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Michele RodaWritten by: Professione e Formazione

Giovani generazioni, (ri)generazioni discrete

Giovani generazioni, (ri)generazioni discrete

Gli esiti della settima edizione del premio triennale Architetti Verona, specchio delle tendenze attuali

 

VERONA. Un prezioso scrigno ligneo, un anonimo edificio che svela un’identità nuova, un parco storico valorizzato con misura e discrezione. Rappresentano il meglio della produzione architettonica di una provincia (quella di Verona, quasi un milione di abitanti, circa duemila architetti iscritti all’Ordine) ma di fatto sono uno spaccato della cultura del progetto italiana. Poca nuova costruzione, tanta rigenerazione di ambiti sia unici che ordinari. “La capacità di lavorare nella realtà è la caratteristica che accomuna i tre progetti: sono opere fresche e contemporanee nate con l’intensità e l’energia delle giovani generazioni, assieme a una naturale ambizione che non sfocia nel radicalismo ma si risolve bensì in gesti semplici, pieni di sensibilità e giudiziosi”, dicono Sandy Attia, Alberto Ferlenga e Enrico Molteni, i tre giurati che l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori di Verona ha voluto per la settima edizione del suo premio triennale.

 

Professionisti “nuovi”

Ancora prima di forme e materiali, s’impone la carta d’identità. Tutti sottolineano l’età dei vincitori (Zarcola Architetti, CLAB Architettura, Filippo Romano e Leopoldo Tinazzi: bassa, con una media di meno di dieci anni di professione alle spalle. Per il comitato organizzatore un elemento di soddisfazione, come dice Luca Ottoboni: «Credo che questa edizione sia un segnale molto incoraggiante e una speranza per la professione. L’età dei vincitori è la testimonianza del grande lavoro che stanno facendo i giovani studi di architettura per emergere in un contesto in cui si riscontra una certa disattenzione verso il nostro ruolo. Nelle opere vincitrici abbiamo notato grande responsabilità verso le opportunità proposte, rivelando sviluppata capacità e misurata sensibilità del gesto architettonico. L’ambizione tipica dei giovani legata alla profonda ricerca pratica nell’uso dei materiali e delle tecniche costruttive sfocia in un grande senso del mestiere quasi sorprendente per la loro età».

 

Le motivazioni

I tre progetti sono accomunati dal tema del recupero: due piccoli edifici residenziali, un parco storico. Pur nella differenza di scala, c’è una misura dell’intervento architettonica capace di costruire, quasi silenziosamente, le nuove traiettorie d’uso.

Nel primo siamo nel centro storico di Tregnago: un ex fienile diventa un piccolo alloggio su due piani, 70 mq e decine di piccoli listelli di legno a costruire la struttura. «Nella condizione eccezionale della casa per sé e dell’autocostruzione», scrive la giuria, «diventa palestra progettuale di un processo sartoriale sull’esistente mosso da una rigorosa coerenza nella scelta del materiale e da un attento studio del dettaglio costruttivo». Poco più grande il rinnovato alloggio della casa unifamiliare di Verona: restauro all’esterno, trasformazione radical all’interno, dove prevale non più il colore ligneo ma un bianco che quasi acceca. La giuria apprezza «La capacità di determinare con pochi elementi una buona qualità e una buona evoluzione tipologica dello spazio abitativo, che riesce a porsi come esempio di riqualificazione in un contesto marginale della città attraverso un uso attento e inventivo dei materiali».

Dal piccolo al grande, sono tre gli ettari del compendio della seicentesca Villa Maffei-Sigurtà, caratterizzato da piante secolari, anfiteatri di cipressi, specchi d’acqua e sculture di bosso. Il progetto lavora tanto sul paesaggio (ripristinando il bosco di bossi, piantumando alberature in sostituzione degli alberi secolari persi nel tempo e rafforzando l’impianto romantico del giardino) quanto sugli elementi architettonici, introducendo una casetta nel parco, una peschiera e un nuovo belvedere in dialogo con il verde circostante: «Piccoli segni puntuali che danno la misura del luogo nel delicato contesto».

 

Tutti i premi

Quaranta sono state le candidature al Premio (opere realizzate in provincia di Verona, nell’ultimo triennio), con tre progetti vincitori e tre menzioni.

Opere vincitrici:

  • Casa Larun, Tregnago (2024). Progetto: Zarcola architetti (Edoardo Giancola e Federico Zarattini), Committente: privato, Collaboratori e consulenti: Opera mista srl, servizi d’ingegneria, Imprese: Marchi immobiliare srl, Falegnameria Aresi srl, Falegnameria Zenari srl, Fattori Raffaele (carpenteria metallica, alcune lavorazioni in autocostruzione)
  • Recupero e la valorizzazione del Giardino Storico di Villa Maffei-Sigurtà a Valeggio Sul Mincio (2024). Progetto: CLAB Architettura, Committente: Josè Antonio Pedro Ruiz-Berdejo dei Sigurtà di Valeggio, Collaboratori e consulenti: Anna Valbusa, Ilaria Signorini, Ing. Paolo De Beni, Dott. For. Stefano Dionisi, Garden Designer Gaia Chaillet Giusti, Soprintendenza beni architettonici (funzionario architetto Marco Cofani), Imprese: Ediltre SNC, FPM Impianti, Lugo Vivai, Simes Illuminazione, MetalRiv, Marini Porfidi, Piantitalia, Tisato Restauri
  • Residenza Savonarola, Verona (2023). Progetto: Romano Tinazzi, Filippo Romano e Leopoldo Tinazzi, Committente: privato, Imprese: Edilmorselli di Morselli Massimo, Cunego termoidraulica, Enecom Tech srl

Opere menzionate:

  • Locanda Case Vecie, Grezzana (2023). Progetto: MASAAI Studio
  • Centro Civico, Villafranca di Verona (2022). Progetto: Antonio Ravalli e Giorgio Nicolò
  • Villa Tarika, Punta San Vigilio nel Comune di Garda (2022). Progetto: Bricolo Falsarella Associati (Filippo Bricolo e Francesca Falsarella)

 

Immagine di copertina: il recupero e valorizzazione del Giardino storico di Villa Maffei-Sigurtà a Valeggio sul Mincio (foto di Marcello Mariana)

 

 

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 9 Ottobre 2024