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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Progetti

Le nuove biblioteche, spazi per una ritrovata socialità

Le nuove biblioteche, spazi per una ritrovata socialità

Uno sguardo internazionale sulle recenti realizzazioni: centralità urbane e spazi culturali come condensatori sociali. Italia fanalino di coda

 

Il caso francese

Come dimostra il libro di Erik Orsenna e Noël Corbin Voyage au pays des bibliothèques (2018), la Francia ha recentemente puntato sul potenziamento delle biblioteche come edifici ibridi, al contempo centri culturali e luoghi per il tempo libero. Così, nelle grandi città come nelle aree rurali, si è capillarmente diffusa una rete di 16.500 biblioteche pubbliche che nel 2016 ha ospitato 27 milioni di utenti e che copre una superficie di 6,5 milioni di mq, equivalente a 100 musei del Louvre. Oltre all’investimento per costruire nuovi edifici è da notare che nella Legge finanziaria 2018 i fondi per le biblioteche sono stati aumentati di 8 milioni per garantire l’apertura domenicale e serale di questi avamposti della democrazia.

La Biblioteca multimediale Alexis de Tocqueville a Caen è uno degli emblemi di questa rinnovata vitalità. Esito di un concorso internazionale vinto nel 2010 da OMA con Barcode Architects, a due anni dall’apertura l’edificio ha perso l’iniziale estraneità formale al contesto divenendo uno dei principali laboratori culturali cittadini, oltre che un importante landmark. L’ambizioso programma, oltre a concepire 12.000 mq per ospitarvi più di 120.000 documenti stampati e digitali, mirava a definire un nuovo standard per le biblioteche del XXI secolo, trasformando una tipologia storicamente definita in un’agorà dove possono incrociarsi idee, storie e persone. Costruita all’estremo della penisola che dal centro città giunge al Canale della Manica, la biblioteca è allo snodo tra il nucleo storico e il masterplan “La Grande Mosaïque” elaborato da MVRDV nel 2013 per definire l’immagine della “Grand Caen” attraverso il ridisegno di 600 ettari di terreni dismessi che s’estendono sulle città di Mondeville e Hérouville Saint Clair. Nell’ambito dell’ampliamento che sarà attuato in un decennio sono già stati realizzati altri edifici pubblici come il vicino Palazzo di Giustizia di Baumschlager Eberle Architects con Atelier Pierre Champenois. La biblioteca è orientata verso gli storici siti dell’Abbaye-aux-Dames a nord e dell’Abbaye-aux-Hommes a ovest, verso la stazione ferroviaria a sud e verso l’ampliamento a est. I quattro piani convergono al primo livello nell’ampia sala lettura centrale; l’ultimo piano è occupato dalla biblioteca per bambini, da uffici e spazi logistici, mentre l’archivio e le collezioni storiche si trovano nel basamento sotterraneo. Il piano terra ospita il chiosco dei periodici, l’auditorium da 150 posti, lo spazio espositivo e il ristorante. L’interazione dell’edificio con l’attiguo parco, il lungomare e il percorso pedonale è sottolineata dai grandi ingressi e dalla facciata a vetri trasparenti. L’intervento è supportato da un programma culturale per adulti e bambini che include visite guidate, letture, workshop, degustazioni, proiezioni e spettacoli vari.

 

Il resto d’Europa…

La riflessione sulla biblioteca come condensatore sociale è in corso da almeno un decennio e tra i punti d’avanzamento si ricorda l’OBA – Openbare Bibliotheek Amsterdam progettata da Jo Coenen (2007). A meno di cinque minuti a piedi dalla stazione centrale, OBA è al centro di Oosterdokseiland, nel cuore di un nuovo snodo culturale che include tra gli altri il Conservatorio, il Muziekgebouw, Nemo e l’Eye Film Museum. L’edificio di 10 livelli per 28.000 mq è divenuto un’insegna urbana che attrae ogni anno oltre 2,5 milioni di utenti ed esprime tutta la vivacità culturale di Amsterdam. Gli spazi interni luminosi e aperti accentuano il carattere democratico dei luoghi per la cultura, mentre l’offerta ai visitatori include l’auditorium da 270 posti, il ristorante e la terrazza belvedere con una vista a 360° sulla città.

Recentemente in varie città europee sono state costruite altre importanti biblioteche pubbliche e, senza esaurirne l’elenco, ricordiamo le strutture di Birmingham, Arhus e Helsinki.

Esito di un concorso internazionale del 2009, la Biblioteca pubblica di Birmingham (Regno Unito) progettata dai Mecanoo (2013) è in relazione con Centenary Square e reinterpreta in chiave monumentale, culturale e d’intrattenimento la principale piazza cittadina. L’edificio in vetro trasparente è rivestito da anelli in filigrana di metallo che, ispirandosi alla locale tradizione artigianale e industriale, modulano la luce e la ventilazione naturale. Gli otto spazi circolari all’interno sono collegati da tapis roulant e scale mobili che aprono molteplici prospettive e invitano allo scambio tra le varie aree.

Costruita dopo la vittoria nel 2009 a un concorso internazionale, Dokk1 ad Aarhus (Danimarca) è la più grande biblioteca pubblica scandinava ed è posta nel centro urbano alla foce del fiume. Disegnato dallo studio SHL – che ha progettato anche la Royal Library di Copenhagen – l’edificio di 35.000 mq è caratterizzato da un programma ibrido e ospita anche un centro d’informazione cittadina, uffici, 1.000 posti auto e nuove piazze pubbliche sul lato del porto, configurando un luogo privilegiato per l’incontro.

