che i disegni tessili di Albers vengono riprodotti fedelmente come tessuti per arredamento indipendenti.
Ovunque ci sia un piccolo spazio
Corti, cortili, giardini, chioschi, edicole, chiese e chiostri. Questa Design Week ha occupato come non mai ogni spazio possibile.
In alcuni casi sono delle vere e proprie invasioni (premiate però dai social) come l’Hyper Portal in via della Moscova (Michela Picchi) e il Cortile del Palazzo del Senato (Lavazza). Nel Cortile della Seta è andata in scena La prima notte di quiete con la ricostruzione di ambiente domestico firmato Loro Piana Interiors e Dimoremilano (coda infinita ma poco emozionate). Aesop nel chiostro e nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria del Carmine ha realizzato una straordinaria esperienza sensoriale con l’installazione The Second Skin. Nel Chiostro di Sant’Angelo (Flexform) valeva la pena ammirare l’architettura di Giovanni Muzio.
Tra i luoghi insoliti Marimekko ha scelto l’atrio del Teatro Litta, per presentare All The Things We Do In Bed. Un labirinto di docce pubbliche, abbandonato dagli anni ’70 e situato sotto una piscina pubblica ancora funzionante, progettata negli anni ’30 da Luigi Lorenzo Secchi è la location della mostra della vetreria 6:AM Glassworks: oltre ad una sontuosa sala d’attesa decorata con un mosaico a tema acquatico, le cabine doccia in cemento grezzo ospitavano ciascuna una lampada, un vaso o una scultura in vetro diversa, molte delle quali prototipi bizzarri o esperimenti audaci.
Il lighting designer di origine cipriota Michael Anastassiades, ha presentato i suoi ultimi lavori nella maestosa sede della Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, che ospita sia gli archivi del marchio di design italiano Danese che la collezione personale di opere d’arte e oggetti. I visitatori sono stati accolti da una mostra di piccole sculture in degli anni ’50 di Bruno Munari, che dialogavano con la nuova collezione di lampade di Anastassiades.
Anche la cultura si mette in mostra
Tra installazioni instagrammabili o comunque di grande effetto Library of Light nel Cortile d’onore Pinacoteca di Brera (con apertura prorogata fino al 5 maggio per rispondere al grande successo: 100.00 visitatori in 6 giorni), realizzata da Es Devlin: una libreria/scultura circolare e rotante dal diametro di 18 metri, con scaffali luminosi pieni di pubblicazioni e un pavimento rotante. I visitatori possono ascoltare la lettura di brani letterari seguendo il testo lungo un display che scorre orizzontalmente, sfogliare libri cartacei e lasciare i propri in dono per qualcun altro. Al termine dell’installazione tutti libri saranno donati ad alcune biblioteche milanesi.
Graffito di Luce, nel Chiostro e Sacrestia del Bramante di Santa Maria delle Grazie, è la leggera installazione luminosa di Luca Trazzi che si ispira a un piccolo dettaglio decorativo, un graffito a tema floreale visibile sopra il colonnato. Cranchi Yachts con l’installazione Immersio Temporis ha portato il mare dentro la corte di Palazzo Clerici.
L’Università Statale e le varie installazioni legate al Fuorisalone di Interni sono state, nonostante nomi importanti come Michele De Lucchi e AMDL Circle (Rubner Hause), meno impattanti dal punto di vista scenografico rispetto al passato.
Tra le mostre, in Triennale, Franco Raggi. Pensieri instabili (troppo piccola per raccontare il grande designer ma originale nell’allestimento/tenda), Checkered Future: OTW by Vans (in collaborazione con Willo Perron) e Magician (progetto di Creative Academy con Fondation Cartier). Alla Fondazione Castiglioni Riedita è una piccola rassegna per raccontare gli oggetti e l’intenso e proficuo lavoro con le aziende.
Al Politecnico di Milano invece Growing matter(s) è il padiglione vivente (l’installazione esplora il potenziale progettuale del micelio, materiale bio-based) disegnato da Henning Larsen.
Immagine di copertina: Es Devlin, Library of Light, ©Monica Spezia, Salone del Mobile 2025
La quarta edizione del Fuorisalone Award ha visto vincitori:
- Marc-Antoine Barrois con Mission Aldebaran con un’installazione progettata dal designer Antoine Bouillot che associa arte olfattiva e design esperienziale in un ambiente onirico;
- MUJI MUJI 5.5 by MUJI (menzione sostenibilità), all’interno del Giardino Pippa Bacca, i designer dello studio 5∙5 hanno ideato una casa manifesto per MUJI ispirandosi all’architettura giapponese, con materiali di origine biologica, sistema di recupero dell’acqua piovana, isolamento in tessuto riciclato e tetto bianco per ridurre le isole di calore;
- Making the Invisible Visible by Google (menzione tecnologia) allestita all’interno di Garage 21, la mostra è stata co-creata da Ivy Ross (Chief Design Officer of Consumer Devices di Google) e dal suo team di designer, in collaborazione con l’artista Lachlan Turczan, noto per il suo lavoro con la luce, l’acqua e la percezione. L’installazione invita i visitatori a sperimentare in prima persona i processi che si nascondono dietro alla creazione artistica e tecnologica, esplora il modo attraverso cui le idee astratte assumono dimensione fisica;
- OPPOSITES united: Eclipse of perceptions by KIA (menzione comunicazione) negli spazi del Museo della Permanente la mostra ha presentato opere di A.A. Murakami e Philippe Parreno, che indagano il nostro rapporto con il tempo e le pratiche partecipative;
- Staging Modernity – Cassina / Formafantasma (menzione speciale) non una semplice installazione ma un vero e proprio spettacolo all’interno del Teatro Lirico Giorgio Gaber per celebrare il 60^ anniversario della produzione della Collezione Le Corbusier®, Pierre Jeanneret®, Charlotte Perriand® editata da Cassina. Formafantasma ha dato vita ad una pièce teatrale all’interno del Teatro Lirico Giorgio mettendo in discussione la dissonanza tra gli ideali modernisti e il mondo contemporaneo, invitando il visitatore a riflettere su una visione in continua evoluzione che si distacca dall’industriale e dal razionale per abbracciare un’ecologia naturale e selvaggia.
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arredo , design , fiera , Milano , salone del mobile
Last modified: 17 Aprile 2025