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Silvia MazzaWritten by: Città e Territorio Progetti

Reggio Calabria e Napoli, le onde (s)travolgenti di Hadid

Reggio Calabria e Napoli, le onde (s)travolgenti di Hadid
Inizia il cantiere sullo Stretto, vince il concorso per la Regione Campania. Zaha Hadid Architects si confronta con il Mediterraneo

 

Due progetti urbani di grande impatto, un linguaggio che conosciamo, di onde e curve. Orizzontali di fronte al mare di Reggio Calabria, verticali lungo i binari di Napoli. Zaha Hadid Architects protagonista in due città del Sud Italia, con una curiosa coincidenza di tempi: l’avvio dei lavori nel primo caso, l’annuncio del concorso vittorioso nel secondo.

 

Episodio 1, Reggio Calabria: reliquia decostruttivista di un progetto fuori portata

REGGIO CALABRIA. Era il settembre 2007 quando l’allora sindaco Giuseppe Scopelliti annunciava nel corso di una conferenza stampa il vincitore del concorso internazionale bandito dal Comune di Reggio Calabria per la realizzazione del Regium Waterfront: l’architetta anglo-iracheno Zaha Hadid, all’epoca ancora viva. 

Il progetto, vincitore a Venezia dell’Urban Promo 2008, avrebbe dovuto ridisegnare lo skyline del lungomare della città, finanziato con 49 milioni di euro del Decreto Reggio. Prevedeva la riqualificazione e la riconversione del fronte litoraneo cittadino per attività turistiche, direzionali, terziarie, artigianali, commerciali, che avrebbero dovuto essere complementari e integrate con le attività del porto di Gioia Tauro, secondo il masterplan progettato dalla Hadid. 

Per connotare con due poli culturali gli estremi nord e sud del waterfront a lei si deve anche il disegno del Museo del Mediterraneo e del Centro Polifunzionale, landmark unici nel paesaggio. 

A distanza di quasi venti anni, sacrificata l’idea di realizzare il Centro (al contrario di quanto si legge anche sulla stampa di settore dove lo si dà in esecuzione col Museo) – che per un costo di 8.750.000 (mai finanziato) doveva sorgere all’altezza della stazione ferroviaria, in continuità urbana con la città – la posa della prima pietra del ribattezzato Museo del Mare o Centro per la cultura del Mediterraneo (ma il nome è ancora da decidere) è avvenuta il 22 febbraio scorso. Il lotto principale partirà entro maggio-giugno.

Visione spaziale fermata su quadri neo-suprematisti (è nota l’influenza fortissima che l’avanguardia russa ha avuto sull’architetta anglo-irachena), sarà collocato al confine con il porto turistico, conclusione naturale della passeggiata sul mare. L’edificio all’esterno, nella regolarità stereometrica dei raggi che si articolano a partire dal corpo centrale, ha una forma che richiama quella di una stella marina. 

Dal punto di vista distributivo questa caratteristica formale porta una serie di vantaggi, in particolare per il percorso museale, organizzato come un circuito espositivo chiaro ed esaustivo e in grado di raggiungere i diversi padiglioni e le funzioni accessorie in modo intuitivo.

All’interno ospiterà un acquario di 4.500 mq, spazi museali per 7.000 mq e un auditorium dalla struttura flessibile. Fulcro espositivo del museo nelle intenzioni originarie era la Grande Loggia dei Bronzi di Riace, ma si trattava di un’ipotesi in funzione di un loro spostamento, risalente ad anni in cui ancora non era stato restaurato e riallestito Palazzo Piacentini, dove i due Guerrieri sono da sempre esposti, e il MarRC non era ancora uno dei grandi musei statali dotati di autonomia gestionale e finanziaria. 

Del resto, si tratta di “un progetto più maturo”, come ha sottolineato l’architetto Filippo Innocenti dello Studio Hadid, “adeguato alle nuove normative [e] ai più avanzati criteri ambientali”.

Con una superficie complessiva quasi raddoppiata (24mila mq contro gli originari 13mila), costerà circa 121 milioni di euro contro i circa 25 milioni originari. Quasi cinque volte tanto. Ma fu subito chiaro che le risorse del Decreto Reggio non avrebbero garantito la possibilità di realizzare l’intero progetto. È stato così inserito nel 2021 tra i 14 Grandi Attrattori Culturali voluti dall’allora ministro Franceschini nel contesto del Recovery Plan della Cultura (61 milioni di euro) e del programma di intervento Pon Metro Plus per il 2021-2027 (altri 60).  A realizzare i lavori Cobar Spa, impresa che aveva già eseguito l’altro grosso cantiere per il restauro di Palazzo Piacentini, una vicenda non priva di ombre. 

Accantonato uno dei due edifici simbolo oggetto del concorso, il Centro Polifunzionale, insieme al più grandioso orizzonte del nuovo waterfront sognato nei primi anni del 21esimo secolo, Reggio inaugurerà (stando agli annunci) nel 2028 una reliquia decostruttivista di un grandioso progetto urbanistico fuori portata. 

Oltre ad aver deluso le aspettative del bando di concorso che prevedeva l’integrazione nella città della fascia degradata oltre la linea ferroviaria.

 

Episodio 2, Napoli: un faro, ma non ancora approvato

NAPOLI. Un vero e proprio piano a scala urbana è, invece, quello che lo Studio Hadid firma per Napoli, dove si è aggiudicato il concorso internazionale di progettazione (da 300mila euro), bandito da Regione Campania e FS Sistemi Urbani (Gruppo Ferrovie dello Stato), con il Comune di Napoli, per il Nodo Intermodale Complesso di Napoli Garibaldi-Porta Est. 

Il Faro, questo il nome del progetto per la nuova sede della Regione (con un costo di 700 milioni di euro), composto da due grandi torri (una alta 100 metri e l’altra 80) insisterà su un’area di 150 mila metri quadrati con 100 mila metri quadrati attrezzati a verde. 

Il progetto prevede che i binari delle Linee Vesuviane (una sorta di rete metropolitana) – da porta Nolana a Garibaldi, che partono dalla stazione – vengano interrati e uno spazio funzionale con parcheggi, sala congressuale, asili nido e locali commerciali, andando a costituire la nuova porta Est di Napoli. 

Un’opera moderna, compatibile con l’ambiente e integrata con il territorio che avrà anche la funzione di riconnettere le isole urbane che lo circondano: la stazione, il centro storico, il centro direzionale. 

Attraverso l’opera Napoli e la Campania mettono a segno un primato: quello di avere il primo hub completamente intermodale. Con tre livelli di trasporto su ferro (Metro, EAV, Alta Velocità), un livello su gomma, con l’interramento della bretella dell’A3, dove confluiranno auto private e terminal bus; quindi, lo scambio gomma ferro che potrebbe portare il livello superficiale a essere destinato al solo traffico ciclopedonale. 

I cittadini del quartiere non avranno più nessuna visuale di binari di treni ma un boulevard a verde. Unico riferimento, proprio come quello per i naviganti, sarà il Faro della Regione col suo giardino illuminato all’ultimo piano, sempre visibile di notte.

Per le tempistiche, però, manca ancora l’approvazione definitiva. Si attende, infatti, il piano urbanistico dettagliato dal proprietario dell’area, cioè Ferrovie dello Stato. 

In altre parole, il progetto è ancora in una fase di studio. Dovranno essere redatti i progetti esecutivi e assegnati i lavori con altre gare d’appalto.

Immagine copertina: Centro per la cultura del Mediterraneo, Reggio Calabria (© Zaha Hadid Architects). Rendering di NightNurse

Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 18 Marzo 2025