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Written by: Città e Territorio Forum

Alberi in città: non siano simboli ma progetti

Alberi in città: non siano simboli ma progetti
Troppo spesso la vegetazione urbana ridotta a ornamento. La riflessione di un esperto, Francesco Ferrini, che auspica una svolta culturale

 

Troppo spesso ci si accorge dell’importanza degli alberi solo quando cadono. Accade dopo un temporale violento, quando le cronache si riempiono di titoli allarmistici, di immagini di tronchi spezzati e alberi sradicati, e quando – inevitabilmente – parte la caccia al colpevole: “è stato il vento, è stata la specie, è stato chi l’ha piantato”. Ma raramente ci si chiede: “Quella pianta era davvero quella giusta, in quel posto, in quelle condizioni?”.

 

Scelte inappropriate diventano fattori di rischio

La verità è che la scelta delle specie da impiegare nello spazio urbano non è mai un gesto neutro, né dovrebbe essere lasciata al caso. Non si tratta solo di estetica o rapidità di crescita, ma di resistenza agli stress, compatibilità con il suolo, con l’edilizia circostante, con le reti di sottoservizi, e oggi sempre più con un clima che cambia. 

La ricerca e la sperimentazione lo ripetono da anni: un albero in città deve essere il frutto di un progetto, non di una veloce consultazione di un catalogo o di un’occasione a poco prezzo trovata in vivaio. Eppure, osservando certe alberature urbane, si ha il sospetto che il caso – o peggio, l’abitudine – continui a guidare molte decisioni. Si vedono specie inadatte per dimensione, portamento o fragilità meccanica, piantate in spazi angusti o in condizioni che ne compromettono lo sviluppo sin dai primi anni. E poi ci si stupisce se, di fronte a un evento meteorologico estremo, cedono.

Le discussioni che seguono sempre alle cadute di alberi in alcune città italiane lo dimostrano in modo evidente: manca ancora una cultura diffusa della responsabilità progettuale, quella che guarda non solo al piantare, ma al piantare bene. Troppo spesso, la messa a dimora degli alberi è ancora trattata come un atto simbolico o decorativo, un gesto politico o comunicativo, anziché come un vero intervento tecnico, che ha conseguenze a lungo termine sulla vivibilità e sulla sicurezza dello spazio urbano.

 

Non esiste la specie perfetta

Piantare bene significa innanzitutto prevedere e prevenire, uscendo dalla logica dell’emergenza continua per entrare in una pianificazione consapevole. Significa affidarsi a criteri scientifici e non all’improvvisazione, alla tradizione o – peggio – all’occasione economica del momento. Vuol dire avere censimenti arborei aggiornati, in grado di restituire una fotografia dinamica del patrimonio verde, monitorarne le condizioni, pianificare sostituzioni e interventi senza aspettare che siano gli eventi estremi a costringere a reagire. Ma significa soprattutto fare scelte vegetazionali ragionate: selezionare le specie in base alla loro compatibilità con il contesto (suolo, spazio disponibile, esposizione, infrastrutture presenti), alla loro tolleranza agli stress climatici, e non solo, sempre più frequenti, alla loro stabilità meccanica, alla ridotta suscettibilità a parassiti già presenti o in potenziale espansione. Non esiste la specie perfetta, ma esistono specie più adatte – e quindi più sicure e durature – se scelte e gestite con criterio.

Finché il verde urbano verrà concepito, nella percezione comune e purtroppo talvolta anche nelle pratiche amministrative, come mera componente ornamentale, relegata al ruolo di decorazione accessoria e simbolica del paesaggio urbano, e non invece come un’infrastruttura viva, pulsante e relazionale, dotata di propri bisogni fisiologici, dinamiche evolutive e interazioni sistemiche con l’ambiente costruito, ogni evento meteorico di particolare intensità continuerà a produrre reazioni scomposte, recriminazioni tardive e narrazioni emergenziali, anziché generare consapevolezza, memoria tecnica e capacità trasformativa.

 

Ambienti di qualità per città resilienti

In assenza di una vera cultura della complessità vegetale in ambito urbano, che riconosca negli alberi non semplici elementi verdi, bensì organismi attivi, sensibili, capaci di interagire con le dimensioni ecologiche, climatiche, sociali ed estetiche della città, persisterà una progettazione superficiale, discontinua e priva di visione strategica.

Occorre, dunque, una svolta epistemica e operativa, un mutamento di paradigma che restituisca alla pianificazione e alla gestione del verde urbano la dignità disciplinare, il rigore tecnico e la centralità politica che le spettano. Solo riconoscendo che ogni albero è, al contempo, forma e funzione, bellezza e presidio ambientale, si potrà davvero aspirare alla costruzione di città resilienti, vivibili e capaci di abitare il futuro con equilibrio.

Concludiamo ribadendo che, come accennato, non esistono alberi infallibili, ma esistono alberi “più adatti” a determinati contesti, e altri che, pur sani, possono diventare instabili se messi nelle condizioni sbagliate. La progettazione del verde urbano non può permettersi improvvisazioni o scorciatoie: è un atto tecnico, ambientale e culturale insieme. E ogni scelta sbagliata ricade sulla collettività, in termini di costi, sicurezza e, non dimentichiamolo, fiducia. Scegliere le piante, oggi, è scegliere che città vogliamo costruire. E non c’è più spazio per scelte casuali.

Immagine di copertina: Corso Marconi dopo la pedonalizzazione di un tratto della carreggiata centrale, Torino 

Autore

  • Francesco Ferrini

    Francesco Ferrini (Università di Firenze, NBFC National Biodiversity Future Center) è professore ordinario di Arboricoltura e Coltivazioni. È stato Presidente della Società Italiana di Arboricoltura e ha ricevuto il riconoscimento della International Society of Arboriculture “L.C. Chadwick Award for Arboricultural Research” nel 2010 e l’ISA Award of Merit nel 2019. È membro dell’Accademia dei Georgofili, dell’Accademia della Colombaria, dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali e dell’Accademia di Agricoltura di Torino. È Presidente del Distretto Rurale Vivaistico-Ornamentale di Pistoia. Ha pubblicato circa 470 lavori, presentando i risultati delle ricerche in convegni in Italia e all’estero. Fra i suoi libri: “Amico Albero” (con A. Fini, ETS edizioni, 2017); “A proposito di alberi” (Giorgio Tesi Editore, 2018); “La terra salvata dagli alberi” (con L. Del Vecchio, 2020), “Resistenza Verde” (con L. Del Vecchio, 2021) e “Alberi e gente nuova per il pianeta” (con L. Del Vecchio, 2022) per Elliot Edizioni. È editor del Routledge Handbook of Urban Forestry (2017)

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Last modified: 22 Luglio 2025