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Written by: Design Reviews

Cleto Munari, cane da tartufi

Cleto Munari, cane da tartufi

Una mostra a Vicenza racchiude tutto il mondo di Cleto Munari celebrandone la parabola creativa

 

VICENZA. Cleto Munari. Designer? Committente? Produttore? Editore? Collezionista? Mercante? Dandy? Artista? Sognatore? Viaggiatore? Personaggio che suscita senz’altro interesse ma che al contempo sfugge: sono poche le informazioni oggettive che lo riguardano. L’età si fatica a reperire eppure, di contro, la data della sua dipartita è precisa e progettata: 114 anni, forse perché ancora non si è stancato e sa che ha ancora molte cose da fare. Nelle autodichiarazioni Cleto si professa discepolo di Carlo Scarpa. Reticenti le biografie dispensate: per usare le parole di Giuseppe Mazzariol «come e quando si sia inventato il personaggio, non mi è dato di saperlo con certezza». Autodidatta, intuitivo, sensibile, curioso, portato per le relazioni sociali, ha vissuto da protagonista la storia del design degli ultimi otto lustri, proponendo i propri ricercati concetti. Le celeberrime posate disegnate per lui da Scarpa della fine degli anni settanta sembra si possano collocare al principio della sua attività, frutto di una gestazione assai prolungata nel tempo. Nel gustoso cinegiornale Radar del 1978, che ben rende l’epoca e la presentazione veneziana del servizio da tavola, oltre al Nostro, definito «designer e stilista che ama le cose belle e sa crearle e catturarle», si vede il coprotagonista Scarpa (di cui si annuncia la laurea ad honorem) e si possono scorgere, fra altri, Onorina Brion Tomasin (committente dell’omonima tomba) e l’editore Neri Pozza.

Ma ciò, tutto sommato, ha poca importanza: probabilmente il fascino dell’opera di Cleto non sta nei prodotti, non sta nel valore di più d’una realizzazione presente nelle collezioni di musei come il MoMA, casomai consta nel non potere imbrigliare egli stesso entro precise classificazioni.

Come Scarpa, Cleto Munari è interessato di persona alla realizzazione degli oggetti, ereditando la necessità di frequentare artigiani che garantiscano la qualità del prodotto. Come Ettore Sottsass (e forse qualche anno prima di Memphis) ha circoscritto la produzione alla sperimentazione quasi esclusiva, limitando il numero di esemplari, addentrandosi in territori legati all’ambito artistico.

Cleto, Carlo, Ettore: lo scatto (foto di copertina) ritrae i tre caballeros durante gli anni settanta. Forse prima di altri Munari «cattura altri famosi, anche non del settore specifico, per concepire oggetti». È difficile immaginare un tappeto di Dario Fo, Mark Strand o Lawrence Ferlinghetti: si tratta di trasporre arte che è altra in design e Cleto l’ha fatto. Forse prima di altri. Munari non è parente di Bruno ma da lui, a suo tempo, ha voluto farsi architettare il logotipo. In quarant’anni di attività, ha lavorato su argenti, gioielli, orologi, penne, vetri di Murano, tavoli, altri elementi d’arredo, tappeti, pelletteria tornando infine, per ora, al mondo del gioiello.

La duplice proposta espositiva a lui dedicata sino al 10 giugno e dal titolo “Mondocleto. Il design di Cleto Munari” si dispiega entro due celebri architetture palladiane: Palazzo Chiericati a Vicenza e Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, sempre nel vicentino.

A Vicenza, insieme ad un compiaciuto annuncio funebre che fa da cornice al burlesco videocommiato, è presente una selezione di circa 100 artefatti: al piano terra di Palazzo Chiericati, sotto stucchi, grottesche e decorazioni a fresco, nella Sala del Firmamento, quella d’Ercole e nella Sala del Concilio degli dei, è esposta una selezione di arredi e arazzi di Cleto mentre nei sotterranei, fra preesistenze archeologiche, è dispiegata, oltre ad altri arredi e complementi, una serie di exempla provenienti dalla collezione di argenti e da quella di gioielleria.

Entro Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, nel salone centrale, è ospitata una selezione di vasi mentre nelle sale laterali un ulteriore campione di arredi. Si tratta di due significativi saggi della lunga attività di Munari, ricercatore autodidatta guidato, com’ebbe modo di dire di se stesso in passato, «un po’ così, un po’ come un cane da tartufi».

 

Mondocleto. Il design di Cleto Munari

Palazzo Chiericati, Vicenza, 18 marzo – 10 giugno 2017

Villa Pisani Bonetti, Bagnolo di Lonigo (Vicenza), 19 marzo – 10 giugno 2017

 

Autore

  • Gabriele Toneguzzi

    Architetto, PhD in design, è attivo in vari settori progettuali, in particolare negli allestimenti museali. Dal 2005 scrive per «Il Giornale dell’Architettura». Come contrattista ha svolto didattica a Roma (La Sapienza), Firenze, Ferrara, Padova, San Marino, Venezia (Iuav), ove insegna attualmente. È stato designato visiting professor and researcher semestrale in Portogallo. Ha collaborato con la Chalmers University of Technology di Göteborg

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Last modified: 31 Marzo 2017