Da dicembre, l’allestimento della pinacoteca del Museu de Arte de São Paulo è ritornato al layout originario di Lina Bo Bardi
SAN PAOLO DEL BRASILE. Simbolo della metropoli brasiliana, il Museu de Arte de São Paulo (MASP) è uno dei principali centri culturali del Paese. Il progetto di Lina Bo Bardi, site specific e dall’inconfondibile layout, ha rappresentato fin dagli esordi (1947) un’eccezionalità nel panorama museale e architettonico della città. Nel 1996 l’allestimento della pinacoteca fu smantellato a favore di uno più tradizionale, ricevendo molte critiche. Lo scorso dicembre, l’inaugurazione della sala superiore, riallestita secondo il progetto di Bo, è stata considerata dai paulistani come un fatto simbolico e l’evento culturale più importante degli ultimi anni.
L’idea del riallestimento, fortemente voluto dal direttore Adriano Pedrosa nominato un anno fa, è un unicum nel panorama museale internazionale. I «cavaletes da Lina» sono delle icone e, nonostante i loro cinquant’anni, sorprendono come una novità. Il disegno delle basi è stato rieditato dal nucleo tecnico del museo con la collaborazione del Museu da Casa Brasileira. Nonostante le necessarie modifiche tecniche per andare incontro alle problematiche di vibrazione, l’essenza e la poetica del supporto in cemento, cristallo e legno sono rimaste inalterate.
La distesa dei quadri galleggianti, ora in ordine cronologico, circondati dal panorama della città, stordisce i visitatori. Niente assomiglia a ciò che tradizionalmente ci si aspetta da una pinacoteca. Al tramonto e con i tendaggi aperti, la sala offre un’esperienza visiva e spaziale unica, grazie al dialogo tra la luce naturale e l’oro delle cornici, all’integrazione tra interno ed esterno e ai riflessi sui cristalli. Non stupisce che sia un riferimento per altri allestimenti in giro per il mondo e che sia così caro ai paulistani.
Nonostante le immagini del MASP siano celeberrime, sperimentarlo di persona è un affare completamente diverso. L’allestimento richiede partecipazione ma, al contrario della maggior parte dei musei tradizionali, non è percepito come faticoso. È una mostra dinamica e interattiva, si può interpretare la visita come fosse un gioco: ci si rincorre e ci si perde tra i visi dipinti e riflessi. I cavalletti trasparenti nascondono i busti di altri visitatori, dando l’impressione che il Modigliani stia aspettando o che il Rembrandt scappi. Chi preferisce può intavolare un Trivial a scala gigante: si analizza l’opera e si prova a riconoscerla. Per sapere la risposta bisogna scoprire la carta, girare intorno al cavalletto e leggere la didascalia a tergo. Ecco che la circolazione, già libera, diventa non convenzionale.
L’atmosfera dei disegni onirici e colorati di Bo si ritrova anche oggi nel MASP. La piazza coperta può accogliere un universo parallelo a quello superiore. Se sopra, come nei palazzoni residenziali, si scorge soltanto la parte colta e benestante della città, sotto il carattere di gioco torna a essere di strada, sporco e povero. Così l’ambiente ricco si scontra con una realtà opposta, facendo diventare il MASP una delle tante contraddizioni brasiliane.
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allestimenti , brasile , musei
Last modified: 12 Gennaio 2016
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