Architetto, critico, storico e docente, con una particolare passione per Le Corbusier
Giuliano Gresleri ha attraversato e segnato alcune delle stagioni più interessanti del secondo Novecento italiano. Ed è proprio l’intreccio delle tre dimensioni a caratterizzare la sua figura. Senza tentare inutili e raffazzonati elenchi, può essere utile ricordare cinque sue esperienze dello studioso bolognese.
In un panorama di riviste che negli anni settanta e ottanta era il contrario di quello odierno, «Parametro» è stata un’uscita importante. Come tutte le riviste di quel periodo nasceva da un’esperienza che, nella fattispecie, aveva nella Bologna del cardinale Giacomo Lercaro il suo humus e il suo non comune – visto il periodo – pluralismo.
La seconda è la vicenda in cui Giuliano ebbe un ruolo fondamentale con il fratello Glauco (1930-2016): quella di pensare di «trasferire» nella periferia bolognese la chiesta di Saint-Paul che un Le Corbusier ormai anziano non vedeva realizzarsi a Firminy, in Francia. Un gesto che evidenzia il coraggio e l’eterodossia anche culturale (trasferire un’icona, Quel horreur!) che distingueva tutto l’operato di Gresleri.
La terza è la «passione» – perché non diversamente si può chiamare – per Le Corbusier e, in particolare, per i suoi quaderni di viaggio. Alla sua quasi ossessione si deve infatti l’operazione editoriale che crea quasi un “genere letterario” con il carnet del Voyage en Orient di Le Corbusier (1987), che conosce continue ristampe e traduzioni.
La quarta è la «ricostruzione» del Pavillon dell’Esprit Nouveau a Bologna nel 1977, di cui segue il restauro vent’anni dopo. Con un coraggio che pochi tra gli storici “puri” avrebbero avuto, Gresleri crea un alias di uno dei “luoghi” più autobiografici di Le Corbusier: un’architettura che contiene testi, progetti, plastici, carte che erano state messe in mostra a Parigi nel 1925.
L’ultima esperienza significativa riguarda il progetto di sistemazione del Parco nazionale della Pace a Sant’Anna di Stazzema (Lucca), di cui Glauco aveva la direzione artistica. Non solo per l’altissimo valore simbolico della località e per cosa racchiude, ma per la cura, l’attenzione, l’antiretorica che i fratelli Gresleri sanno trasmettere a disegni, percorsi, monumenti che rievocano una delle più tragiche stragi naziste.
Gresleri non può essere restituito attraverso esempi. Era uno studioso curioso quanto rigido nella filologia che contraddistingueva il suo lavoro di storico e architetto. Era un amico attento, affettuoso, capace di trovare le corde giuste, anche quando in ballo c’era il più difficile dei compagni di viaggio: il lutto che ti tocca da vicino. Ci mancherà lo studioso, l’uomo, l’amico.
About Author
Tag
bologna , le corbusier , Storiografia
Last modified: 21 Dicembre 2020