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Sara GiavenoWritten by: Progetti

Ri_visitati. Usonia Homes, l’ideale democratico di Wright

Ri_visitati. Usonia Homes, l’ideale democratico di Wright

Passato, presente e futuro di una comunità suburbana del dopoguerra impegnata a mantenersi in equilibrio tra conservazione ed innovazione. La testimonianza di uno dei suoi primi abitanti, Roland Reisley

«Nel tempo non si è molto mantenuta l’originaria identità comunitaria. Persiste un senso di appartenenza ma non vi sono più incontri ricorrenti; in parte perché il mondo è cambiato, ed è cambiato il modo di comunicare fra le persone a causa della tecnologia che ci sta facendo perdere il contatto umano a favore di mail e messaggi. C’è un’interessante espressione del sociologo Robert D. Putnam, ovvero Bowling alone, per indicare il declino del capitale sociale a cui stiamo assistendo il cui sintomo è la riduzione del gioco di squadra a favore del ruolo di un singolo giocatore. Ecco, questa metafora può spiegare quello che sta succedendo oggi nella nostra comunità. […]. Inoltre, sul fronte della gestione dell’integrità del patrimonio costruito non vi è un’effettiva organizzazione riconosciuta; e anche i singoli membri della comunità non sono molto interessati alla conservazione. I residenti si prendono cura delle abitazioni non in senso dell’historical preservation o per la consapevolezza di un valore storico; tuttavia, riconoscono l’importanza di mantenere i caratteri architettonici peculiari. I membri originari della comunità, di cui io sono l’unico rimasto, erano maggiormente connessi ai valori sociali trasmessi da Wright, all’idealismo su cui è fondata la nostra comunità, valori che oggi sono ricordati e riconosciuti dalle generazioni successive ma non condivisi con lo stesso grado di intensità. Tuttavia, dal mondo esterno siamo visti come una grande realizzazione di un ideale non solo architettonico ma anche sociale».

Il 4 aprile 2016 incontravo per la prima volta Roland Reisley, unico testimone della prima generazione di pionieri usoniani che lavorarono gomito a gomito con Frank Lloyd Wright per la fondazione della comunità di Usonia Homes. Così, accolta nell’atmosfera del suo soggiorno wrightiano, ho registrato parole la cui portata rappresenta già documento storico. L’intento del signor Reisley è stato ancora una volta, davanti al curioso ennesimo visitatore, fornire una chiave interpretativa di quello che non è solo un insediamento abitativo ma la concretizzazione sofferta di un ideale sociale e democratico.

 

Il passato

28 gennaio 1945

. Usonia Homes a Cooperative Inc. viene incorporata sotto la legislazione dello stato di New York, e con l’acquisto di circa 40 ettari di campagna del Westchester County nei pressi di Pleasantville, la storia della comunità ebbe inizio ufficialmente. Se ci s’interroga circa le ragioni che hanno condotto un gruppo di giovani pionieri newyorkesi alla fondazione di una comunità, i motivi sono da ricercare nell’analisi delle dinamiche che interessano il mercato immobiliare nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. I programmi finanziari del governo per case a basso costo, la disponibilità di mezzi di trasporto privati a costi moderati per la classe media, e la possibilità di applicare nuove tecnologie della prefabbricazione al settore delle abitazioni, rappresentarono i meccanismi principali a cui attribuire l’innesco di nuovi modelli insediativi negli Stati Uniti. I suburbia iniziarono a rappresentare un adatto bacino di espansione per il mercato immobiliare, il cui ridisegno sembrava offrire adeguata risposta alle pressioni sociali e politiche di quel tempo.

Ciò che rende interessante l’esempio degli insediamenti wrightiani è però che questi non scesero a compromessi con il modello standardizzato della Levittown. I principi pianificatori che Wright promosse furono la perfetta trasposizione progettuale dell’ideale democratico di cooperazione fra membri pari, oltre che la concretizzazione delle linee guida progettuali della visione di Broadacre, due tendenze che in Usonia Homes trovarono il loro contrappunto.

