Riceviamo e pubblichiamo una lettera che puntualizza alcuni temi illustrati nel “Ritratto di città” dedicato dal nostro giornale alla capitale albanese
Quando la programmazione economica scema, i progetti (financo di Renzo Piano) soppiantano i piani regolatori ed i masterplan (perfino di Stefano Boeri) surrogano la pianificazione urbanistica.
Ed allorché, forse, la marijuana regge l’economia, il sindaco Erion Veliaj conforma tutta l’area di comando, concepita da mente italica, in isola integralista lasciando ancora all’iniziativa privata la ristrutturazione di zone in cui, su strade inadatte al transito dell’ambulanza, palazzoni d’oltre nove piani (vituperati dal predecessore Edi Rama ma mai banditi in centro) sono sorti accanto a superstiti abitazioni rurali della città ottomana. E dove torri postmoderne di 85 metri, empori high tech e moschee risarcitorie sono sbocciate e sbocciano su brandelli di parchi o giardini.
Al sito tirana.gov.al, il Projekti i Sheshit Skënderbej risulta assai scarsamente documentato; però, in piazza Scanderbeg, molte transenne del cantiere sono ricoperte da: fotomontaggi; viste a volo d’uccello e dal suolo; planimetrie; abaco delle pavimentazioni del molto asfalto dismesso e d’estese spianate irrorate da zampilli d’acqua; catalogo delle tipiche piantumazioni di boschi o giungle rimpiazzanti essenze arboree ivi già schierate in rigorose aiuole e, forsànche, quelle altrove estirpate come sì detto. Le specifiche dei lavori, dai costi ai tempi d’esecuzione, non appaiono né alla pagina web di cui sopra né in cartelli di cantiere. Ed, altresì, manca la simulazione del traffico risultante post rivoluzione della viabilità da dislocare ben oltre l’edificato tra 1830 e 1981 (Ministeri, Municipio, Banca, Palazzo della cultura, Hotel, Museo) e lo spazio regolare innestato nei pressi della Torre dell’orologio e della moschea turca che spesso ha mutato aspetto e dimensione.
L’operazione in atto incuriosisce anzitutto gli stranieri. L’ambientalismo albanese, ignorando quest’insolita valorizzazione (pur fondiaria ma senza incremento volumetrico) dell’epicentro, denuncia piuttosto la parziale cementificazione del Parku del Lago artificiale. E manifesta contro reiterate violazioni ambientali: con depositi di rifiuti importati, plastica inclusa ché non smaltita per mancanza di strutture e non riciclata oltre il 30% della prodotta in casa; con moratoria di salvaguardia delle foreste; con dighe e centrali idroelettriche per energia da esportare, pure a Valbona nel pregiato (dal “National Geographic”) Parco nazionale.
Nel report per Il Giornale dell’Architettura, Amarda Velcani afferma che “Il piano sarà diviso in tre parti: … una visione d’insieme del piano urbanistico; una raccolta di normative e una serie di progetti da svilupparsi in diverse parti della capitale“. Tutto ciò non appare nel sito web del Comune o in quello di Stefano Boeri Architetti. Molto è stato divulgato in pubblici incontri e si coglie in TR030 perfino con l’allegoria del “Buon Governo” di Ambrogio Lorenzetti. Così, solo cent’anni dopo l’opera degli architetti mussoliniani, si vedrà se il masterplan “Tirana 030” cambia verso davvero alla prassi urbanistica albanese.
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rigenerazione urbana , tirana
Last modified: 19 Novembre 2016