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Davide FragassoWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Pescara prova a passare il guado

Ritratti di città. Pescara prova a passare il guado

Aggiornamenti dal capoluogo adriatico alle prese con tre temi per il riscatto urbano: l’areale ferroviario, il nuovo ponte e lo stadio

 

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Areale ferroviario, ennesimo tentativo

Quando a fine anni ’80 fu inaugurata in pompa magna la nuova stazione ferroviaria centrale si parlò di un progetto destinato a cambiare le sorti urbanistiche della città. Pescara si dotava delle infrastrutture necessarie per candidarsi a ricoprire un ruolo intermodale nel quadro nazionale dei trasporti e divenire capoluogo (se non altro di fatto) dei trasporti abruzzesi. Ma quel progetto così ambizioso e vasto è ben lontano dal potersi dire concluso e la città porta ancora i segni di quel cambiamento solo parziale e mai pienamente attuato.

Negli anni ’90, l’acquisto delle aree antistanti la nuova stazione passeggeri e risultanti dalla soprelevazione e dallo spostamento a ovest dell’originario tracciato ferroviario esclusivamente hanno segnato un momento importante della programmazione urbanistica. La città ha potuto così pianificare, terreni alla mano, il proprio futuro. Peccato che le aree di risulta si siano trasformate da occasione di ricucitura urbana a terreno di lacerazione politica. Si è infatti instaurata una guerra fra “clan” che ha determinato un totale immobilismo, lasciando a vuoto urbano una superficie di circa 13 ettari, in pieno centro cittadino, di fronte a una stazione da oltre 2 milioni di passeggeri l’anno. Un vuoto oggi esclusivamente colmato, si fa per dire, da un immenso parcheggio, teatro ricorrente di atti di degrado.

Proposte, concorsi e progetti si sono succeduti sin dagli anni ’90, con nomi anche rilevanti dello star system architettonico, da Mario Botta, a Massimiliano Fuksas, ad Antonio Monestiroli: ultimo a vincere il concorso del 2004 che prevedeva la realizzazione di un vasto “bosco urbano”, di una mediateca, parcheggi, piazze e spazi ristoro. Da allora, con un budget che faceva parlare delle aree come di uno dei più importanti appalti pubblici d’Europa (circa 75 milioni), si sono susseguite diverse amministrazioni caratterizzate da altrettante sfavillanti proposte.

Oggi, la nuova amministrazione ci riprova e tira fuori dal cilindro uno studio elaborato dagli stessi uffici comunali proprio sulla base di quel concorso del 2004 vinto e mai affidato. Lo studio preliminare, approvato a luglio 2017, è seguito dallo studio di fattibilità approvato dalla giunta comunale l’1 febbraio scorso. Si attende quindi solo il passaggio in consiglio comunale a seguito del quale sarà aperto un bando europeo per l’affidamento del progetto definitivo ed esecutivo. Il progetto, dal budget ridotto a circa 50 milioni rispetto agli iniziali 70, di cui 12 finanziati dal Masterplan della Regione Abruzzo, prevede la costruzione di tre parcheggi (due a silos riconvertibili e uno interrato) per un totale di 2.000 posti auto, un parco attrezzato di circa 5 ettari (sostanziale riduzione rispetto ai 10 previsti dal PRG), un terminal bus e la nuova viabilità d’accesso, oltre a una piccola parte di superfici commerciali e due immobili residenziali per un totale di 10.000 mq. Quest’ultimo è tra l’altro il punto più critico del progetto perché realizzato palesemente per rendere appetibile economicamente l’appalto, visto che la gran parte del finanziamento sarà a spese del privato a cui andrebbero in gestione superfici e parcheggi (project financing). Inoltre il progetto manca di un vero tema d’interesse pubblico. Infatti gli edifici culturali, teatro e mediateca in primis, sono stati sacrificati a favore della realizzabilità economica. Le aspettative su queste aree sono elevatissime, tanto che qualsiasi progetto è probabilmente destinato a disattenderle e a creare schieramenti ideologici. Ma la vera sconfitta è l’aver rimpiazzato la visione urbanistica e architettonica con un mero piano finanziario, con conseguente rinuncia alla vocazione culturale di un’area che appare l’ultima scommessa per una radicale rivincita urbanistica della città.