Tutto questo potrebbe essere interpretabile come estremo tentativo di far dialogare in armonia architettura e vita sociale, di modo che l’una favorisca la pratica dell’altra. La comunità di Usonia nacque infatti come Rochdale cooperative, modello che prevede un’associazione di individui volontari che condividono le proprietà e gestiscono i capitali in condivisione, adottando processi decisionali attraverso assemblee comuni. Mettendo ora a fuoco gli elementi progettuali del disegno originale di Usonia, possiamo scorgere come questi siano stati concepiti per facilitare la pratica sociale: come ad esempio l’identificazione di una porzione di terreno utile alla costruzione di un edificio comunitario, la definizione di spazi ad uso comune fra i lotti adiacenti, la mancanza di gerarchizzazione dei lotti e il divieto di recintare le aree di pertinenza di ogni abitazione.

Il presente

Camminando lungo le sinuose strade di Usonia è facile comprendere cosa Wright intendesse con “building IN the nature”. Le residenze usoniane, perfettamente inserite nella topografia ed integrate nel contesto naturale, si sviluppano come un organismo vivente che adatta la sua struttura al sito circostante. Piani e volumi si estendono verso l’esterno, provocando una costante penetrazione fra gli spazi domestici interni e il contesto naturale esterno. Così, facendo scorrere lo sguardo sulla parete interna di un ambiente, questa diventa in continuità visiva prima parapetto di una balconata poi linea tracciata sul territorio. La progettazione accurata delle strutture non comprende solo la loro disposizione ma anche la finitura che, caratterizzata dall’uso esclusivo di materiali naturali locali, permette una perfetta mimetizzazione dei volumi creando l’illusione che questi sorgano direttamente dal terreno.

In questo panorama che accoglie in delicato equilibrio natura ed architettura, si vedono concretizzati i valori a noi oggi cari di rispetto del contesto paesaggistico e d’identità del territorio, rendendo incontestabile affermare quanto ancora oggi queste architetture risultino assolutamente attuali e di un pregio architettonico di sincera ammirazione.

Come in passato vi è stata prova che relazioni sociali ed architettura s’influenzino vicendevolmente, così accade anche nel presente. L’apertura verso la privatizzazione dei lotti da parte di ogni residente ha provocato una lenta comparsa di delimitazione delle aree private e una ridefinizione dei lotti in forma poligonale, con la conseguente scomparsa degli spazi ad uso comunitario che Wright aveva identificato. Oggi, profonde pressioni si avvertono circa la necessità di ulteriori modifiche in pianta per adeguarsi a necessità contemporanee. Le opposizioni sono tuttavia dure rispetto alle nuove proposte che minacciano l’originaria integrità del sito.

Il futuro

La domanda da porsi ora è quanto sia giusto o no cristallizzare questa realtà. La nostra tendenza europea di fronte alle grandi firme, come potrebbe essere quella di Wright, è spesso quella di fare un passo indietro rispetto a velleità di cambiamento, per evitare che l’autenticità ne venga compromessa. Tuttavia, i nostri canoni di giudizio perdono di forza in Usonia, sito in cui né l’autore, né i proprietari e né il contesto appartengono alla nostra cultura estremamente devota alla conservazione del materico, tendenza che ha provocato e provocherà non pochi cambiamenti sia a livello urbanistico che architettonico del patrimonio wrightiano in questione. Inoltre, è necessario considerare che si tratta di una realtà che nasce dal simbiotico intreccio di necessità sociali e progettuali, più precisamente di una struttura sociale che si riflette nella sua organizzazione territoriale e nel gusto architettonico. Pensare per cui ad un’evoluzione della prima senza che l’altra muti di conseguenza, farebbe forse ricadere in un comportamento antistorico d’imbalsamazione di una realtà non più rappresentativa degli eventi contemporanei.

Consideriamo però che anche questo tipo di “liberalismo” potrebbe rendere labile il confine fra il necessario e il superfluo. In questo contesto si fa largo il sentito appello di Reisley rispetto alle generazioni future che non hanno condiviso l’idealismo su cui si radica Usonia ma lo hanno ereditato. Ricevere implica una necessaria interiorizzazione dei valori tramite l’educazione, l’applicazione attraverso la pratica e infine l’auspicabile trasmissione. Reisley sostiene che «se gli Usoniani diventassero più consci della loro connessione coi valori di Emerson, Thoreau, Whitman e Wright, sarebbero rinvigoriti a supportare attivamente la conservazione e la protezione della loro comunità».

