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Written by: Progetti

La Plaza de la Ciudadania a Santiago del Cile +5, di Fulvio Rossetti

Il complesso Plaza de la Ciudadania/Centro cultural la Moneda è un progetto emblematico del governo di Ricardo Lagos (2000-2006), le cui prime due tappe sono state inaugurate il 9 marzo 2006, anche se terminate completamente dopo che Michelle Bachelet assunse l’incarico di nuovo presidente della Repubblica cilena (11 marzo 2006).
Il progetto del complesso, realizzato dallo studio Undurraga & Devés, vincitore di un concorso pubblico del ministero dei Lavori pubblici, consisteva di vari interventi, tra cui i più importanti sono il Centro cultural Palacio la Moneda (Ccplm), la costruzione di una piazza verde e il ribassamento dell’Alameda (asse stradale storico di Santiago) al di sotto di questa. Oltre alla dotazione di una struttura culturale nel centro storico della capitale, il complesso venne concepito con la volontà di ricucire l’unico frammento di discontinuità non pedonalizzato tra la Plaza de la Constitución (realizzata nel 1980, sempre su progetto di Undurraga & Devés) e il Parque Almagro, cui si arriva percorrendo il Paseo Bulnes (realizzato negli anni trenta da Karl Brunner), in asse con il palazzo di governo.
Il progetto poteva considerarsi non solo emblematico nel dare nuovo significato a questo luogo, scenario del momento più drammatico della storia recente del Paese (il bombardamento della Moneda, il giorno del golpe operato da Augusto Pinochet, l’11 settembre 1973), ma anche simbolico: la continuità pedonale tra spazio pubblico e corti del Palazzo va intesa come un gesto di valore politico, conseguenza di una volontà di riavvicinamento del potere nei confronti del popolo. Anche la forma architettonica degli interventi venne concepita come un’estensione metaforica del palazzo (spazio del potere) verso le aree verdi circostanti (spazio del popolo), con la ripetizione della tipologia a patio (metafora delle corti interne della Moneda) su diverse scale: lo spazio centrale del Ccplm, i suoi accessi e le stesse piazze. La Plaza de la Ciudadania, concepita come una semplice spianata a prato, era il cardine di tutto il progetto.
Al Ccplm, architettura ipogea per non interferire con la vista de la Moneda, si accede da due piccoli patii laterali che portano a uno spazio in forma di ballatoio, su tripla altezza rispetto alla corte centrale. È questo il cuore del centro culturale dove si svolgono varie attività, non solo espositive, ma anche presentazioni, conferenze, cocktail etc.
Mentre i livelli sottostanti sono riservati agli spettatori di mostre ed eventi in corso, il piano del ballatoio viene frequentato anche da un pubblico generale, specialmente turisti, studenti, impiegati e funzionari provenienti da imprese e uffici pubblici delle immediate vicinanze. Questi fanno uso dei locali commerciali di notevole prestigio ospitati nel primo livello, tra cui gradevoli bar-ristoranti e un negozio di souvenir che distribuisce prodotti artigianali tipici dell’intero Paese, o semplicemente prendono un attimo di pausa, approfittando degli elementi di arredo urbano dei due patii di accesso e dello stesso ballatoio. Nei livelli inferiori le attività culturali sono variate e continue durante tutto l’anno.
Il centro culturale in sé, con il suo mix di attività, funziona davvero come uno spazio di svago per diversi tipi di pubblico, ma non è possibile dire la stessa cosa del complesso nella sua interezza, per vari ragioni legate alla realizzazione della Plaza de la Ciudadania.
Da una parte la voluta continuità tra corti del palazzo e piazze si è rivelata una chimera: essendo il palazzo di governo meta della maggior parte delle manifestazioni popolari, ed essendo queste molto spesso violente, si rende necessario transennare la zona tra Alameda e Moneda, in generale ogni notte e in special modo ogni qualvolta insorga qualche sciopero o protesta.
Inoltre ai tempi dell’inaugurazione, l’ultima tappa, ovvero l’interramento dell’Alameda, venne «temporaneamente» sospeso dopo un acceso dibattito tra chi pensava che fosse un errore nascondere la Moneda alle automobili e chi pensava che la ristrutturazione dovesse seguire il progetto vincitore del concorso.
Oggi niente è cambiato e sembrerebbe che ormai il complesso resterà tagliato in due, stroncando di fatto il valore intrinseco del progetto. La piazza, o meglio le due spianate verdi, ai lati di quella che oggi non è altro che un’autostrada urbana a otto corsie, rimane così priva di qualsiasi significato simbolico, regredendo da luogo della memoria a vuoto urbano.
Un vuoto a cui si può comunque attribuire un valore funzionale (per ospitare concerti o spettacoli) o percettivo (per migliorare la vista del palazzo del governo nei pochi instanti di attraversamento dal finestrino di un’automobile), ma che sicuramente non può essere definito come piazza quale vettore della memoria collettiva e dell’identità urbana nazionale.

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Last modified: 10 Luglio 2015