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Silvia LanteriWritten by: Progetti

Ri_visitati. Red Brick Art Museum: mattoni e natura a Pechino

Ri_visitati. Red Brick Art Museum: mattoni e natura a Pechino
A 10 anni dall’inaugurazione, è uno spazio culturale che evolve continuamente, offrendo nuove forme e rinnovate interpretazioni

 

PECHINO (Cina). Il Red Brick Art Museum ha da poco festeggiato i suoi 10 anni di attività e di sperimentazioni artistiche che hanno saputo coniugare la sua presenza in un panorama internazionale. Progetto di Dong Yugan su volontà dei collezionisti Yan Shijie e Cao Mei, il museo – inaugurato a fine 2014 – si distingue non solo per le sue esposizioni, ma anche per la sua architettura straordinaria, esito di un interessante dialogo simbolico e formale sia con le tradizioni locali, sia con la ricerca della dimensione ecologico-ambientale dello spazio esterno.

Il passato

Localizzato all’interno del n.1 International Art District, nelle frange di periferia a nord-est del distretto di Chaoyang a Pechino in un’area sottoposta a ingenti trasformazioni, si pone come uno dei primi tasselli trasformativi.

A poca distanza da numerose ambasciate internazionali, separato da importanti infrastrutture, il limite nord del quartiere è contraddistinto negli ultimi anni da una forte pressione da parte delle real estate locali, che hanno trasformato buona parte dei suoli un tempo agricoli in nuovi quartieri abitativi. A bilanciare queste operazioni speculative, si inizia a realizzare anche una serie di spazi pubblici e servizi, come parchi, giardini e musei. La nascita di questo complesso museale si inserisce appunto in tale cornice di rapida espansione urbana.

Inoltre, negli anni precedenti le industrie culturali e creative in Cina costituivano solo il 2,5% del Pil nazionale, una percentuale molto bassa se confrontata con paesi come il Regno Unito, dove, negli stessi anni, si aggirava intorno al 10%. Per colmare questo divario rispetto ai paesi occidentali, documenti come il Cultural Industry Promotion Plan del governo centrale (2009) hanno definito l’industria culturale come un pilastro centrale per la crescita dell’economia nazionale. Queste politiche generarono immediatamente la proliferazione di luoghi creativi in spazi come questo, introducendo l’idea di rigenerazione urbana attraverso nuove industrie ed economie.

 

Il presente

Il progetto architettonico si caratterizza per l’utilizzo sapiente degli elementi materici, in particolare i mattoni rossi, elemento simbolico del museo, che si intrecciano con mattoni grigi, calcestruzzo a vista, tegole scure in una serie di geometrie composte da pieni e vuoti.

Obiettivo del progetto era creare un edificio in grado di dialogare con la cultura locale attraverso un linguaggio materico riconoscibile, ma al tempo stesso alla ricerca di un’interpretazione contemporanea di questi materiali. La struttura si compone di volumi scultorei, traforati da aperture e passaggi che creano un effetto di movimento e frammentazione: un colosso di mattoni che si sgretola e si ricompone in un gioco di pieni e vuoti. La scelta dei materiali si traduce in una serie di volumi dalla texture riconoscibile, con pareti di mattoni che giocano attraverso differenti gradi di permeabilità visiva, alla ricerca di un dialogo continuo tra percorso espositivo e giardini.

Oggi, l’interno del museo si articola attraverso i 10.000 mq di spazio espositivo come un ambiente altamente flessibile, progettato per accogliere installazioni di grande impatto visivo (come quella attuale, “Silent Emptiness”, dell’artista giapponese Chiharu Shiota, in arrivo a Torino il prossimo autunno) in grado di generare un’interessante sinergia tra lo spazio e i contenuti.

Tuttavia, il cuore pulsante del Red Brick Art Museum si trova nel suo giardino, uno spazio di ulteriori 10.000 mq che si snoda attorno ad alcuni punti fondamentali della visione del progettista. Non si tratta di un semplice cortile o di un’area verde convenzionale, ma di un vero e proprio ambiente progettato come un’estensione dell’ambiente culturale e architettonico del museo stesso. Questa concatenazione di spazi presenta numerosi richiami alla tradizione del giardino cinese, richiamando elementi simbolici e tipologici come i padiglioni, i percorsi sinuosi tra le sue diverse stanze e i giochi d’acqua, reinterpretati attraverso linguaggi contemporanei.

