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Written by: Professione e Formazione

Hans Stimmann (1941-2025)

Hans Stimmann (1941-2025)
Ricordo della figura che, con ruoli tecnici e politici, ha guidato la ricostruzione di Berlino dopo la caduta del Muro

 

Pochi giorni fa si è spento a Lubecca Hans Stimmann, l’uomo che più di chiunque altro ha impresso una duratura impronta alla politica urbanistica della Berlino riunificata. 

 

La formazione e l’apice del Planwerk

Come architetto-capo della capitale tedesca ha delineato nei circa 15 anni della sua attività amministrativa (1991-2006) il volto della nuova Berlino, ricercando un compromesso fra la tradizione urbanistica tedesca e gli impulsi politico-finanziari provenienti dalla riunificazione delle due Germanie. 

La sua lunga attività amministrativa si può emblematicamente riassumere nel momento in cui il Senato di Berlino approva, nel 1999, il suo dettagliato Planwerk Innenstadt – il masterplan per il centro storico della città – che segna per Stimmann sia il momento di maggiore notorietà, sia l’inizio delle forti critiche rivolte alla rigidezza del suo operato politico e al conservatorismo della sua visione culturale. Ciò nonostante, la ricostruzione di Berlino si è sostanzialmente sviluppata sulla base del suo documento programmatico – ancora oggi valido – e non si può comprendere la struttura della capitale tedesca senza ripercorrere le tappe della sua lunga attività di amministratore ed urbanista.

Nato nella città anseatica di Lubecca, Stimmann vi compie la prima formazione accademica laureandosi (1965) in scienze applicate. La bellezza del centro storico di Lubecca rimarrà per lui un riferimento ideale per lo sviluppo equilibrato di una comunità urbana. Dopo una parentesi di lavoro professionale a Francoforte, la più americana delle città tedesche, si trasferisce a Berlino, dove studia urbanistica e pianificazione territoriale presso il locale Politecnico (TUB). Negli anni ’70 Berlino è la città della contestazione urbana e delle comuni giovanili di Kreuzberg.

Presso l’Istituto berlinese di urbanistica si laurea ed ottiene successivamente il dottorato (1977) con uno studio sulle infrastrutture stradali. Completati gli studi, lavora dapprima come tecnico nell’amministrazione berlinese e poi, fra il 1980 e il 1985, all’interno dei politecnici di Berlino ed Amburgo-Harburg. In questi anni sviluppa stretti contatti con gli urbanisti della ex Germania democratica, promuovendo una visione unitaria su Berlino. Successivamente ritorna a Lubecca dove, dal 1986 al 1991, come membro della SPD (partito socialdemocratico) ricopre il ruolo di bausenator (assessore per l’edilizia), impegnandosi per ottenere il riconoscimento UNESCO per il centro storico della città (1987).

Dopo il 1991, oltre i traumi della modernità

La caduta del Muro dà il via alla rapida carriera di Stimmann che, anche in virtù della positiva esperienza di Lubecca, viene nominato senatsbaudirektor (architetto capo) di Berlino dal 1991 al 1996 e ancora dal 1999 fino al 2006. Nel periodo intermedio (1996-1999) ricopre il prestigioso ruolo politico di Segretario di stato per l’urbanistica, l’ambiente e la tecnologia, sempre nell’amministrazione autonoma del Senato berlinese. La riunificazione consegna nelle mani di Stimmann una città segnata da forti differenze sociali e culturali, con larghi settori urbani da riqualificare. Basta guardare le piante ridisegnate all’interno dell’officina del suo Planwerk per avere una chiara idea della dimensione dei grandi vuoti ereditati dalla guerra e dalle successive demolizioni. Quasi una città intera da riedificare e riconnettere: una sfida forse mai affrontata da alcuna amministrazione pubblica. Tutta l’Europa guarda, perciò, alla Berlino riunificata come ad un importante laboratorio urbano.

Nella storia recente due importanti programmi urbanistici, l’Interbau (1957) e l’IBA (1984-1987), avevano già provato ad ovest, da punti di vista opposti, a proporre una visione per la ricostruzione mentre, ad est, l’architettura della città comunista decade velocemente dal monumentalismo della Stalinallee al pauperismo funzionalistico dei Plattenbau (prefabbricazione pesante). 

In opposizione all’utopia moderna dell’Interbau all’Hansaviertel, che disegna il profilo di una città modernista emergente dalla tabula rasa delle distruzioni belliche, l’IBA di Josef Paul Kleihues e di Hardt-Waltherr Hämer rivaluta il valore di permanenza dell’edilizia esistente ed applica nuove strategie diffuse per il recupero: la ricostruzione critica, per le nuove edificazioni (IBA Neubau), e il rinnovamento prudente per quelle storiche (IBA Altbau). Nonostante le grandi speranze iniziali, gli studi sulla forma urbana sperimentano ben presto la fragilità del limite fra storia e progetto, diluendo la fase sperimentale dell’IBA fino a scadere in un formalismo post-modernista debole e inconsistente. Stimmann, sebbene non direttamente coinvolto nell’IBA, parla in quegli anni di ricostruzione complessa e sviluppa un’idea di città fondata sulla continuità normativa della forma urbana storica.

