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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Città e Territorio

“Embassy of Farm”, Farm Cultural Park raddoppia a Mazzarino

“Embassy of Farm”, Farm Cultural Park raddoppia a Mazzarino
Inaugurata una seconda sede, per combattere lo spopolamento dei centri minori con la “diplomazia culturale” ed allargarsi ancora in Sicilia

 

MAZZARINO (CL). Dopo dodici anni dalla fondazione del centro di arte diffuso di Favara, ideato e promosso dall’instancabile team costituito da Florinda Saieva e Andrea Bartoli, il progetto di Farm Cultural Park fa il bis aprendo una nuova sede in provincia di Caltanissetta e precisamente a Mazzarino, una delle più interessanti città barocche della Sicilia orientale posta a 553 metri di quota e caratterizzata da numerose e pregevoli testimonianze come il Castello (‘U Cannuni), il Palazzo Alberti, il Convento dei Carmelitani, il Collegio dei Gesuiti, i resti del Castello di Garsiliato e numerose chiese costruite tra il XV e il XVIII secolo.

 

Diplomazia culturale contro lo spopolamento dei centri minori

La nuova sede, inaugurata con una serie di eventi tenuti il 7 e 8 gennaio, si chiama “The Embassy of Farm” e mira a promuovere un progetto di rigenerazione urbana capace di contrastare il fenomeno di spopolamento dei piccoli centri interni, proseguendo quell’articolata strategia di “diplomazia culturale”, creatività e promozione sociale che è stata già sperimentata nel centro storico di Favara, trasformato nella seconda attrazione turistica della provincia di Agrigento dopo la Valle dei templi.

L’Ambasciata di Farm a Mazzarino è insediata nello storico palazzo della famiglia Bartoli, edificio che, nel periodo d’oro, ospitò un protagonista del Seicento siciliano: il principe regnante Carlo Maria Carafa che, con il suo impegno di politico e intellettuale eclettico, trasformò questo centro dell’entroterra in una delle più grandi e vivaci capitali feudali dell’isola.

 

Palazzo Bartoli e i suoi “padiglioni”

Per questa nuova missione, Palazzo Bartoli è stato restaurato e riallestito mescolando opere d’arte contemporanea caratterizzate da una vena pop e dissacrante con colonizzazioni vegetali che si riallacciano all’esperienza della Human Forest realizzata a Favara a Palazzo Miccichè.

L’edificio nobiliare ha il suo fulcro nel cortile d’onore ed è articolato da una serie di “padiglioni”: quello dell’“Accoglienza” con l’installazione di Motorefisico; quello della “Consapevolezza” allestito nel grande salotto che ospita un’opera di Ciredz dedicata al cambiamento climatico; quello del “Desiderio” che ospita una giungla di pothos rampicanti e opere di Daniela Cavallo e Vanessa Beecroft; quello della “Speranza” che ospita l’opera A-Mori di Domenico Pellegrino; il “Salotto della città proibita” con fotografie di Jorg Dickmann e di Akif Hakan; la Biblioteca del tempo; la piccola cappella e ulteriori stanze in cui affreschi e arredi antichi si mescolano con opere d’arte contemporanea. Altri spazi sono il Giardino del Riad, l’hortus pensile del Giardino di Pao e il Giardino dell’Amore di lunga durata caratterizzato dall’impianto di camelie.

 

Alla conquista della Sicilia

L’inaugurazione del nuovo centro culturale è stata scandita da due giorni di arte, festa, musica, incontri, workshop e dal confronto con i cittadini attivi di Mazzarino, volto a costruire il concept culturale per attivare l’ulteriore spazio di Palazzo Tortorici, l’ex Biblioteca della città che sarà gestita dalla comunità di Farm in forza dell’accordo di partenariato pubblico-privato costituito con il Comune. Come sottolineato da Bartoli, Embassy of Farm “vuole diventare un motore di sviluppo culturale, sociale ed economico per la città di Mazzarino”, dando vita a un luogo in cui antropologi, artisti e creativi, politici, diplomatici, urbanisti, filosofi, botanici, giornalisti e scienziati potranno affrontare questioni sul presente e il futuro delle persone e delle innumerevoli città del mondo.

Il progetto di rivitalizzazione dei centri urbani minori non si ferma qui, poiché la squadra di Farm mira a lanciare nuovi semi “attraverso residenze, installazioni permanenti o temporanee, anche nei comuni di Gela, Naro, Bivona e Riesi“.

Imamgine di copertina: La Sala della Consapevolezza (© Farm Cultural Park)

 

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 12 Gennaio 2022