Progettata da ALA Architects, Oodi è la biblioteca di Helsinki (2018; cfr. l’articolo) caratterizzata da un ampio piano terra, in continuità con piazza Kansalaistori, che può essere allestito per eventi pubblici vari. L’edificio è un attivissimo centro culturale che non custodisce solo libri e riviste ma ospita anche studi di registrazione dotati di strumenti musicali, sale per proiezioni e conferenze, workstation e computer, area giochi, stampanti 3D, cucina, macchine per cucire e un’area feste.

 

… e del mondo

Il dibattito sulle biblioteche non si limita all’Europa. In Oriente si registrano alcuni recenti interventi, come quelli in Cina di MVRDV e SHL e in Qatar di OMA, la cui grande scala permette di ampliare i servizi offerti definendo nuove icone urbane.

La Tianjin Binhai Library, concepita da MVRDV con TUPDI (2017), è inserita nel parco del masterplan di 120.000 mq disegnato dallo studio tedesco GMP per definire un nuovo distretto culturale. La biblioteca (cfr. l’articolo) da 33.700 mq su 5 livelli è caratterizzata dalle iconiche librerie curve che, estendendosi all’esterno, avvolgono la facciata. La biblioteca ospita anche un auditorium e varie aree pubbliche dando forma a un vivace centro culturale.

Concepita da OMA, la Qatar National Library a Doha (2018; cfr. la nostra pubblicazione) è inserita nel campus universitario internazionale di Education City. L’edificio di 45.000 mq si basa su un quadrato sollevato su due angoli opposti che determina un atrio ombreggiato e conduce alla vasta sala centrale, punteggiata da snelle colonne, il cui bianco soffitto riflette la luce naturale. La biblioteca ospita 800.000 volumi, tra cui 300.000 libri e manoscritti antichi accessibili solo agli studiosi ma ospitati in una sala seminterrata visibile dall’alto da tutti i visitatori. L’edificio ospita anche l’auditorium variamente configurabile, il set fotografico, la sala registrazione, il fab-lab e la biblioteca per bambini. Il progetto paesaggistico degli olandesi Inside Outside accentua la permeabilità con un pattern di aiuole circolari che s’insinuano nell’edificio.

Lo studio SHL è il vincitore del concorso bandito nel 2016 per la Shanghai Library East, il cui completamento è previsto nel 2020. L’edificio ospiterà una collezione cartacea e digitale di circa 5 milioni di volumi e combinerà i servizi della biblioteca con quelli del centro per la ricerca scientifica e tecnologica. La struttura di 115.000 mq è pensata in stretta relazione con il Century Park ed è caratterizzata da un monolite che pare sospeso su due padiglioni che ospiteranno l’auditorium da 1.200 posti, lo spazio eventi e mostre e la biblioteca per bambini. L’atrio centrale ospita tre sale lettura sfalsate e collegate alle varie parti dell’edificio. Il rivestimento in vetro, oltre a riflettere il paesaggio circostante, offrirà varie viste sul parco e la città. Come rilevato dai progettisti, anche in questo caso, la biblioteca non si limiterà a custodire libri ma sarà soprattutto un luogo d’interazione sociale.

 

E l’Italia?

Pur non essendo esaustivi, gli esempi citati evidenziano il ritardo accumulatosi in Italia, dove si registrano pochi e isolati interventi di qualità, tra cui il restauro della Biblioteca Hertziana ad opera di Juan Navarro Baldeweg (2013); la Biblioteca di Maranello (Modena) progettata da Arata Isozaki con Andrea Maffei (2011) e le biblioteche nei comuni di Curno, appaltata nel 2000 e ancora incompiuta, e di Nembro (Bergamo; 2007), entrambe firmate dallo studio Archea Associati.
La scarsa attrattività è tra le principali cause della bassa frequentazione delle oltre 6.000 biblioteche pubbliche del nostro Paese. Ogni anno in Italia solo il 24% della popolazione va in biblioteca contro il 74% in Svezia, il 47% nel Regno Unito, il 45% in Olanda e il 33% in Francia e Spagna. Questi numeri spiegano anche il preoccupante aumento della povertà educativa: nel nostro Paese, infatti, il 52,8% dei ragazzi dai 6 ai 18 anni nell’ultimo anno non ha letto alcun libro, mentre il 10% delle famiglie non ne possiede in casa. Nel 1981, durante la conferenza tenuta alla Biblioteca comunale di Milano poi pubblicata nel volume De Bibliotheca, Umberto Eco aveva esposto i 19 punti della sua ricetta per rendere le biblioteche luoghi vivi e attrattivi. Sono trascorsi quasi quarant’anni ma la situazione sembra aggravata dall’assenza di politiche e fondi necessari sia per costruire nuove strutture sia per acquistare testi e aggiornare i servizi offerti. Eppure, in quest’Italia sempre più vecchia e inadatta alle ibridazioni culturali, l’interesse verso le nuove biblioteche dovrebbe essere una priorità per fermare il declino. Provando davvero a ripartire dalla cultura.

 

* L’articolo è l’esito di una ricerca condotta da chi scrive con la prof.ssa Fanny Bouquerel (Institut d’Études Européennes, Université Paris 8)

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 12 Marzo 2019