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Written by: Patrimonio

Orsanmichele: Firenze torna a parlare attraverso l’eloquenza dei suoi emblemi

Orsanmichele: Firenze torna a parlare attraverso l’eloquenza dei suoi emblemi

Visita all’allestimento di Map Architetti e Natalini Architetti, che ha restituito alla città lo straordinario complesso monumentale, composto da chiesa e museo

 

FIRENZE. Con 400 giorni di lavori e un importo complessivo di 1.135.027 euro, interamente finanziato dal Ministero della Cultura nell’ambito dei Grandi Progetti Beni Culturali, gli studi fiorentini Map Architetti e Natalini Architetti hanno presentato alla città a gennaio un complesso di Orsanmichele significativamente valorizzato.

Con commozione, Tommaso Barni di Map ha ricordato durante la presentazione ufficiale alla stampa come il progetto fosse iniziato quando Adolfo Natalini era ancora in vita, esplicitando quale radice dell’intervento la volontà di una restituzione non solo funzionale, ma anche percettiva e visiva alla città. «Si tratta di un progetto “servo muto”», ha affermato Barni, «che evidenzia un’architettura di eccezione la cui imponenza volumetrica appare peròstretta” dal denso tessuto viario del centro storico, che eccettuato Ponte vecchio ne impedisce la visione a distanza. Nasce da qui la volontà di un’apertura alla città ottenuta tramite la creazione di due grandi bussole metalliche di accesso dalle ampie vetrate, che insieme alla nuova illuminazione restituiscono alla percorrenza lungo Via dell’Arte della Lana l’accessibilità visiva ai due grandi focus interni costituiti a sinistra dall’altare di Sant’Anna scolpito da Francesco da Sangallo, a destra dal Tabernacolo trecentesco dell’Orcagna».

Ultimo atto degli otto anni di direzione di Paola d’Agostino a quel circuito dei Musei del Bargello cui Orsanmichele appartiene, il progetto ha ovviamente riguardato anche i due altissimi piani superiori, che ospitano il museo e un piano-altana sommitale dalle viste mozzafiato sulle maggiori emergenze monumentali del centro storico.

L’accesso avviene da un ponte sospeso progettato da Bernardo Buontalenti, che collega il grande edificio all’antistante palazzo oggi sede della Società Dantesca Italiana. Nata nella seconda metà del Duecento come mercato del grano dove precedentemente si trovava una chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo circondata dagli orti, distrutta in un incendio e ricostruita a partire dal 1337 su progetto di Simone Talenti, Neri di Fioravante e Benci di Cione, autori anche dell’attuale Ponte vecchio, la chiesa di Orsanmichele divenne il tempio delle potentissime corporazioni dei mestieri, le Arti, affiancando indissolubilmente ai valori religiosi quelli politici e civili.

Di questa lunga e prestigiosa storia l’edificio reca memoria negli apparati scultorei in marmo e bronzo che simboleggiano i santi patroni delle Arti e portano la firma tra gli altri di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, Verrocchio, Giambologna. Ora sostituite da copie, 13 statue originali (di cui alcune recentemente restaurate) sono ospitate al primo piano, già allestito negli anni sessanta da Archizoom del cui progetto è stata mantenuta la bella scala elicoidale in metallo che, avvitandosi intorno a un pilastro, porta all’altana. «Risolvere con tatto e discrezione alcuni aspetti tecnici» è stato l’obiettivo di Map e Natalini Architetti, che in chiesa e museo hanno inserito simmetricamente sulle catene degli archi nuovi corpi illuminanti, progettati ad hoc da Studio Rossi&Bianchi lighting design, accorpando nella chiesa troppo invadenti elementi impiantistici in un unico volume celato dall’altare di Sant’Anna.

Al piano superiore le scelte museografiche hanno individuato una sequenza narrativa e spaziale che, in analogia con il piano terreno, richiama il potente rapporto con la città. Tributo ad Archizoom, un profilo di acciaio Corten borda alti piedistalli dai fondali pensati come quinte, restituendo alle grandi sculture rinascimentali non solo l’originaria visione dal basso, ma anche l’atmosfera dei tabernacoli originari. Particolare attenzione è stata dedicata agli elementi angolari che, abbinando due sculture, esaltano ulteriormente l’impaginazione fisica e architettonica dell’allestimento.

Carabottini metallici schermano infine le alte vetrate perimetrali definendo ampie nicchie con seduta, omaggio alla tipologia palaziale fiorentina. «Gli elementi dell’allestimento sono stati disposti all’interno del salone assecondandone le regole geometriche e gli allineamenti, in modo che le opere vengano a trovarsi in corrispondenza delle strade sulle quali erano affacciate originariamente, evocando una passeggiata lungo le strade attorno a Orsanmichele», spiegano gli architetti. «Per continuare con la metafora, al centro della sala quattro grandi pannelli definiscono una piazza dove si racconta, anche graficamente, la storia delle sculture e il loro inserimento nei tabernacoli».

Immagine copertina © Mario Ciampi

Autore

  • Elena Franzoia

    Laureata a Firenze in Progettazione architettonica con Adolfo Natalini, giornalista pubblicista dal 2005, ha affiancato per alcuni anni la pratica professionale di architetto alla comunicazione nei media di settore, in seguito divenuta core business della sua attività. Si è anche occupata dell'organizzazione di eventi legati al rapporto tra video, arte e architettura (Videopolis a Padova). Venezia è stata per alcuni anni sede privilegiata della sua attività, anche grazie alla collaborazione in ambito istituzionale e culturale con la Regione Veneto. Dopo il ritorno a Firenze, nel 2017 ha conseguito l'abilitazione di guida turistica nazionale e collabora con importanti istituzioni e manifestazioni fiorentine, tra cui la Biennale internazionale dell’antiquariato

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Last modified: 28 Febbraio 2024