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Davide Tommaso FerrandoWritten by: Professione e Formazione

Addio a Luis Moreno Mansilia (1959-2012)

Addio a Luis Moreno Mansilia (1959-2012)

Un gioco di premonizioni ha fatto sì che la morte di Luis Moreno Mansilla, il 22 febbraio a Barcellona (dove il giorno prima aveva presentato un libro sull’architetto catalano Enric Miralles), si trovasse già serenamente descritta nella dedica della sua tesi di dottorato, «Apuntes de viaje al interior del tiempo»: «A mio nonno Luis, oculista, tra i cui apparati ottici sono cresciuto. Morì come vorremmo morire tutti, improvvisamente, nel sonno, la mattina in cui dovevo partire per Roma e cominciare questa tesi, che ora gli dedico». Nell’anno della pubblicazione dei suoi «Appunti di viaggio» (era il 2001), Mansilla inaugurava, inconsapevolmente, la terza e ultima fase decennale della sua breve carriera, iniziata vent’anni prima, già insieme all’amico Emilio Tuñon, nello studio del suo maestro Rafael Moneo, con il quale entrambi collaborarono fino al 1992, prendendo parte alla realizzazione, tra gli altri, del Museo d’arte romana di Merida, della stazione madrilena di Atocha e della Fondazione Joan Mirò di Maiorca. Gli anni novanta furono per Mansilla quelli dell’affermazione professionale: dall’associazione con l’inseparabile Tuñon nacquero opere come il Museo provinciale di archeologia e belle arti di Zamora, l’Auditorium di León e il Museo di belle arti di Castellón. Nello stesso periodo ebbe modo di concretizzarsi l’interesse di Mansilla per la sfera astratta dell’architettura, sia grazie al suo ingresso come professore nella Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Madrid, sia grazie alla fondazione, insieme a Tuñon e Luis Rojo, della cooperativa di pensiero Circo che, dal 1993, pubblica l’omonimo bollettino teorico. Nell’ultimo decennio della sua vita, Mansilla fece il suo ingresso ufficiale nella storia dell’architettura con la realizzazione del Musac di León (nella foto), vincitore nel 2007 del prestigioso premio Mies van der Rohe, alla quale seguì l’aggiudicazione d’importanti concorsi internazionali, tra cui quelli per il Museo delle collezioni reali di Madrid (in via di completamento), per il Museo della Cantabria di Santander e per il Museo dell’Automobile di Madrid (in cantiere). La sua improvvisa scomparsa, a soli 52 anni, ci priva di uno dei più solidi e influenti architetti della contemporaneità: profondo conoscitore della sua disciplina e attento osservatore delle intersezioni di questa con il mondo dell’arte, Mansilla era alla ricerca di un’architettura minimalista che, com’egli stesso scriveva, parlasse a bassa voce: «l’ideale sarebbe che gli edifici non si vedessero. Che uno rivolgesse lo sguardo ai dintorni… Che non si guardasse l’edificio ma attraverso di esso… Se fosse possibile fare un’architettura nella quale ciò che si percepisce è lo spazio che l’edificio lascia all’esterno… sarebbe una situazione fantastica». Parole che oggi, giunti ormai al limite di snervamento della «rumorosa» condizione postmoderna, potrebbero assumere, nuovamente, il valore di una premonizione.

Autore

  • Davide Tommaso Ferrando

    Nato a Torino (1980; foto courtesy Jana Sebestova), è critico di architettura, editore, curatore e docente, particolarmente interessato alle intersezioni tra architettura, città e media. Master in Progettazione architettonica avanzata alla ETSA Madrid e Dottorato in Architettura e progettazione edilizia al Politecnico di Torino, svolge attività di docenza a contratto a Torino, Ferrara e Madrid. È fondatore ed editor della webzine “011+”, nonché presidente dell'omonima associazione culturale. Suoi scritti sono pubblicati in riviste nazionali e internazionali, oltre che in libri collettivi.

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Last modified: 20 Luglio 2015