Riceviamo e pubblichiamo un appello della Sezione Verbano Cusio Ossola di Italia Nostra contro la realizzazione di un collegamento funiviario a ridosso delle aree protette dell’Alpe Veglia e Alpe Devero
La storia della conquista turistico-industriale delle Alpi si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta è un settore delle Alpi Lepontine in valle Ossola, quasi a ridosso del confine svizzero, che in questi giorni è fatto oggetto di una proposta per la realizzazione di una nuova stazione turistica che attraverso l’ampliamento di quella esistente nella zona dell’Alpe Ciamporino, colleghi con nuovi impianti le aree che si estendono dalla Valle Divedro alla piana dell’Alpe Devero. Un progetto ambizioso, con un investimento in molti milioni di euro che intende connettere in un unico grande comprensorio sciistico ambiti ora raggiungibili soltanto attraverso percorsi escursionistici di alta quota. Il progetto non si limita a prevedere l’utilizzo invernale dei nuovi impianti, ma li configura pure per la fruizione estiva, assicurandosi così, nelle intenzioni degli investitori, la redditività degli investimenti previsti.
La questione è aperta e assume una particolare valenza in quanto gli ambiti interessati, non solo in buona parte incontaminati e inseriti in zone ZPS, si situano anche negli immediati confini di due aree protette di particolare fascino e richiamo: quella del Parco regionale dell’Alpe Veglia e quella dell’Alpe Devero. Il dibattito coinvolge la Regione Piemonte, ben quattro comuni, l’ente di gestione delle aree protette e le organizzazioni ambientaliste, oltre alla società che ha presentato il progetto. Gli interessi in campo, anche contrapposti tra loro, sono molti. Gli scenari che le parti prefigurano e le filosofie che sostengono sono indubbiamente diverse; una loro conciliazione – peraltro sinora neppure tentata – non sembra facile.
Per la difesa dei valori ambientali e culturali di tale porzione alpina è stato costituito un comitato, di cui fa parte anche l’Associazione Italia Nostra attraverso la Sezione VCO. In alternativa al progetto di turismo industriale, si propugna una diversa visione dello sviluppo, incentrato su un’economia diffusa, equa, legata culturalmente al territorio in cui si radica, indicandolo quale alternativa possibile rispetto ai miraggi dei maxi investimenti di risorse che alterano lo stesso territorio nel momento stesso in cui affermano di valorizzarlo, ma in realtà lo sfruttano. È necessario essere competitivi sul piano della qualità degli ambienti incontaminati da offrire a una domanda crescente di turismo “lento” e consapevole, sviluppando servizi, anche innovativi, qualitativamente e quantitativamente adeguati. Rivolgiamo dunque un accorato appello alle istituzioni di governo del territorio perché sappiano indicare la rotta anziché essere guidate da miraggi d’investimenti massicci e forse anche troppo facili, fermandosi a riflettere a fondo e aprire un confronto sui mondi possibili delle poche terre alte ancora rimaste.
Immagine di copertina: panoramica sull’Alpe d’Arbola, nella zona interessata dal progetto dei nuovi impianti (foto di Filippo Pirazzi _ Coordinamento “Salviamo il paesaggio Valle Ossola”)
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infrastrutture , montagna , territorio fragile
Last modified: 20 Dicembre 2017
[…] aggiornamento dello stato delle cose, rispetto alla lettera pubblicata da questo Giornale nel dicembre scorso. L’Alpe Devero (nella foto di copertina), una delle aree più belle e apprezzate delle Alpi, […]