Allievo di Le Corbusier, è stato uno dei principali protagonisti dell’architettura e dell’urbanistica sudamericana
Lo scorso 22 maggio ci ha lasciati Germán Samper, uno degli ultimi “maestri” dell’architettura sudamericana del Novecento. Appena laureato, dal 1949, fece parte, insieme a Rogelio Salmona e a Balkrishna Doshi, dell’atelier parigino di Le Corbusier, per il quale seguì personalmente il progetto per il Palazzo dell’Assemblea di Chandigarh, le prime fasi del piano urbanistico per la stessa capitale del Punjab e il “plan director” per Bogotà, sua città natale, alla quale fece ritorno nel 1954.
Nella capitale colombiana ha firmato molte delle icone architettoniche del panorama urbano: dal grattacielo Avianca (1968), il cui piano terra fu progettato per essere una piazza coperta, al Museo dell’Oro (1963 e 2003, ampliamento), dalla Cittadella Colsubsidio (1986) alla Biblioteca Luis Ángel Arango (1962), la cui sala concerti è considerata una straordinaria opera di ebanisteria e acustica. Suoi anche il più alto edificio di Medellin, il Centro Coltejer (1970), e, a Cartagena, lo stadio (1958) e il Palazzo dei congressi (1982), che si specchia sulla darsena della città caraibica.
Tra il 1968 e il 1973 fu – con James Stirling, Charles Correa e Fumihiko Maki tra gli altri – uno dei progettisti scelti da Peter Land per disegnare, nella periferia nord di Lima, il PREVI (“Proyecto Experimental de Vivienda”), ancora oggi il più grande e riuscito esperimento di “autocostruzione assistita” del Sudamerica. Proprio l’attività sul fronte del social housing ha rappresentato una delle cifre distintive del lavoro di Samper, che ha realizzato interi quartieri fondati sul coinvolgimento dei loro abitanti, non solo in Colombia e Perù ma anche a Panama e a Quito, dove ha progettato la “urbanización” di Santa Anita.
Un impegno riconosciuto lo scorso anno, proprio nella capitale ecuadoriana, con il premio alla carriera nell’ambito della Biennale Panamericana di Architettura. A questo proposito è interessante ricordare che proprio Samper, insieme al collega e amico Hernán Vieco, fu il primo, nel 1962, a declinare il format della “biennale” ai temi dell’architettura.
Nel corso dei decenni, Samper ha insegnato oltre che in Colombia anche in Messico, Ecuador e Panama, mentre negli ultimi anni si è speso molto nel promuovere un’urbanistica che rimettesse al centro del progetto le relazioni umane e lo spazio pubblico. Un tema che lo aveva recentemente portato a tessere nuove relazioni con la Fondation Le Corbusier.
Tra i lasciti di Samper un archivio di oltre cinquemila disegni a china, esposti nel 2015 al MOMA di New York e più recentemente nel Museo di Bogotà, e raffiguranti gli edifici, le piazze e gli scenari urbani visitati in settant’anni esatti di carriera. Infatti era l’estate del 1949 quando Le Corbusier concesse a lui e a Salmona di partecipare al congresso CIAM di Bergamo esortandoli: «Non portate con voi la macchina fotografica ma un taccuino e la matita, un architetto deve saper disegnare ciò che ne richiama l’attenzione… e siate curiosi!». Un consiglio che Samper ha assunto quasi come un imperativo e che oggi, nell’era della digitalizzazione estrema, rappresenta un monito per ogni architetto.
Per il regesto completo delle opere: germansamper.com
Foto di copertina: Nicolas Galeano
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america latina , le corbusier
Last modified: 28 Maggio 2019