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Christian De IuliisWritten by: Forum

L’archintruso. Controstoria del condono edilizio italiano

L’archintruso. Controstoria del condono edilizio italiano
Puntualmente, più o meno ad ad ogni tornata elettorale, si torna a parlare della sanatoria di costruzioni abusive. È giunto il momento di riconoscere, ai veri autori di norme raffinate, il giusto merito

 

Nonostante qualche tentativo di revisionismo che prova ad attribuire ad altre nazioni il primato dell’invenzione, quella del condono edilizio di costruzioni abusive rimane una creazione italiana. Un made in Italy sul quale il nostro paese esercita una indiscutibile egemonia culturale.

Erroneamente si posiziona la nascita del condono edilizio alla metà degli anni Ottanta del Novecento, invece si tratta di uno straordinario strumento databile addirittura alla prima metà del diciassettesimo secolo, non a caso in pieno periodo illuminista. Con lo stesso pressapochismo si tende ad attribuire il merito dei condoni edilizi ai monarchi o ai primi ministri che ne hanno battezzato il parto sotto l’egida dei loro governi (da Bettino Craxi a Silvio Berlusconi), dimenticando che essi nacquero dal genio diabolico di tecnici esperti che operarono nell’ombra, dove nella maggior parte dei casi rimasero per poi sparire dalle cronache, ma ai quali è arrivato finalmente il momento di restituire la fama che gli spetta di diritto.

 

Bernardo Tanucci (1698- 1783)

Il primo vero provvedimento di sanatoria edilizia venne emanato nel 1736 sotto il regno di Napoli di Carlo di Borbone col nome di “prammatica di grazia” o più precisamente “De moderanda aedificiorum abusione” promettendo di sanare tutti gli abusi commessi fino al 1734 nelle strade reali e nei quartieri nuovi di Napoli dove era diventato consueto costruire balconi e ricavare case negli interrati degli edifici (i cosiddetti “vasci”).

La misura ebbe talmente successo che venne riproposta 15 anni dopo: la “Nuova grazia di Carlo” prevedeva la sanatoria anche di sopraelevazioni e occupazioni di suolo pubblico in cambio di un pagamento tra i 20 e i 100 ducati. Il provvedimento venne accompagnato da un’esortazione del re: “Si perdona a chiunque abbia edificato senza licenza, purché paghi la componenda”.

Provvedimenti simili di sanatoria furono emanati anche sotto il successivo regno di Ferdinando IV (con nome di “perdoni”) senza trovare però altrettanta fortuna.

Nicola Santangelo (1785-1851)

Sotto il regno delle due Sicilie, governato da Ferdinando II, fu lui, anche detto “San Nicola dei perdoni”, il potentissimo Ministro dell’interno e dei lavori pubblici ad orchestrare il meccanismo delle “grazie”, specie nella componente fiscale con un sistema di pagamento modernissimo che ragionava sul volume e prevedeva la rateizzazione.

Concepì anche l’irrevocabilità ereditaria, tutti concetti ripresi nei condoni successivi. Celebre la sua frase: “Maestà se demoliamo tutto ciò che è stato fatto senza licenza dal 1734 a oggi, non resta in piedi mezza Napoli”. Ma anche il principio più volte ribadito che “è più utile incassare che demolire” (sempre attuale).

L’ultima sua “grazia”, emanata nel 1859 pochi mesi dopo la sua morte, è ancora oggi garante per decine di edifici ottocenteschi nel centro di Napoli nei cui titoli di proprietà compare la formula: “legittimato per Real Grazia”.

Silvio Giglio (1903-1978)

Nell’Italia post bellica sotto il governo di Alcide De Gasperi, ma con la supervisione del Ministro del lavoro Amintore Fanfani, per tamponare l’emergenza abitativa, venne varato il primo vero condono per tutte le abitazioni concluse al 31 dicembre del 1948 (poi prorogato fino al 1953).

A scrivere concretamente la legge 1445/48 fu l’ingegner Silvio Giglio che ricopriva il ruolo di direttore generale al Ministero del lavoro. Giglio fu finissimo legislatore, autore di testi irreprensibili e ammirati dai giuristi. Introdusse il concetto di sanatoria generalizzata e lo strumento del silenzio-assenso della pubblica amministrazione. A lui si devono anche la legge INA-Casa (non a caso detta “Legge Fanfani”) e la celeberrima Legge “Ponte”.

Giglio è l’emblema del “dimenticato”, su di lui le fonti sono contrastanti e non c’è neanche una foto che lo ritrae. Qualcuno sostiene addirittura che non sia mai esistito.

