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Filippo De PieriWritten by: Reviews

Alla ricerca dei luoghi

Alla ricerca dei luoghi

Luoghi di Angelo Torre si rivolge in prima battuta a un pubblico specializzato di storici, geografi e scienziati sociali, tutti interpellati, ognuno a proprio modo, dalle analisi proposte nel volume. Ma si tratta di un lavoro che, per le questioni che affronta, può sollecitare da vicino anche architetti e urbanisti.
Il tema del libro è quello che Torre, docente di storia moderna all’Università del Piemonte Orientale, chiama la «produzione di località»: ovvero l’analisi dei processi attraverso cui, in uno specifico contesto, si costruiscono e si disfano forme di appartenenza radicate nello spazio. La questione nasce da un’ampia storiografia sull’età moderna e in particolare dai dibattiti sulla cosiddetta natura «giurisdizionale» del potere in antico regime e sulla pluralità di poteri diversi e in competizione reciproca che si possono riconoscere anche in luoghi molto piccoli come sono quelli qui studiati: villaggi, piccole comunità, frammenti del mondo rurale piemontese e ligure. I dodici capitoli del libro riguardano altrettanti casi studio, osservati in momenti definiti che si collocano generalmente tra Cinque e Settecento, anche se l’analisi proposta tende spesso a farsi di lungo periodo, coprendo un arco che va dal Medio Evo al Novecento. Una delle tesi di fondo che attraversano i capitoli è che la produzione di località sia legata a una negoziazione sui diritti e i privilegi di individui, gruppi, corpi, istituzioni: al modo, in particolare, in cui alcune pratiche possono portare al riconoscimento di una condizione di specificità o di eccezionalità che si applica non solo agli uomini ma anche allo spazio.
Alcune delle analisi proposte sono di grande rilevanza per i dibattiti contemporanei delle scienze del territorio. Attraverso un’osservazione ravvicinata delle proprie fonti, il libro porta in primo piano il conflitto tra gli attori come un elemento decisivo nei processi di produzione dello spazio, ma al tempo stesso dà del tema una lettura sensibilmente diversa rispetto a quella che può essere familiare per esempio ai lettori di Henri Lefebvre. La produzione di località è vista da Torre come un processo instabile per definizione, che produce appartenenze frammentate, che acquistano il proprio senso all’interno di uno scambio sociale specifico e possono perderlo rapidamente.
Una visione poco rassicurante per chi è abituato a pensare alla storia del territorio in termini di comunità, di paesaggio o di continuità di tradizioni: eppure al tempo stesso si tratta di un punto di vista che può rivelarsi utile per analizzare parti del territorio contemporaneo (si pensi solo alla città diffusa, ben esemplificata dal capitolo conclusivo su Mappano, in provincia di Torino) troppo spesso liquidate attraverso categorie come quella di «non-luoghi». Infine, l’idea di storia locale che emerge dal lavoro, basata su una capacità di leggere la documentazione scritta e materiale come testimonianza di pratiche sociali che ridefiniscono lo spazio, pone una bella sfida alla cultura della conservazione: come elaborare una nozione di patrimonio capace di restituire la complessità e la pluralità di relazioni tra uomini e territori che ricerche come queste portano alla luce?

Autore

  • Filippo De Pieri

    Insegna Storia dell’architettura al Politecnico di Torino. Le sue ricerche si concentrano sulla storia delle città di Otto e Novecento, con particolare attenzione ai temi della storia dell’abitare e agli intrecci tra storia pubblica, memoria e trasformazioni dello spazio. Il suo ultimo libro è "Tra simili. Storie incrociate dei quartieri italiani del secondo dopoguerra" (Quodlibet 2022)

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Last modified: 19 Luglio 2015