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Gli spazi privati (e vissuti) di Adolf Loos

Gli spazi privati (e vissuti) di Adolf Loos

In mostra (fino al 25 febbraio presso il Museo del Disseny di Barcellona e dal 28 marzo al CaixaForum di Madrid) un viaggio nel tempo a cura di Pilar Parcerisas per riscoprire oltre 120 pezzi disegnati per gli interni dall’architetto austriaco

 

La casa deve piacere a tutti, al contrario dell’opera d’arte, che non deve piacere a nessuno

BARCELLONA. In concomitanza con il terzo compleanno della struttura che la ospita, si inaugura presso il Museo del Disseny un’esposizione dedicata ad Adolf Loos (Brno 1870-Vienna 1933). Coproduzione tra lo stesso Museo e l’Obra Social “La Caixa”, una volta terminata, la mostra sarà trasportata a Madrid.

Un’«esposizione d’atmosfera», secondo la curatrice Pilar Parcerisas, «che vede la luce dopo quattro lunghi anni di gestazione, ma che arriva in un buon momento, perchè stiamo vivendo in un’epoca d’esibizionismo pubblico dove invece è importante recuperare (e preservare) la privatezza degli spazi»In mostra dunque il Loos degli spazi privati, il designer d’interni, con speciale attenzione per gli arredi da lui disegnati o personalizzati. Lo spirito pratico appreso durante il soggiorno negli Stati Uniti si riflette anche sulla sua concezione dell’oggetto d’arredo, che deve essere innanzitutto funzionale, ma anche comodo. Parcerisas sottolinea la speciale sensibilità dell’architetto per i materiali in relazione all’ergonomia e alla percezione sensoriale dell’utilizzatore finale. Si scopre quindi che Loos aveva un’assoluta predilezione per lo stile inglese: Chippendale, Heppelwhite, Hampton & Sons, Chesterfield, ma anche per i tavolini d’ispirazione ottomana o le sedie Thonet, modificate per renderle più comode. Oltre all’eclettismo, la personalizzazione degli arredi è un tratto caratteristico di Loos, che era un sostenitore della compresenza di differenti tipologie di sedute nello stesso ambiente a seconda della funzione a cui dovevano assolvere. Non è raro che egli ridisegnasse, reinterpretandoli, pezzi d’arredo in produzione, preso «non dalla smania d’innovazione, ma dal desiderio di perfezionare ulteriormente ciò che era già valido», per usare le sue parole.

L’allestimento, di Lluís Pera, rievoca gli interni di Loos con l’aiuto di fotografie d’epoca riprodotte in grande formato, a cui i mobili e gli arredi conferiscono una verosimile tridimensionalità. Più di 120 i pezzi in mostra, tra quelli disegnati e quelli scelti dall’architetto tra il 1899 e il 1933 per arredare abitazioni, uffici e caffè. Eccezionale la presenza di una grande quantità di oggetti “vissuti”, provenienti, tra gli altri, dalla collezione privata di Jules Hummel, ma anche dall’Albertina di Vienna e dal Museo della Facoltà di Architettura di Monaco.

Il percorso incomincia con un tributo a Otto Wagner e una pennellata sulla Secessione viennese, per addentrarsi subito in alcuni degli interni significativi: il Café Museum (1899), la villa Müller (1903-1931) e l’appartamento Turnowsky. Una sala è dedicata alla contrapposizione tra gli spazi “maschili” e quelli “femminili” dell’abitare: celebre il progetto della camera da letto della prima moglie Lina (1903), contrapposto allo studio di casa Friedmann. L’ultima parte è dedicata a una piccola selezione di disegni e maquette dei progetti non realizzati: il grattacielo del “Chicago Tribune” (1922), il Grand Hotel Babylon (1923), la casa progettata per la cantante Josephine Baker (1927), di cui è in mostra anche un video della ricreazione degli interni che ce la restituisce in tutta la sua contemporaneità. Termina il percorso uno spazio dedicato all’approfondimento bibliografico.

Per chi possiede una certa dimestichezza con il personaggio o la storia dell’arte, ma anche per il visitatore a digiuno di Loos e dell’ambiente in cui si muove, la mostra regala un viaggio nel tempoIl catalogo è di piacevolissima consultazione, grazie a un pratico formato tascabile, ai contributi e approfondimenti di diversi autori, e a un apparato iconografico che completa quello in mostra.

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ADOLF LOOS. ESPACIOS PRIVADOS

Fino al 25 febbraio 2018: Museo del Disseny, Barcellona

28 marzo-24 giugno 2018: CaixaForum, Madrid

Autore

  • Francesca Comotti

    Laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1998, dopo alcuni anni come libero professionista rivolge la sua attenzione al mondo editoriale, formandosi presso la redazione della rivista «Area» e il settore libri di Federico Motta Editore. La tesi in urbanistica, con i professori Giancarlo Consonni e Giuseppe Turchini le apre (inconsapevolmente) la strada verso quella che è diventata la sua città di adozione, Barcellona, dove risiede dal 2004. Da qui consolida il suo percorso professionale come giornalista freelance specializzata in architettura contemporanea, collaborando stabilmente con alcune testate di settore italiane e come corrispondente per «Il Giornale dell’Architettura». Per la casa editrice spagnola Loft Ediciones ha pubblicato come co-autrice «Atlas for living», «Atlas de arquitectura del paisaje» e «Sketch landscape»

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Last modified: 19 Dicembre 2017