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Scritto da: Interviste Mosaico Professione e Formazione

Maristella Casciato: il “mio” Frank Gehry, un archivio di idee senza fine

Maristella Casciato: il “mio” Frank Gehry, un archivio di idee senza fine
Il ricordo della storica dell’architettura, senior curator al Getty Research Institute che conserva, a Los Angeles, documenti e modelli del periodo 1954-1988

 

LOS ANGELES (Usa). “Quando sono arrivata al Getty Research Institute, nel 2016 la mia missione è stata subito chiara: rendere possibile l’acquisizione dell’archivio professionale di Gehry, ossia dello studio FOGA (Frank O. Gehry Architects) curandone le diverse fasi: dalla selezione dei progetti al trasferimento dei documenti, dei disegni e dei modelli, alla costituzione del fondo archivistico e al passaggio dei materiali a chi si sarebbe occupato della catalogazione. Un impegno che mi ha consentito di sviluppare un rapporto straordinario con Frank”. Maristella Casciato, storica dell’architettura italiana, già docente a Bologna, tra i soci fondatori di Docomomo Italia, dal 2012 lavora in Nord America: prima a Montreal al CCA (con Mirko Zardini), quindi, da quasi 10 anni, al Getty Research Institute. Risponde al telefono da Los Angeles e tratteggia una comunità che ricorda la sua archistar globale (Frank Gehry, 1929-2025) con sfumature personali e con sguardi sorprendenti.

 

“Poche sere fa ho partecipato ad un incontro del Los Angeles Forum. C’era Michael Maltzan, che è stato uno dei suoi più importanti collaboratori. Michael ha mostrato i progetti residenziali del primo Frank. Tutti parlano delle opere più conosciute e straordinarie. Ma lui aveva una sensibilità estrema verso i temi dell’housing, per le fasce più fragili e più deboli, per gli homeless, per i veterani, come Anna Neimark ha scritto recentemente. Sono progetti meno noti universalmente ma fondamentali per comprendere chi è stato Frank Gehry e cosa abbia rappresentato la sua presenza per la comunità angelina.”.

 

Un’interpretazione diversa dall’immagine che in molti stanno restituendo, in questi giorni.

È stato certamente il creatore di edifici unici e iconici, come Bilbao o Walt Disney Concert Hall, ma non solo questo. La sua esperienza professionale è ricca e profonda, e riflette la sua personalità. Forse per questo ognuno di noi, chi l’ha conosciuto e gli è stato vicino in questi anni, sembra avere un ricordo tutto suo.

 

Il tuo inizia con un atto di grande fiducia di Gehry per un’istituzione come il Getty Research Institute.

Una storia emblematica e illuminante. Tutto è iniziato più di 10 anni fa quando ero ancora al CCA. Già allora l’archivio di Gehry Partners, LLP era solo parzialmente conservato presso lo studio: tubi e scatole erano sparsi in più depositi dal momento che lo spazio disponibile diminuiva velocemente, occupato a ritmo accelerato dai modelli, sempre più essenziali nel processo progettuale. Da qui l’idea di Frank di dare continuità e un futuro alla sua legacy, pensando quasi a uno studio diffuso, condiviso fra più istituzioni. All’inizio furono coinvolti 6 istituti, fra cui, oltre al CCA, il Getty e Avery Library presso Columbia University. Un consorzio che cercava di costruire una proposta unica, con un patrimonio diviso tra più sedi, ma che si è arenata nella sua concretizzazione.

 

E così, qualche tempo dopo, arriva al traguardo il solo Getty.

Prima che l’archivio diventasse accessibile (assai recentemente), e che il materiale eterogeneo che lo costituisce venisse aperto e via via catalogato rispettando l’ordine cronologico dell’inventario di consegna, nessuno aveva una chiara percezione della sua dimensione, dei metri lineari e dello spazio da occupare. Certamente si capì subito che era enorme, per certi versi smisurato. In esso sono conservati tutti i progetti che lo studio di Gehry ha sviluppato dal 1954 al 1988: disegni, analogici e digital born, fotografie, diapositive, modelli, documenti. In questa prima fase abbiamo lavorato fianco a fianco con Frank, concordando alcune scelte, discutendo dei tempi di trasferimento della documentazione e studiando le modalità di archiviazione, in particolare la digitalizzazione dei disegni. L’idea era precisa: non interessavano solo i progetti ma i processi che li avevano resi possibili. Oltre alla possibilità di accedere fisicamente all’archivio, gli studiosi possono consultare una larga selezione degli schizzi facendo riferimento al lavoro straordinario prodotto da Jean-Louis Cohen attraverso i volumi (Volume 1 e Volume 2) fino ad oggi pubblicati da Cahiers d’Art.

 

Perché l’eredità di Gehry, a differenza di altri grandi nomi dell’architettura, è soprattutto nelle sue opere costruite.

