Visita al Centro spirituale e culturale ortodosso russo di Parigi, progettato da Wilmotte et Associés
PARIGI. Lanciato nel 2007 dal presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy e dal premier russo Vladimir Putin in nome dei legami tra i loro due Paesi, l’intervento da 4.790 mq ha riconfigurato i 4.240 mq del vasto isolato già appartenente a Météo France e acquistato dalla Federazione Russa per 70 milioni di euro.
Nel settimo arrondissement, allo sbocco del pont de l’Alma e a poche centinaia di metri dalla Tour Eiffel e dal Museo di Quai Branly-Jacques Chirac, il sito delimitato dalle rive della Senna – appartenenti al Patrimonio mondiale Unesco – dall’avenue Rapp e dalla rue de l’Université, offre un quadro di particolare prestigio al luogo di culto dipendente dalla Chiesa di Mosca, più conservatrice e nazionalista della cattedrale Saint-Alexandre-Nevsky sita in rue Daru, legata invece al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Per via dell’ombra legata all’intervento delle forze militari russe in Siria, l’evento inaugurale – il 19 ottobre 2016 – è stato marcato dall’assenza di Putin, rappresentato dal suo ministro della Cultura.
Per l’esecuzione di Bouygues Bâtiment Ile-de-France e il progetto dello studio di Jean-Michel Wilmotte, l’intervento consta di quattro strutture: la cattedrale ortodossa della Santa Trinità; un centro culturale comprendente due sale d’esposizione (bâtiment Branly); un centro amministrativo comprendente un auditorium da 209 posti, gli uffici culturali dell’Ambasciata russa e alcuni appartamenti per i dipendenti (bâtiment Rapp); un polo educativo in grado di accogliere fino a 150 discenti e comprendente aule e atelier, una biblioteca e una corte (bâtiment Université). Per il governo russo, un investimento da 170 milioni di euro.
Di là dalla portata diplomatica e geostrategica del progetto, sul piano architettonico l’operazione è apparsa controversa. Bandito nel 2010 sotto l’egida dell’ambasciatore russo Alexandre Orlov e del consigliere del Cremlino Vladimir Kojine, al concorso internazionale parteciparono un centinaio di architetti. Lo spagnolo Manuel Nunez Yanowsky, nativo di Samarcanda, in Uzbekistan (al quale si devono le Arènes de Picasso a Marne-La-Vallée, mastodontico complesso residenziale nella periferia parigina degli anni ottanta e soprannominato «les camemberts»), s’impose con una proposta vivamente contestata dall’allora sindaco Bertrand Delanoë. Con il volume della chiesa in pietra aggraffata, sormontata da cinque bulbi – dorati come da consuetudine -, di cui il principale culmina a 37 metri, e con tre edifici rivestiti di una doppia pelle che alterna lamelle in pietra ad elementi vetrati, la soluzione proposta da Wilmotte – peraltro in stretto contatto con gli ambienti d’affari russi – venne alla fine preferita, rispetto a proposte dall’architettura ben più radicale, come quella marcatamente scultorea di Frédéric Borel, vincitore del Grand Prix National d’Architecture, molto discussa al tempo del concorso.
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Chi è il progettista
Fondato nel 1975 da Jean-Michel Wilmotte (Soissons, 1948), lo studio Wilmotte et Associés opera a livello internazionale (con sedi, oltre che a Parigi, nel Regno Unito, in Italia e in Corea del Sud) in cinque ambiti: architettura, interni, museografia, urbanistica e design. Attualmente composto da 225 collaboratori, è impegnato su vari tipi di progetti in 27 Paesi. Per sensibilizzare i giovani architetti alle problematiche del recupero del patrimonio storico costruito, nel 2005 Wilmotte ha costituito la Fondation d’entreprise Wilmotte.
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concorsi , parigi
Last modified: 15 Gennaio 2017