La sua Berlino vuole scavalcare i traumi della modernità, guardando indietro direttamente alla grande tradizione urbanistica sette-ottocentesca. 

 

Vuoti urbani, soluzioni rigide e fredde

Assieme ai suoi tecnici, nel 1991-1992 Stimmann fissa una serie di norme tecniche che sfociano nella redazione del Planwerk e si concretizzano in un progetto di ricostruzione urbana basata sulla ripetizione diffusa del blocco edilizio berlinese. 

Le norme tecniche prevedono piani di allineamento e precise altezze del costruito (22 metri), arrivando a determinare in dettaglio la forma degli edifici con gli arretramenti superiori delle facciate ed incoraggiando la diffusione del rivestimento a lastre di pietra o laterizi. Se da un lato l’idea di Stimmann di applicare con il Planwerk uno strumento di controllo globale della forma urbana produce una inedita visione della complessità dei fenomeni trasformativi, dall’altro il confine fra reinterpretazione e mera imitazione delle forme storiche della città si rivela essere molto più sottile e scivoloso del previsto. 

Il Planwerk, come strumento di progettazione urbana, finisce ben presto col diventare un corsetto rigido e monocorde, molto più incline alla nostalgia per il passato che alla ricerca di nuove identità. 

Molti sono i luoghi di Berlino legati alla visione di Stimmann, dal Pariser Platz al quartiere governativo dello Spreebogen, dalla nuova stazione centrale all’Alexanderplatz e alla Friedrichstrasse, ma forse è il Potsdamer Platz che, primo palcoscenico internazionale del suo operato, riflette in modo più fedele la struttura della sua politica urbana. Su questa vasta area a ridosso del Muro, un primo accordo politico aveva già assicurato nel 1989 al gruppo Daimler e alla Sony la possibilità di realizzare un enorme investimento immobiliare.

Gli eventi connessi al concorso internazionale di progettazione, culminati con la polemica uscita di scena di Rem Koolhaas dalla giuria, segnano la frattura insanabile fra la visione di Stimmann e la cultura architettonica contemporanea. Come risultato, Renzo Piano disegna il modesto masterplan del quartiere Daimler, Hans Kollhoff innalza la sua pesante torre di mattoni ed Helmuth Jahn realizza un ludico tendone da circo per il Sony Center. 

Incapace di immaginare una struttura urbana flessibile ed aperta alla contemporaneità, la visione strategica di Stimmann si inceppa di fronte al grande vuoto del vicino Leipziger Platz che nasconde, dietro le ben allineate facciate in pietra, la banalità dei suoi uffici e spazi commerciali.Il tranquillo passatismo di Stimmann neutralizza gli errori del modernismo calando dall’alto una rete di protezione per i suoi architetti, in cui bene si colloca perfino la recente ricostruzione da operetta del perduto Castello degli Hohenzollern.

Il successo registrato sul mercato immobiliare dal Planwerk ribadisce, da un lato, la sua perfetta aderenza ai simboli della nuova Germania unita e, dall’altro, l’efficiente identificazione con le necessità speculative degli investitori internazionali. Ma i vuoti monumentali e le fredde scenografie della sua Berlino sono ancora qui a testimoniare il disagio nell’immaginare forme flessibili e variabili per il variegato mondo della contemporaneità. 

La recente scomparsa di Stimmann chiude simbolicamente un’intera epoca, inquinata dall’equivoco di aver assunto la storia come forma assoluta della politica urbana.

Per fortuna, la città viva sfugge inesorabilmente a tutte le regole del conservatorismo ad oltranza e la Berlino attuale è sempre più un vivace crogiuolo di etnie e sperimentazioni che, come sta accadendo oggi in molte aree urbane più periferiche (Tempelhof, ad esempio), proiettano sulle ombre lunghe del passato le forti speranze di un diverso “cielo sopra Berlino”.

Immagine di copertina: Hans Stimmann (© Andreas Praefcke, fonte wikipedia)

Autore

  • Gianluca e Laura Frediani

    Gianluca Frediani è architetto e docente universitario presso l'Università di Ferrara e la TU Graz. È autore di articoli, saggi e monografie scientifiche. Laura Frediani lavora come architetta e libera ricercatrice fra Austria e Italia. Il suo lavoro si concentra su temi architettonici e urbani di rilevanza sociale. Ha vinto concorsi e premi di architettura e collabora alle attività scientifiche di varie università ed istituzioni culturali.

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Last modified: 16 Settembre 2025