Tra architettura, arte, grafica e fotografia, tre mostre apparentemente diverse ma dalle ricorrenti assonanze, le cui cronologie si sfiorano
MILANO. La mostra “Pietro Lingeri. Astrazione e costruzione”, a cura di Gabriele Neri, è un’importante ricerca dedicata al lavoro e alla vita dell’architetto Pietro Lingeri (1894-1968), maturata all’interno del lavoro di digitalizzazione e valorizzazione dei materiali dell’omonimo archivio. Lingeri è stato autore di alcuni dei progetti più rilevanti del razionalismo italiano, ma il suo lavoro non può essere ridotto solo alla sua fase razionalista degli anni trenta.
Nato nel 1894 a Bolvedro, sulla sponda occidentale del lago di Como, nel 1926 si diploma a Brera e in seguito apre uno studio a Milano. Fautore fin dagli inizi del moto di rinnovamento dell’architettura italiana e partecipe alle sperimentazioni del razionalismo comasco, si distingue per la sua appartenenza ai CIAM, Congressi internazionali di architettura moderna, e anche al Direttorio del Sindacato architetti. Compare tra i fondatori delle riviste “Quadrante” e “Valori primordiali”, come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR, Movimento italiano architettura razionale. Nel 1934 è nel gruppo vincitore per il piano regolatore di Como e con Cattaneo, Origoni, Magnaghi, Terzaghi e Uslenghi realizzerà la sede dell’Unione fascista dei lavoratori dell’industria (1938), divenuta poi palazzo dei sindacati. A Milano continua l’attività con Giuseppe Terragni realizzando tra il 1933 e il 1938 le case Ghiringhelli, Toninello, Rustici, Lavezzari e Rustici Comolli, oltre a diversi concorsi.
Nel 1945 diviene membro della commissione consultiva per il nuovo Piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell’MSA, Movimento di studi per l’architettura, e di numerose commissioni urbanistiche, tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell’Istituto nazionale di urbanistica. Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla committenza industriale e imprenditoriale milanese, tra nuove costruzioni e ristrutturazioni di appartamenti in città o case di villeggiatura, e la febbrile fase di ricostruzione e modernizzazione del capoluogo lombardo. Lingeri contribuisce significativamente alla definizione tipologica del condominio, progettandone numerosi, popolari tanto quanto signorili, nelle zone centrali così come in quelle di espansione residenziale della città. Partecipa anche alla stagione dei quartieri autosufficienti (INA-CASA). Nel 1967 riceverà dal presidente della Repubblica il Premio nazionale d’architettura.
Una carriera densa che nel percorso espositivo viene raccontata attraverso schizzi, fotografie, modelli, lettere e disegni, che ci ricordano con nostalgia la bellezza e il carattere dei tratti a mano. Materiali originali spesso inediti provenienti dall’Archivio Pietro Lingeri e altre istituzioni, contributi fotografici realizzati ad hoc da Filippo Romano e Mattia Balsamini, chiamati a rileggere gli edifici di Lingeri nel loro stato attuale, ma anche le visioni artistiche come quelle di Lisa Borgiani, mentre la presenza di alcune maquette di progetti di architetti contemporanei fanno riflettere sul riuso dei suoi edifici e sull’attualità dei temi da lui esplorati. Tra i materiali in mostra, anche le tavole di progetto e il modello originale del Danteum, l’irrealizzato tempio per il sommo poeta previsto di fianco al Colosseo, ideato insieme a Terragni.
L’esposizione consente di ripercorrere il lavoro di Lingeri facendone emergere il contesto storico, la ricerca compositiva e costruttiva, il rapporto tra modernità e tradizione, i riferimenti artistici e le molteplici collaborazioni progettuali, tra cui quelle con Giuseppe Terragni, Luigi Figini, Gino Pollini, Cesare Cattaneo, Piero Bottoni, Mario Sironi, Mario Radice.
Pietro Lingeri- strazione e costruzione
8 ottobre – 21 novembre
a cura di: Gabriele Neri
Allestimento: Onsitestudio
Catalogo edito da Electa, a cura di Gabriele Neri
Saul Steinberg nella “curva”
Il grande e caratteristico spazio della “curva” dell’edificio della Triennale prende vita attraverso l’incredibile lavoro di Saul Steinberg (1914-1999). Una grande esposizione a cura di Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari in collaborazione con Electa che racconta la sua vita e il suo lavoro attraverso 350 opere provenienti da fondazioni, musei e privati nei suoi molteplici aspetti: dall’architettura al disegno, dal rapporto con Milano a quello con New York, all’epistolario con Aldo Buzzi, agli artisti che gli furono amici e compagni come Costantino Nivola e Alexander Calder, ma anche Alberto Giacometti e Le Corbusier.
