Dopo 8 anni riapre lo storico percorso della Galleria degli Uffizi. Intervento simbolo, e discusso, della gestione del direttore Simone Verde, ad un anno dall’insediamento
FIRENZE. Vincitore di un concorso internazionale indetto dal Ministero della Cultura, il 15 gennaio 2024 il museologo e storico dell’arte romano Simone Verde (che durante i precedenti mandati aveva diretto, riqualificandolo completamente, il Complesso della Pilotta a Parma) diventava direttore delle Gallerie degli Uffizi.
Uffizi, il centro dei musei italiani
Un polo museale che, eternando nome e lascito delle dinastie regnanti sul Granducato di Toscana, comprende non solo il complesso vasariano degli Uffizi, ma anche Palazzo Pitti con il Giardino di Boboli: una cittadella mediceo-lorenese, come Verde ama definirla, collegata da quel Corridoio Vasariano che proprio Verde ha riaperto, non senza polemiche, il 21 dicembre 2024.
Durante il passaggio di consegne con il suo predecessore Eike Schmidt (qui una nostra intervista nel 2018), Verde aveva dichiarato: “Eike ha attualizzato la vocazione degli Uffizi ad essere il più importante museo italiano: c’era molto potenziale inespresso che è stato in grado di portare alla luce. Adesso, con la mia direzione, l’obiettivo è rendere gli Uffizi il polo centrale di tutto il sistema nazionale dei musei: perché gli Uffizi, di questo sistema, sono il punto di riferimento naturale”.
Tra i progetti annunciati comparivano “un centro studi intitolato ad Antonio Paolucci, la creazione di una sezione alla Galleria delle Statue e delle Pitture di storia delle collezioni, l’assoluto rilancio del Tesoro dei Granduchi e di Palazzo Pitti, l’avvio, sempre in Palazzo Pitti, del progetto depositi aperti per offrire per la prima volta alla visione del pubblico il prestigiosissimo patrimonio di mobilia storica della Reggia, l’apertura di tre progetti di valorizzazione del giardino di Boboli, la smaterializzazione dei biglietti”.
Oltre Isozaki e la sua Loggia
In occasione della presentazione alla stampa estera presso il MiC, nel luglio scorso, Verde ha ribadito come gli Uffizi rappresentino “innanzitutto a livello architettonico, il prototipo del museo occidentale. Il loro modello lo troviamo infatti replicato per secoli e fino a oggi in tutto il mondo. Inoltre gli Uffizi assieme a Palazzo Pitti sono oggi una vera e propria enciclopedia vivente della storia universale dei musei che va dal Rinascimento fino al Modernismo di Michelucci, Scarpa e Gardella”.
Mentre tra ricorsi e rinvii non appare tuttora risolta l’aspra contesa sulla gestione museale che contrappone Opera Laboratori e Coop Culture, nessun cenno riguarda più la Loggia Isozaki, la cui realizzazione appare comunque sempre più remota data la promessa da parte di Verde, più volte ribadita, di volere smontare il prima possibile la grande gru nel piazzale degli Uffizi, anche servendosi di sponsor. Sempre a Roma il direttore ha inoltre dichiarato che nell’ottica di snellimento delle file “la biglietteria verrà spostata sul retro; abbiamo incaricato gli architetti Gucciardini e Magni (lo studio associato fiorentino, ndr) di realizzare un ingresso monumentale che permetterà di accogliere come si deve chi entra in questo bellissimo museo”.
Quanti restauri, da Palazzo Pitti ai Giardini di Boboli
A un anno esatto dal suo insediamento, oltre al consueto carosello di apertura/chiusura sale, riallestimenti e riposizionamenti di opere (che quasi sempre caratterizza una nuova direzione museale) tra gli interventi realizzati ci sono – da maggio – la smaterializzazione dei biglietti, anch’essa considerata funzionale allo snellimento delle code, e – da luglio – l’apertura a Palazzo Pitti di alcune sale iniziali del recentemente riallestito e frequentatissimo Museo della Moda e del Costume di Palazzo, ultimo lascito di Schmidt di cui Verde mira al rilancio internazionale, trattandosi dell’unico museo statale italiano dedicato a questo tema.
Praticamente assenti, finora, le mostre temporanee, mentre i principali obiettivi attualmente centrati sono tre: la partenza del grande progetto di restauro e valorizzazione del Giardino di Boboli, la riapertura degli Appartamenti Reali e soprattutto quella del celebre Corridore.
