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Rossella ScaliaWritten by: Forum

Le mie Idee sono una mia Proprietà

L’architetto britannico ha deciso di cancellare il suo nome dall’edificio, pertanto non riconoscendo sé stesso come autore del progetto, recentemente ultimato dopo 15 anni di lavori. Il motivo di tale gesto è legato al pavimento in pietra basaltica di Viterbo previsto dalle indicazioni progettuali da lui fornite, sostituito durante la messa in opera dalla pietra lavica etnea, di qualità inferiore. Ciò, secondo Chipperfield, ha determinando un risultato finale indegno di portare il suo nome.
«Nessun creatore è stato mai mosso dal desiderio di piacere alla folla, la folla odiava il dono che le veniva offerto, il creatore cercava invece la verità. Il suo scopo è sempre stato l’opera, la sua opera non chi la usava, la sua creazione non i benefici che gli altri ne traevano, la creazione che dava forma alla sua verità. La sua verità la metteva sopra e contro tutti gli altri; il creatore andò avanti sia che gli altri volessero seguirlo o no, solo con la sua integrità. Egli non servì mai niente e nessuno, visse solo per sé e solo vivendo per sé poté realizzare le opere che formano la gloria dell’umanità». [«La fonte meravigliosa», film, 1949 ]
«Ebbene, signore: ripensando a quelle illusioni che adesso lei non si fa più; a tutte quelle cose che ora non le “sembrano” più come per lei “erano” un tempo; non si sente mancare, non dico queste tavole di palcoscenico, ma il terreno, il terreno sotto i piedi, argomentando che ugualmente “questo” come lei ora si sente, tutta la sua realtà d’oggi così com’è, è destinata a parerle illusione domani?». [Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore, 1921]
Esistono personaggi la cui storia è nata dalla mano di qualcuno, personaggi che hanno caratteri definiti, disegni di volti e impressioni di personalità, ma rimangono delle illusioni – o se preferite idee intangibili – se un lettore non fa di loro una realtà o ciò che appare come tale.
Sei personaggi sono stati creati nel 1921 da Luigi Pirandello e da allora vagano tra le pagine del suo copione; essi hanno una storia e vivono un dramma che conosciamo attraverso le parole dell’autore. Vedono la loro vita trasformata e modificata su un palcoscenico teatrale da Attori incapaci che fingono di agire come loro ma non riescono mai a essere uguali a loro. Qual è dunque il limite che ci permette di stabilire dove l’illusione finisce e inizia invece la realtà? Cosa ci porta a individuare una linea di confine tra la mente e il corpo? Bisognerebbe capire se quel mondo delle idee pensato da Platone come un universo ideale non sia soltanto il frutto aleatorio della nostra immaginazione e soprattutto se tutto ciò che riteniamo reale non diventi tale tramite il gesto delle nostre azioni. Mi chiedo se una rappresentazione teatrale non contenga in sé gli elementi necessari a chiarire tali dubbi. Immaginiamo di leggere il copione che Pirandello ha scritto diversi anni fa, inconsapevole del fatto che oggi avrei riempito il suo scritto dei miei pensieri e lo avrei trasformato in qualcosa che prima non era e probabilmente nemmeno era destinato a essere tale. Il copione contiene delle indicazioni, un disegno di ciò che gli attori reciteranno, il modo in cui parleranno, le azioni che compiranno e gli abiti che vestiranno. Ma tutto ciò è solo accennato, lo scritto rimane essenzialmente incompleto se la lettura non lo arricchisce di un carattere personale che vale soltanto per me che lo metto in scena. Ciò che Pirandello ha fatto con i suoi Sei personaggi in cerca d’autore è stato un costruire la scena e la storia, e alla fine delle pagine scritte lasciare la penna sullo scrittoio, così da consegnare a un pubblico sconosciuto un copione vuoto la cui essenza può trovarsi solo nell’azione di qualcun altro, in quella performance che gli darà vita.
Ciò mi porta a pensare che ciascun architetto, in quanto pensatore di spazi, dovrebbe avere il compito di ideare un copione, lasciando che il suo essere non sia un’impronta indelebile stampata su di esso, piuttosto una rapida scomparsa. Se la mano dell’autore fa fatica a staccarsi dalla sua opera, ogni rappresentazione dei Sei personaggi sembrerà errata o meglio non conforme a ciò che l’autore con il suo scritto ha avviato. Gli edifici non dovrebbero essere l’espressione dei loro autori, piuttosto dei personaggi che li vivono; non dovrebbero possedere marchi di fabbrica perché ciò li trasformerebbe in meri prodotti di consumo.
Se Pirandello dovesse distruggere o togliere il suo nome da ogni rappresentazione teatrale che non rispetta fedelmente la sua storia, allora non avremmo più il piacere di assistere ad alcuna performance, piuttosto alla triste scena di un copione vuoto sulla scrivania del suo autore.

Autore

  • Rossella Scalia

    Critico di architettura e ricercatrice indipendente. La sua attività si svolge prevalentemente a Londra. Dopo aver conseguito la laurea in Architettura all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha continuato gli studi alla London Metropolitan University specializzandosi in Storia, Teoria e Interpretazione dell’Architettura (MA). La sua ricerca è focalizzata sul potenziale di architetture derelitte come punto di partenza per un dialogo con la città più inclusivo e aperto a nuove idee. Continua a esplorare i posti più remoti e sconosciuti della Sicilia e di Londra, sue mete preferite, sempre in cerca di architetture invisibili e rovine moderne. Scrive su diverse riviste di architettura nazionali ed internazionali ed è stata finalista nel 2012 del AJ Writing Prize. Il suo interesse per la fotografia e il cinema le ha permesso di comunicare l'architettura attraverso mostre e video installazioni

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Last modified: 25 Giugno 2015