Urbanista, docente, teorico, anima dell’ANCSA e assessore a Genova
Compito ingrato, forse improponibile, tentare di evocare in poche righe, nei limiti di un discorso “di circostanza”, la storia di una vita. Particolarmente in questo caso, a fronte di una vita ricca di attività e di esperienze e al cospetto di una personalità forte e complessa che ha lasciato segni indelebili nel campo dell’insegnamento universitario e della professione di architetto e urbanista. A pochi giorni dalla sua scomparsa, le reazioni di amici, colleghi o di chi comunque l’ha conosciuto lasciano intendere la vastità dei suoi interessi e la varietà delle relazioni che Gabrielli ha saputo sviluppare sul piano scientifico e culturale, peraltro documentate da una consistenza impressionante di pubblicazioni (inclusa la direzione di «Urbanistica» nel 1977), rapporti di ricerca e momenti di dibattito e confronto.
Nato nel 1932, laureato in architettura nel 1959, Gabrielli inizia presto l’attività d’insegnamento, partecipando a fianco di Giovanni Astengo, nei primi anni 70, al consolidamento dell’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia che segna il riconoscimento di un’insopprimibile specificità dell’urbanistica e raccoglie attorno al “maestro” un gruppo prestigioso di giovani urbanisti, chiamato nei decenni successivi a connotare l’urbanistica italiana. Gabrielli consegue la libera docenza in urbanistica nel 1972, è assistente all’IUAV, poi professore ordinario al Politecnico di Milano, poi all’Università di Genova, di cui dal 2010 è professore emerito d’urbanistica. Non mancano, in questi decenni, rapporti con altri paesi, dalla Francia (Scuola d’architettura di Belleville, Parigi 1992), alla Spagna, al Messico, all’Egitto e alla Cina, rapporti che incrociano le attività d’insegnamento con quelle degli scambi culturali e dei concorsi internazionali.
Nell’ampio ventaglio degli interessi scientifici e culturali che ispirano le sue numerosissime pubblicazioni, le ricerche e gli atti di convegni è ben riconoscibile, fin dalla prima fase d’attività, un tema principale, quello della tutela, del recupero e della rigenerazione del patrimonio storico-culturale. È questo il tema su cui si concentrano le attività dell’Associazione nazionale dei centri storico-artistici (Ancsa) che Gabrielli concorre a fondare a Gubbio nel 1960, a guidare e presiedere fino alla sua scomparsa. Gabrielli è l’anima dell’Ancsa e il principale responsabile della continuità e della coerenza del contributo d’idee che l’Associazione elabora nel corso di cinquant’anni, anticipando spesso orientamenti e innovazioni radicali nei paradigmi della conservazione che si affermano a livello internazionale. È caratteristico del pensiero di Gabrielli un approccio critico ai problemi dei centri storici basato sulla stretta connessione delle riflessioni teoriche riguardanti i contesti, la città e il territorio (raccolte nella Carta di Gubbio) con le esperienze attuative proposte dalle amministrazioni locali e con gli esiti progettuali del Premio Gubbio istituito dall’Ancsa. Basta forse quest’ultimo a chiarire il senso del progetto nelle nuove prospettive cui Gabrielli ha dedicato molti suoi scritti e non poche esplorazioni, al di là delle tradizionali separazioni tra i piani urbanistici e i progetti d’architettura. Più in generale, la storia di Gabrielli è intrisa di riferimenti ai piani e ai progetti urbanistici e territoriali: decine di città o di grandi aree urbane, come Genova e Torino, anche in paesi stranieri, province, regioni… Quest’attività lega spesso strettamente la pianificazione alla ricerca, inclusa quella sviluppata a scala nazionale, come tipicamente IT-URB,1990, ITATEN 1993, MIUR 2001, occupando una parte importante della sua vita. Più circoscritto nel tempo, non nella gravosità, l’impegno diretto nell’amministrazione pubblica che lo vede assessore all’urbanistica e alla qualità urbana nel Comune di Genova, tra il 1997 e il 2006.
Per molti di noi, amici e colleghi, non è facile ricordare la figura di Gabrielli prescindendo dai rapporti di amicizia che si sono consolidati in anni di frequentazione, di confronto o di autentica collaborazione. Amicizia favorita dalla grande umanità, dalla saggezza dei suoi atteggiamenti, dalla passione civile che ha sempre sorretto le sue attività, senza mai rinunciare a stimolare il confronto dialettico e l’apertura critica.
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