Riceviamo e pubblichiamo una risposta alla lettera che difendeva il progetto di conservazione archeologica firmato dal gruppo di Francesco Cellini
Siamo due architetti che, dopo aver letto la lettera di Marco Rosario Nobile in merito al progetto sul teatro di Eraclea Minoa, si sono sentiti in dovere di replicare.
Conosciamo bene la Sicilia, l’abbiamo frequentata per anni per lavoro. È un territorio bellissimo, con grandi pregi e, come tutte le regioni, con difetti ormai purtroppo difficilmente modificabili. Fare finta che questo non esista e gridare allo “scandalo” quando qualcosa o qualcuno li “porta alla ribalta” ci sembra veramente sciocco, se non peggio. È poi altrettanto sciocco appellarsi alla “parzialità” di un professionista come Gian Antonio Stella che, quando assume posizioni di questo genere, lo fa sempre in modo documentato e accertabile da chiunque.
Credeteci, sappiamo bene quello che affermiamo. A tal proposito varrebbe la pena di chiedersi perché di fronte a tanta “malafede professionale” evocata non si è ricorsi a una querela a difesa dei soprusi, reali e/o inventati, invece che ricorrere a fake news e ad argomenti perlomeno puerili.
Si dovrebbe quindi reputare scandaloso anche l’articolo del 23 giugno sul «Corriere della sera» in cui lo stesso Stella “denuncia”, con dovizia di riferimenti, che la Sicilia sta sostituendo tutti gli archeologi delle Soprintendenze con tecnici la cui professionalità specifica è perlomeno da dimostrare? Anche in questo caso Stella “cerca il reato”?
Siamo però d’accordo sul titolo dell’articolo che fa riferimento a una “farsa”, anche se appare sbagliato però l’oggetto. Si afferma che il teatro “non esiste più se non per sparuti e frammentari resti”. E allora? dobbiamo far sparire tutto ciò che ci perviene dal passato se non in perfetto stato come il Pantheon! In questo caso però anche il Colosseo potrebbe subire una triste fine…
La vera farsa semmai potrebbe essere il cercare di difendere la possibilità di realizzare un intervento al di sopra dei resti di un’importante testimonianza della cultura greca antica. In merito poi alla sostanza del progetto di “sovrapposizione” di Eraclea, se è vero che non lo conosciamo, dal poco pubblicato appare in sé architettonicamente interessante, frutto delle sicure professionalità di grandi architetti.
Non molto tempo fa l’abbattimento d’interi quartieri storici delle città, nonostante il fatto che lo storicismo nel frattempo ci avesse già fatto capire che la storia dev’essere testimoniata e salvaguardata perché base della nostra cultura e quindi del nostro futuro, rivela che trattasi di prassi ancora oggi vigenti. Una posizione non condivisibile ma legittima. Meno legittimo è l’atteggiamento di giustificare tali atteggiamenti con “deliri”. È veramente un peccato, ma purtroppo la tendenza della società contemporanea va in questo senso.
Se il teatro progettato è valido, perché non realizzarlo in un altro luogo? Il sito di Eraclea Minoa è l’unico idoneo in Sicilia?
Perché quindi proprio al di sopra dei resti greci ancora rimasti, cancellandoli quasi completamente? Evidentemente questo è ritenuto un concetto superato e di retroguardia culturale. Peccato.
Luciano Cavedine, Silvano Tognon
In copertina e sotto: Francesco Cellini (con Giulia Piazza, Nicola Piazza, Maria Margarita Segarra Lagunes, ABGroup srl, Emmevi srl, Vamirgeoind srl), progetto di ricostruzione del teatro di Eraclea Minoa (Agrigento)
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archeologia , lettere al Giornale , sicilia , teatri
Last modified: 26 Giugno 2024