Usonia Homes in dettaglio

Localizzazione: Pleasantville, Westchester County, Stato di New York
Anno di fondazione: 1945
Progetto originario di Frank Lloyd Wright: 1947-1949
Area: 97 acri
Lotti edificati: 47
Residenze progettate e costruite da Frank Lloyd Wright: Sol Friedman House (1950), Serlin House (1951), Reisley House (1952)
Iscrizione al National Register of Historic Places: 2012, come “Usonia Historic District”
Deposito dei disegni originali: Avery Library’s Department of Drawings & Archives, Frank Lloyd Wright Collection, Columbia University Libraries, New York
Pubblicazioni monografiche: R. Reisley, J. Timpane, Usonia New York, Building a Community with Frank Lloyd Wright (New York, Princeton Architectural Press, 2001)

Chi è il progettista

Architetto fra i più influenti del XX secolo, Frank Lloyd Wright vanta il merito di essere annoverato come uno dei grandi Maestri del Movimento Moderno. A lui va riconosciuto il tentativo di dare forma ad una democrazia americana fondata su canoni formali, spaziali e naturali presentati come del tutto indigeni. La speranza era quella di creare una cultura americana (che verrà definita Usoniana da United States of North America con “i” per eufonia) totalmente autentica, questo perché avesse termine l’importazione dei canoni europei che da troppo tempo imprimevano le loro leggi estetiche sui volti delle città statunitensi, creando così architetture spurie. Le sperimentazioni iniziarono con i progetti per le cosiddette Prairie Houses nei primi decenni del 1900, e seguirono con l’invenzione della nuova casa americana a basso costo con porzioni prefabbricate, ovvero le Usonian Houses, nel periodo della seconda guerra mondiale. I vertici più alti di invenzione si toccano certamente con un progetto che spazia dall’ambito urbanistico fino all’unità abitativa minima, e che rappresenta la grande visione di Wright per un nuovo modo di concepire gli insediamenti, ovvero Broadacre City. Seppure è annoverata nella sua collezione una vastità di sperimentazioni, queste sono sempre accumunate dal un grande denominatore comune di integrazione fra spazio, forma, natura e materiali, che riconosciamo come la più grande eredità che ha tramandato, ovvero la definizione di un’architettura organica.

English abstract. The article aims to give voice to an American suburban settlement that remains little known from its foundation: Usonia Homes. Usonia Homes was founded close to the village of Pleasantville (Westchester County, New York) in the aftermath of the Second World War. The postwar period was characterized by the necessity to plan the suburban areas and to manage various factors that affected the housing market, such as the automobile ownership ever-increasing, the new building technologies availability, and the growing demand for housing from returning veterans asking for their own home and private backyard. In this context, Wright recognized the chance to fulfill the Broadacre ideal of a suburban settlement characterized by horizontal development, and organized in single-family Usonian houses with one acre each. Usonia Homes represents one of the Wright’s suburban visions fully realized. The research attempts to bring to light the Usonia meaningful example of urban and architectural design by pro­viding both a theoretical account, which is grounded in the study of specialized literature; and a record based on a survey on the field, which includes the information concerning the common strategies adopted to preserve the architectural heritage belonging to Wright.

Autore

  • Sara Giaveno

    Laureata presso il Politecnico di Torino nel luglio 2016, sviluppa la tesi Usonia, a community built with Frank Lloyd Wright con il supporto di un correlatore esterno dell’University of Pennsylvania. Lavora in studi di architettura a partire dal 2012, ed affianca l’attività didattica presso il Politecnico di Torino nel 2014 e 2016 negli ambiti della tecnologia e del restauro. Partecipa a numerosi workshop internazionali, e nel 2015 prende parte ad uno di questi con il ruolo di membro del comitato tecnico organizzativo affiancando un team di docenti del Politecnico di Torino

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Last modified: 18 Gennaio 2017