È vero, gli scritti che lascia sono assai pochi, mentre moltissime sono le interviste e quando Gehry talks, le parole hanno un impatto duraturo. Frank aveva una straordinaria capacità di pensiero e di riflessione su tutto quello che succedeva negli Stati Uniti e nel mondo. Non ha mai smesso di comunicare le sue idee, anche nei mesi recenti: aveva il fisico debilitato ma una mente lucidissima. Fino a metà novembre ha continuato a ragionare e a lavorare. Soltanto nelle ultime settimane è stato meno presente nello studio e si è ritirato nella casa in cui si era trasferito nel 2016, affacciata sul Santa Monica Canyon. Dal momento in cui la sua scomparsa è diventata pubblica, la sua casa su Washington Avenue e 22nd street a Santa Monica, è stata oggetto di un pellegrinaggio continuo, ricevendo l’omaggio e l’affetto anche da parte di tanti vicini che all’epoca della realizzazione l’avevano duramente criticata.

 

Al Getty sono conservati i lavori fino al 1988. Prima dell’esplosione globale della sua notorietà: il Pritzker Prize è del 1989, il Guggenheim di Bilbao degli anni ‘90.

Il processo che porterà alla costruzione dell’edificio nella città basca è straordinariamente evocato nell’archivio del GRI attraverso i progetti che l’avevano immediatamente preceduto e specialmente nelle prime fasi del disegno della Walt Disney Concert Hall, che si intreccia negli anni con quello per il Guggenheim. In Gehry c’era una straordinaria continuità tra un progetto e l’altro, tra una commessa e l’altra. Curando l’archivio mi sono resa conto di questo aspetto: per lui non c’era mai un inizio e una fine, tutto fluiva tra i lavori. Una dimensione che si vedeva nell’approccio ai modelli.

 

Quelli che venivano distrutti e ricostruiti, come mostrato nel memorabile documentario di Sydney Pollack “Sketches of Frank Gehry”, pubblicato esattamente 20 anni fa.

L’ho visto con i miei occhi sfasciare modelli per costruirne altri, prendere pezzi da uno per usarli in altri plastici, in altri progetti. Un metodo, basato proprio sulla continuità, che non ho trovato in nessun altro architetto.

 

Da Santa Monica al 701 MacArthur, la continuità è anche l’impegno per il disegno della sua Los Angeles, la città dove si trasferisce con la famiglia (quando il cognome era ancora Goldberg) sul finire degli anni ’40.

L’archivio conservato al GRI, oltre al taglio temporale, raccoglie proprio i materiali dei progetti più significativi per Los Angeles: l’intero percorso che permise di costruire la Walt Disney Concert Hall, dal concorso alla realizzazione, e la Loyola Law School, tra i progetti angelini che a Frank era più caro, documentato attraverso le 6 successive fasi di ampliamento. Tutto ciò ad interpretare quella continuità di cui parlavo. Guardando questi progetti si scopre la storia del downtown di Los Angeles, e si racconta la vicenda architettonica della sua Grand Avenue.

 

Che ha Gehry come protagonista assoluto.

Sarà difficile andare oltre di lui. In tanti si interrogano sul domani, sul futuro, perché oggi non percepiscono più la sua presenza nello studio, mentre si aggira fra i modelli, i tavoli da disegno, gli schermi dei computer o siede pensieroso nella sua biblioteca privata, a partire dai partners, che sono ancora con lui dai tempi del WDCH, al figlio Sam, anche lui architetto, a sua moglie Berta, che ne ha curato l’archivio personale, a Meaghan Lloyd, la cui presenza vigile, indispensabile, non è mai venuta a mancare. La morte di Frank, per quanto ormai attesa da chi gli era vicino, ci ha lasciati più soli.

 

 

Immagine di copertina: ritratto di Frank Gehry (© Melissa Majchrzak)

 

Maristella Casciato (architetta, storica dell’architettura e docente) è curatrice senior e responsabile delle collezioni di architettura presso il Getty Research Institute di Los Angeles dal 2016. Durante il suo mandato è stata responsabile di importanti acquisizioni come Frank Gehry Papers, 1954–1988; i documenti di Paul R. Williams, Brenda Levin e della LA Conservancy. Ha co-curato mostre al GRI, tra cui The Metropolis in Latin America, 1830–1930 (2017), MONUMENT(ALITY) (2018) e Bauhaus Beginnings (2019). Ha ricevuto una borsa di studio Fulbright (1992) e una borsa di studio Graham Foundation Publication (2016). Presso il Canadian Centre for Architecture, è stata Mellon Senior Fellow (2010) prima di essere nominata direttrice associata della ricerca. Tra le sue pubblicazioni più recenti: The Metropolis in Latin America 1830–1930. Cityscapes, Photographs, Debates, co-curato con I. Alonso (2021); Rethinking Global Modernism. Architectural Historiography and the Postcolonial, co-curato con V. Prakash e D. E. Coslett (2022); Technoscape. The Architecture of Engineers, co-curato con Pippo Ciorra (2022); e la ristampa in facsimile di Le Corbusier Album Punjab, 1951 (2024). Casciato è stata nominata Fellow della Society of Architectural Historians nel 2023.

 

 

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Tag: , , , , , , Last modified: 10 Dicembre 2025