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Daria RicchiWritten by: Professione e Formazione

Le nuove «Visions» non hanno svegliato Firenze

FIRENZE. Una tavola ottometrica definita nel minimo dettaglio ma difficile, se non impossibile, da visualizzare fino all’ultima riga: la locandina di «Visions» ben rappresenta l’impostazione della nona edizione del festival internazionale di architettura e media «Beyond Media», a Firenze dal 14 al 17 luglio, curato da Marco Brizzi e organizzato da Image. Un programma denso, a partire dalla rassegna degli 80 video scelti tra i 600 inviati dagli studenti, dai registi, dai professionisti o dagli studi di architettura che usano questa forma di espressione per «stimolare la ricerca e la sperimentazione». In contemporanea, alla Stazione Leopolda erano visibili due mostre corredate da simposi e conferenze: «Spot on Schools» e «Urban Visions», curata da Michele Bonino, focalizzata su dieci città e sulle loro lungimiranti visioni per il futuro, da Mumbai, che rivoluziona le sue regole interne per trovare una nuova identità, a Medellín, che punta sulla cultura per creare migliori prospettive a venire.
Se l’architettura è stata protagonista assoluta dei video, la manifestazione nel suo complesso si è svolta all’insegna della multidisciplinarità, stimolata da temi e chiavi di lettura trasversali come architettura, visione e potere, scrittura e visione, visione della città globale, visione dell’arte, visione e comunicazione, nuovi modelli di partecipazione, visione costruttiva. In un programma ricco di personaggi noti, in campi tra loro diversi, a livello internazionale – da Derrick De Kerckhove a Tony Fretton, da John Frazer a Beatriz Colomina – il picco di presenza è stato singolarmente registrato proprio dal forum dedicato a Firenze: «Visions for Florence».
Introdotto dall’opera Moonlight di Daniele Lombardi (per ricordare che la musica, anche quella sperimentale, è nata a Firenze), il simposio ha presentato la rivista «FFF» (Florence Fast Forward) che, dedicata al capoluogo toscano, unisce scetticismi e toni a volte eccessivamente polemici a critiche ben documentate e voci fuori dal coro. «Qualcosa si muove» è d’altra parte anche il senso dell’elezione di una nuova giunta comunale, dove il sindaco è assessore all’Urbanistica, e persino di un rinnovato e giovane Ordine degli Architetti.
Visioni di una città architettonicamente ferma al Rinascimento si sono unite a un workshop dal titolo «Prime visioni», pensato per chi sarà protagonista del futuro e per facilitare l’incontro tra i piccoli, l’arte e lo spazio urbano.
Positiva la presenza non solo degli addetti ai lavori ma anche dei «SPOT ON SCHOOLS» Il digitale nell’ordinario La rassegna all’interno di «Beyond Media» raccoglie nomi nuovi del panorama della ricerca di 19 università internazionali cittadini, solitamente refrattari a partecipare a occasioni di questo tipo, che hanno alimentato il dibattito e riportato il termine visions, come ha ricordato uno dei relatori, al suo etimo greco: teoria e produzione di riflessioni su questa nostra società dove le immagini, spesso, sono talmente autonome da sembrare dissociate dalla realtà. Per il resto peccato, talvolta, che una scarsa affluenza, in giorni d’estate forse troppo caldi e poco invoglianti, abbia reso un’organizzazione ben orchestrata non sempre ripagata da un adeguato ritorno di pubblico.

Autore

  • Daria Ricchi

    Laureata in architettura presso l’Università di Firenze nel 2003, sta completando un dottorato in storia e teoria dell’architettura presso l’Università di Princeton. Interessata alla riflessione sui confini tra i generi e le narrative storiche, nonchè ai diversi modi di scrivere di architettura, ha pubblicato un saggio sul ruolo della fantasia nei testi di storia: “There is no Fantasy Without Reality. Calvino’s Architectural Fictions" (NAi, 2015). Collabora con diverse riviste di architettura (Il Giornale dell’Architettura, A10, Area) e quotidiani (Casamica, il Corriere della Sera). Il suo primo libro (2005) raccontava il neo-modernismo olandese attraverso il lavoro dello studio Mecanoo, mentre il suo successivo (2007) riguarda il lavoro dello studio newyorkese Diller & Scofidio + Renfro.

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Last modified: 18 Luglio 2015