Inoltre, il progetto del giardino è concepito per favorire una relazione stretta tra vegetazione e architettura, con l’obiettivo di creare un’oasi di biodiversità che stimoli una coesistenza virtuosa tra visitatori umani e non umani. La vegetazione spontanea e le piante autoctone si mescolano a elementi di design minimalista, come superfici di pietra naturale e fontane, dando vita a uno spazio vivo in continua trasformazione. La disposizione dei percorsi sinuosi e delle diverse aree verdi invita i visitatori a vivere un’esperienza sensoriale e contemplativa, riscoprendo il valore del paesaggio come elemento culturale e simbolico.

Il progettista ha più volte sottolineato come desiderasse che il giardino fosse invaso dalle piante e dagli alberi, rafforzando l’idea che gli spazi verdi possano diventare protagonisti, capaci di offrire un rifugio dal caos della città e un luogo di incontro tra arte, natura e comunità. Il risultato finale è un ambiente che si evolve nel tempo, amplificando la sua valenza simbolica come luogo di biodiversità, di memoria storica e di innovazione. La sua configurazione invita a una fruizione lenta e meditativa, in cui il visitatore può percepire un senso di continuità tra natura e cultura, in un dialogo aperto tra elementi dei giardini tradizionali cinesi e la loro reinterpretazione contemporanea.

 

Il futuro

Il Red Brick Art Museum va oltre la mera funzione di spazio espositivo, assumendo un significato profondo nel contesto culturale e architettonico della capitale cinese. 

Si inserisce infatti a valle di un periodo in cui il presidente Hu Jintao affermò la necessità per molte città cinesi, sullo sfondo della competizione globale, di tradurre il concetto di made in China in created in China, ricorrendo allo strumento chiave della retorica dell’industria culturale, richiamando elementi della tradizione in chiave contemporanea: la scelta materica dei mattoni – rossi per quanto riguarda i volumi costruiti, grigi negli elementi che organizzano lo spazio esterno – insieme alla forma scultorea e frammentata dell’edificio, sottolinea l’identità culturale radicata nella memoria collettiva, pur dialogando con le esigenze di innovazione e sperimentazione del mondo contemporaneo.

Inoltre, il progetto riflette una filosofia di presenza e memoria, esprimendo un senso di profondità temporale e di apertura verso il futuro, rendendolo un luogo di meditazione e riflessione sulla condizione umana e sul ruolo dell’arte nella società contemporanea cinese, dando sempre più spazio ad artisti locali.

In questa cornice, il giardino costituisce il cuore vibrante dei suoi spazi, in continua evoluzione: per quanto si tratti di uno spazio fortemente controllato attraverso manutenzione e progettazione nei suoi minimi dettagli, costituisce anche la prova di un’attenzione crescente al tema della biodiversità in aree urbane, alla conservazione di specie storiche e alla promozione di un ambiente più sostenibile di visita a contatto con la natura.

Temi che in questi anni stanno sempre più orientando le politiche di espansione delle grandi metropoli asiatiche: se il museo nasce all’interno di una cornice di politiche e investimenti rivolti alla crescita economica nel settore culturale, appare chiaro come negli anni più recenti questi temi ambientali si siano mossi al centro del dibattito acquisendo maggiore peso. Le sue specie vegetali sono state scelte per resistere a inverni molto rigidi ed estati calde e secche, e sono ad oggi ancora in fase di parziale piantumazione e crescita, rendendo questi spazi differenti ogni volta che si torna a visitarli. 

L’integrazione di elementi tradizionali cinesi con forme e materiali contemporanei rende il Red Brick Art Museum un esempio emblematico di come l’architettura possa essere un atto culturale, capace di raccontare storie e di creare un’identità condivisa, ma anche di innovare e immaginare nuovi scenari per le generazioni future. 

Immagine di copertina: percorsi esterni nel Red Brick Art Museum, Pechino (@Silvia Lanteri)

Autore

  • Architetta e PhD, è docente di composizione architettonica e urbana presso il Politecnico di Torino, dove attualmente svolge attività di ricerca come assegnista postdoc presso il Dipartimento di Architettura e Design. Membro dell'Istituto di Architettura Montana, da anni prende parte ad attività integrata di ricerca e progettazione presso il Politecnico di Torino e il Politecnico di Milano, a cavallo tra la scala architettonica e quella urbana. I suoi disegni sono pubblicati in numerosi libri e riviste internazionali, quali World Architecture/Shijie Jianzhu, China City Planning Review, Urban Design, Territorio

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Last modified: 8 Ottobre 2025