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Alba CappellieriWritten by: Design

TDM9, W le donne!

TDM9, W le donne!

Il Triennale Design Museum di Milano ospita W. Women in Italian Design, un’imperdibile nona edizione dedicata al design femminile italiano

 

MILANO. Esiste un design al femminile? Quali caratteristiche, specificità, valori esso ha portato alla cultura progettuale? A questi interrogativi risponde la nona edizione del Triennale Design Museum (2 aprile 2016 – 19 febbraio 2017), a cura di Silvana Annicchiarico qui nella duplice veste di curatore oltre che di direttore, che ha coraggiosamente affrontato un tema complesso e trascurato come quello del genere nella cultura del design. Non si tratta di fascinazione da quote rosa o di revenge minoritarie ma della consapevolezza che, come afferma Annicchiarico, «le storie del design italiano fin qui raccontate ruotano quasi tutte attorno a un grande buco nero: la rimozione del femminile, l’occultamento della presenza e del contributo delle donne, la sottomissione del femminile a una perdurante e pervicace egemonia del maschile. Come se le donne non ci fossero state. Come se fossero rimaste a casa».

Grazie a un lavoro di ricerca poderoso e a un apparato critico filologicamente ineccepibile, le 650 opere di 400 designer donne italiane qui selezionate e ordinate cronologicamente dimostrano che nel design le donne ci sono state, eccome, e hanno avuto una voce potente seppure molto spesso sottaciuta o trascurata; hanno introdotto nuovi punti di vista e prospettive inedite, favorito l’intersezione e il dialogo tra mondi diversi, smussato spigoli e reso meno apodittiche molte certezze del design patriarcale del Novecento. W. Women in Italian Design traccia una nuova storia del design italiano al femminile, ricostruendo figure, teorie, attitudini progettuali che sono state seminate nel Novecento e che si sono affermate, trasformate ed evolute nel XXI secolo. Così facendo la nona edizione del TDM rimedia – finalmente –  alle omissioni teoriche, storiografiche e semantiche delle tradizionali storie del design italiano. Non un risarcimento, quanto piuttosto una rimessa in equilibrio, «un resettare lo scenario per entrare nel nuovo territorio del gender avendo alle spalle una storia limpida e trasparente. Senza cadaveri nell’armadio».

Questa edizione del TDM è, probabilmente, quella che maggiormente influenzerà il design degli anni a venire, perchè affronta esaustivamente la relazione tra design e gender, considerato non più come mero dato biologico e naturale ma come questione culturale; e questo era indispensabile non soltanto per il passato quanto soprattutto per il futuro e per le nuove generazioni di progettisti.

Il design al femminile è creativo, accogliente, fluido, come ben evidenzia l’allestimento di Margherita Palli che ha scelto la metafora di un fiume per raccontare l’energia contagiosa del design al femminile. S’incontrano, a volte scontrandosi, discipline, passioni e metodi radicalmente diversi: dalla rarefazione concettuale della Mappa per un mondo immaginario di Wanda Casariti  alla matericità tattile dei pizzi di Marika Baldoni o degli arazzi di Bice Lazzari,  dalla devozione operosa delle sante, meravigliosamente  illustrate da Valeria Petrone, Nicoletta Ceccoli, Emanuela Ligabue, Fulvia Mendini, Nathalie du Pasquier, Olimpia Zagnoli, Gabriella Giandelli, Anna ed Elena Balbusso, Sara Fanelli, alle brocche di Antonia Campi o alle sedute di Lina Bo Bardi. Artigianato e industria, pezzo unico e pezzo seriale, mano e macchina s’intersecano senza conflitti in questa produzione festosa, a tratti caotica e per questo spontaneamente creativa. Dai “Componibili” di Anna Castelli Ferrieri alla lampada “Pipistrello” di Gae Aulenti, dalla razionalizzazione dei sistemi di Antonia Astori a lavori più concettuali come l’abito-contenitore di Marion Baruch o le “Edible Bones” di Natascia Fenoglio, dai gioielli di Alba Polenghi Lisca agli arredi di Franca Helg e di Patricia Urquiola….

Nel design femminile non troviamo l’ossessione per la funzionalità e per il problem solving tipica della cultura patriarcale novecentesca, ma è un design più portato all’accoglienza e alla comprensione. Le donne creano, progettano, sperimentano, sfidano, rischiano, mescolano, senza confini, gerarchie o preconcetti, sempre con il coraggio di esplorare territori inesplorati e solitari, non per eroismo ma per curiosità.
Viva le donne, o come ama dire Lisa Ponti, «Evviva».

 

Autore

  • Alba Cappellieri

    Professore ordinario al Politecnico di Milano, dove dirige il corso di laurea in Design della moda. Dal 2014 è direttrice del Museo del Gioiello di Vicenza. Ha dedicato al design e alle sue intersezioni con la moda numerose mostre e libri, ha partecipato a convegni internazionali e vinto premi e riconoscimenti, ma considera il suo maggior successo avere incuriosito i suoi studenti a scoprire le storie meno note ed evidenti del design, stabilendo connessioni e convergenze senza mai fermarsi alle apparenze.

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Last modified: 26 Luglio 2016