 

Giovanni Prandini (1940-2018)

Il primo vero condono edilizio italiano, del febbraio 1985, riconosciuto come tale e ribattezzato condono Craxi, è opera del sottosegretario di quel governo, un bresciano, democristiano della prima ora, laureato in giurisprudenza, che scrisse da solo la maggior parte degli articoli e spinse per approvare la norma rapidamente tramite decreto legge.

Fu lui, Giovanni Prandini, ad inventare i coefficienti moltiplicatori per il calcolo dell’oblazione e a dividere gli abusi in “formali” e “sostanziali”. Bettino Craxi lo definì “il mio bulldozer dell’edilizia”.

A causa dell’annuncio della legge col “condono Craxi” furono presentate ben 7,3 milioni di domande di cui 415.000 solo a Roma. Da queste lo stato ha incassato 15 miliardi di euro, anche se ad oggi ne restano inevase circa 3 milioni, ovvero quasi il 40%.

L’Italia non è stata riconoscente con Prandini. Arrestato per corruzione nell’inchiesta Tangentopoli, patteggiò 4 anni e 4 mesi. Viene ricordato come “l’uomo che ha sanato mezza Italia”.

Pietro Lunardi 

Il secondo grande condono edilizio della storia repubblicana è quello varato dal primo governo di Silvio Berlusconi con la legge 724/94 appena una settimana prima della crisi di governo e partorito dall’ingegner Pietro Lunardi, uomo di fiducia del cavaliere, considerato uno dei massimi esperti italiani di ingegneria geotecnica.

Inventò la formula del “doppio volume” e del “condono volumetrico”, non più domande per singole unità immobiliari ma per blocchi. Un vero coup de théâtre: si poteva sanare con una sola domanda interi villaggi turistici, condomini, quartieri, pagando solo la metà dell’oblazione (paghi per la metà, ottieni il doppio).

Questo meccanismo diabolico fruttò allo stato 18.000 miliardi di lire a fronte di 3,4 milioni di istanze. Lunardi, che successivamente divenne Ministro delle infrastrutture, in un’intervista del 2003 dichiarò che il condono del 1994 “era la soluzione più intelligente per far emergere milioni di metri cubi abusivi senza bloccare l’economia”. Ad esempio, lo stesso Berlusconi lo utilizzò per sanare circa 3.500 mq di abusi edilizi della sua villa San Martino ad Arcore.

Ignoto X 

Ritornato al governo del paese, Silvio Berlusconi pensò bene di donare un nuovo condono edilizio agli italiani. Nacque così la terza sanatoria, talmente controversa e tormentata che nessuno ha avuto mai il coraggio di attribuirsene la paternità.

La responsabilità politica può quindi ricadere sull’intero governo ed in particolare sui due ministri più concretamente coinvolti e cioè Altero Matteoli (ambiente) e Giulio Tremonti (economia).

Accompagnò questo condono la promessa che fosse stato varato “per chiudere la stagione degli abusi edilizi”. Il testo, di sole 28 pagine, prevedeva la possibilità di sanare immobili anche in zone sismiche e con vincoli paesaggistici parziali. I cittadini dovevano pagare e pregare che tutto andasse bene.

Ma così non fu: nacquero subito dispute con gli enti di tutela e la Regione Campania lo dichiarò immediatamente inammissibile sull’intera estensione del suo territorio.

Non è un caso dunque che il dibattito sul condono edilizio si sia riacceso proprio nella campagna elettorale per l’elezione della giunta regionale della Campania perché se è da Napoli che iniziò tutto, è proprio in Campania che tutto è finito, almeno così pensavamo fino a qualche settimana fa. Ma se nascerà un nuovo condono edilizio, saremo pronti a trovarne l’autore e ad attribuirgli il giusto riconoscimento.

Immagine di copertina: immagine elaborata di Christian De Iuliis

Autore

  • Christian De Iuliis

    Nasce, cresce e vive in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto nel 1984, rendendolo noto in un tema in quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge “Assessore al Nulla” del suo paese. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”, avanguardia del XXI° secolo che vanta già diversi tentativi, falliti, di imitazione. All’attivo ha cinque mezze maratone corse e altrettanti libri pubblicati: “L’Architemario. Volevo fare l’astronauta” (Overview editore, 2014), “Vamos a la playa. Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens, 2016), "L'Architemario in quarantena. Prigionia oziosa di un architetto" (KDP Amazon, 2020), "L'architetto contro tutti" e "Il Nostromondo - le città invedibili" (2024). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Premio PIDA giornalismo 2020 per la divulgazione dell'architettura. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto: dipende da dove si trova e da chi glielo chiede

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Last modified: 24 Novembre 2025