Quanto a Boboli, il 9 dicembre Verde ha presentato l’avvio dell’ambizioso piano di recupero reso possibile da uno stanziamento di 15 milioni e dalla sigla di una convenzione per la gestione delle procedure di appalto con la Soprintendenza ABAP per le province di Pisa e Livorno.
Gli interventi riguarderanno tre elementi: le monumentali fontane manieriste del Nettuno e dell’Isola, a cui dopo moltissimi anni saranno restituiti i giochi d’acqua originali grazie a una riqualificazione impiantistica generale (valore complessivo dell’opera 7 milioni e 665mila euro per circa due anni e mezzo di lavori), e il grande Anfiteatro di impianto seicentesco antistante Palazzo Pitti. Di esso “il progetto ha l’obiettivo di porre rimedio ai danni derivanti da molteplici forme di degrado e prevede restauro scultoreo, strutturale, vegetale e adeguamento impiantistico come architettura da conservare, ma anche come luogo di pubblico spettacolo. La durata prevista dei lavori è di 10 mesi, il valore complessivo dell’opera di 5 milioni e 150mila euro” di cui 4 milioni e mezzo devoluti dalla mecenate statunitense Veronika Atkins durante il mandato Schmidt. Grande impegno, con un investimento di circa 865mila euro, è promesso per il restauro del patrimonio vegetale del giardino, in più parti slabbrato.
A riprova del rilancio generale promesso da Verde per Palazzo Pitti, il 21 gennaio sono stati riaperti gli Appartamenti Reali, chiusi dal 2020.
Si tratta di 14 sale situate nell’area meridionale del piano nobile, per trecento anni dimora di tre diverse dinastie di regnanti: Medici, Lorena e Savoia. Come afferma la curatrice Alessandra Griffo “riaprire gli appartamenti consente di recuperare la visione del palazzo nella sua integrità, non come insieme di musei indipendenti, ma come una unica reggia. Sono stati apportati pochi cambiamenti: disponendo diversamente alcuni pezzi e introducendo alcuni dipinti, altrimenti conservati nei depositi, con l’intento di mettere meglio in evidenza la fase medicea”.
Corridoio senza opere, restaurati i materiali originali
L’atto però finora più atteso e sicuramente mediatico della direzione di Verde è stata la riapertura al pubblico, il 21 dicembre scorso, del Corridoio Vasariano, chiuso da 8 anni.
Vero tormentone del mandato di Schmidt, la riqualificazione con adeguamento alle normative di sicurezza del Corridore ha richiesto circa 11 milioni di euro, di cui 1 milione di dollari donato nel 2023 dall’imprenditore statunitense Skip Avansino.
Dagli anni Novanta non più oggetto di restauro, il Corridoio fu infatti chiuso nel 2016 per problemi di sicurezza e interessato dai lavori dal 2022, con continui rimandi causati, come ha precisato Verde, “dalla difficoltà di approvvigionamento dei materiali dovuta al contesto internazionale”.
Grande scalpore ha suscitato a livello popolare la decisione di riaprirlo vuoto di opere, e soprattutto di non ricollocare la celebre collezione degli autoritratti, che una credenza diffusa ma inesatta vorrebbe essere stata posizionata dagli stessi Medici all’interno di quel Corridoio che invece li ospitò, peraltro solo in parte, dal 1973 al 2016. Lo spostamento delle opere è dovuto in realtà a ragioni conservative, connesse non solo alla lunga cantierizzazione, ma anche agli sbalzi climatici che le sottili murature del Corridoio, non climatizzato, non riescono a inibire.
Se Schmidt aveva proposto il Corridoio come sede espositiva delle collezioni epigrafiche, Verde ha preferito restituirgli l’uso originario di passaggio sopraelevato lungo 750 metri tra Uffizi e Palazzo Pitti, pensato anche come eventuale via di fuga per il casato mediceo e dunque caratterizzato da aperture di ridotte dimensioni.
Come afferma la direzione degli Uffizi, “il nuovo percorso garantisce completa accessibilità per i disabili, con un sistema integrato di rampe, pedane ed ascensori. Tra gli interventi principali, la realizzazione di nuove uscite di sicurezza. Il programma di interventi ha anche previsto operazioni di consolidamento strutturale (nell’ambito del piano di prevenzione antisismica) e il restauro degli interni: in particolare, intonaci, incannicciati, e il pavimento in cotto”.
Immagine copertina: vista dall’alto del Corridoio Vasariano, Firenze (© Courtesy Gallerie degli Uffizi)
Video: camminare nel Corridoio Vasariano
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Last modified: 30 Gennaio 2025