Ponte Flaiano

La nuova opera dalle faraoniche dimensioni attraversa il fiume Pescara all’altezza delle aree Camuzzi e permette di collegare l’asse attrezzato (raccordo autostradale est-ovest) alle aree ex ferroviarie e al quadrante sud del tribunale e università. Si tratta di un ponte strallato a quattro corsie dotato di piste ciclabili e percorsi pedonali, concepito dall’ingegner Enzo Siviero, già docente all’Università IUAV di Venezia. L’infrastruttura, la terza di questa importanza realizzata nell’ultimo decennio e costata 13 milioni, è stata concepita nel lontano 2001 e inaugurata l’estate scorsa alla presenza del ministro Graziano Delrio. Se la città è tagliata in due dal tracciato ferroviario soprelevato nella direzione est-ovest, lo è altrettanto nella direzione nord-sud dalla presenza del fiume. I progetti di ricucitura di questo tessuto hanno puntato molto al rafforzamento del traffico automobilistico che ha però troppo spesso contribuito a bypassare e alterare il rapporto con quel fiume nel quale la città affonda le radici. Una relazione di negazione che troppo poco ha puntato sulla navigabilità e balneabilità del corso d’acqua (tra i più inquinati d’Italia) le cui sponde, solo alcuni decenni fa erano attrezzate a giardino e liberamente percorribili.

 

Pescara Arena

Il nuovo progetto dello stadio della società calcistica pescarese prende infine il via

. Tre anni, questi i tempi tecnici dalle autorizzazioni alla realizzazione. Progetto dell’architetto Giovanni Vaccarini e della Proger, la nuova struttura in grado di accogliere 21.000 spettatori sarà, secondo l’esempio di molte nuove strutture sportive europee e italiane, un polo di attività culturali, sportive e commerciali. Dopo una lunga diatriba e diversi studi, si è rinunciato all’idea di rinnovare le strutture dell’attuale stadio già oggetto di un intervento di ammodernamento meno di dieci anni fa. Si è infine optato per la collocazione del quadrante sud-ovest della città in un’importante area verde, la riserva dannunziana. Una scelta che permetterà la riqualificazione dell’attuale struttura sportiva dedicata esclusivamente all’atletica e la realizzazione di un nuovo importante nodo di scambio con un terminal del trasporto pubblico e una stazione ferroviaria dedicata, un parcheggio da 1.600 posti, un centro congressi, ristoranti, un museo e intrattenimento. Il progetto, che nasce in un’ottica green e che mira alla certificazione LEED, permetterà di riunire i diversi quadranti della pineta attraverso la demolizione della strada che li attraversa. La struttura da 118.000 mq e con un costo previsto di 75 milioni, sarà interamente a carico dei privati che ne gestiranno i profitti.

La città nel carcere

Una nota altrettanto importante è quella che giunge dall’associazione ViviamoLaq grazie alla quale un piccolo intervento ha potuto essere realizzato nel carcere San Donato. Con il coinvolgimento dei detenuti è stata infatti trasformata un’ala del penitenziario dedicando i suoi spazi alle attività ricreative e di produzione artigianale. I materiali utilizzati provengono dal riciclo dei cantieri aquilani del post-sisma. Il progetto “La Città” centra l’insperato l’obiettivo di far entrare la società nel carcere.

Autore

  • Davide Fragasso

    Nasce a Pescara nel 1982 dove, senza troppa fretta, nel 2012 si laurea in architettura con una tesi sulla rigenerazione urbana dei quartieri fascisti. Interessato dalle mutazioni urbane e dalla conservazione e trasformazione del patrimonio architettonico è co-fondatore, insieme a colleghi e amici di battaglie intellettuali, del Comitato Abruzzese del paesaggio, impegnato in prima linea nella sensibilizzazione sui temi del paesaggio e dell’architettura. Nel 2009 organizza il workshop internazionale “Metro-Borghi” a cui partecipano le Università di Lubiana, Pescara e della Florida. Dal 2013 è dottorando in architettura con una ricerca sul ruolo del metodo nella pratica professionale e nell’insegnamento dell’architettura. Nel 2014 la sua ricerca è selezionata per il convegno “La ricerca che cambia” – convegno nazionale dei dottorati italiani dell’architettura, organizzata dallo IUAV. Vive e lavora come architetto in Svizzera dove, parallelamente alla professione, coltiva con ottimistica pazienza la propria personale ricerca partecipando a concorsi e convegni senza dimenticare nei ritagli di tempo la passione per la musica, la fotografia e la bicicletta.

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Last modified: 28 Febbraio 2018