Nato in Romania nel 1914, dopo avere studiato psicologia e tecnologia a Bucarest, Steinberg si trasferisce a Milano nel 1933 dove si laurea in Architettura al Politecnico. Nel capoluogo lombardo collabora con le riviste satiriche “Bertoldo” e “Settebello”, animando le pagine con le sue vignette. Le leggi razziali promulgate nel 1938 lo costringono a lasciare l’Italia per gli Stati Uniti. Dal 1941 collabora con la rivista “New Yorker” e, dopo avere preso parte alla seconda guerra mondiale, pubblica la sua prima raccolta di successo, All in line (1945). Le sue vignette e i disegni ironici, surreali, caratterizzati da un segno continuo, sono pubblicati su prestigiose riviste e in varie raccolte, nonché esposti in numerose mostre, ma è davvero riduttivo definirlo solo un disegnatore o illustratore.
Steinberg è stato uno sperimentatore di tecniche e linguaggi che, attraverso i suoi disegni, è riuscito a descrivere mondi. I segni e le linee che compongono le sue opere danno vita a un alfabeto con cui è riuscito a comunicare in modo efficace, raffinato e lieve, come uno scrittore.
Finita la guerra torna più volte in Italia, dove lavora e mantiene contatti e amicizie con intellettuali e artisti quali Gio Ponti, Bruno Munari, Alberto Lattuada. In particolare, nell’agosto 1954, in occasione della X Triennale di Milano, Ernesto Nathan Rogers, suo amico degli anni universitari, lo invita a realizzare i disegni per il “Labirinto dei ragazzi”, installazione temporanea ideata dallo studio BBPR (con cui collaborerà anche nel 1961 nell’androne di Palazzina Mayer, opera purtroppo andata persa a seguito di una scellerata ristrutturazione). Per il labirinto realizza un murale, di cui in mostra si possono ammirare i quattro disegni preparatori, “leporelli”, fogli di carta piegati lunghi fino a 10 metri che dovevano essere riportati sui muri curvi con la tecnica “a sgraffio”. Grande anche la sua passione per gli interni. Disegna poltrone e arredi e lavora in particolare per Fontana Arte fin dai primi anni quaranta, realizzando paralumi, paraventi e ante di mobili.
Un’esposizione ricca di materiali, opere realizzate con timbri e ad acquerello, maschere di carta, oggetti/sculture, stoffe, collage, apparati documentali e fotografici, che racconta l’intensa e multiforme attività artistica di Steinberg e ne restituisce la genialità di artista.
Saul Steinberg. Milano New York
15 ottobre 2021 – 13 marzo 2022
A cura di: Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari
In collaborazione con: Electa
Allestimento: Italo Lupi, Ico Migliore, Mara Servetto
Catalogo “Steinberg A-Z” edito da Electa a cura di Marco Belpoliti
Due racconti fotografici
Gli spazi di Triennale Milano ospitano anche due racconti fotografici. Il primo, in collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain, è una personale del fotografo e cineasta francese Raymond Depardon, realizzata sotto la direzione generale di Hervé Chandès e con l’artista francese Jean Michel Alberola. “La vita moderna” sottolinea la continuità tra i paesaggi e le culture italiane e francesi, attraverso una grande rassegna che riunisce trecento fotografie e due film. Dagli anni settanta il suo lavoro ha rinnovato profondamente il mondo dell’immagine contemporanea e la mostra rivela, attraverso molte tra le serie più emblematiche, quanto l’Italia sia presente nel suo lavoro.
100 sono invece le fotografie che raccontano l’Italia. “10 viaggi nell’architettura italiana” restituiscono un paesaggio architettonico complesso che viene in qualche modo ricostruito anche attraverso il particolare allestimento dello Studio Folder. La mostra è il risultato della seconda campagna promossa dal Mibac per ampliare la piattaforma digitale “Atlante architettura contemporanea”. Il progetto nasce con l’obiettivo di mappare e divulgare, attraverso la fotografia, le opere italiane del secondo Novecento.
10 viaggi nell’architettura italiana
A cura di: Matteo Balduzzi, Alessandra Cerroti, Luciano Antonino Scuderi
Progetto grafico e di allestimento di Studio Folder
La vita moderna
15 ottobre 2021 – 10 aprile 2022
A cura di: Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain
About Author
Tag
fotografia , Milano , mostre , triennale milano
Last modified: 22 Ottobre 2021