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Written by: Inchieste

Piazza d’armi paralizzata: poteva essere il luogo della rinascita urbana

L’Aquila. I circa diciotto ettari di terreno semiabbandonato di Piazza d’armi rappresentano oggi una sfida aperta per la città che, uscendo dalla fase emergenziale post-sismica, deve confrontarsi con una complessa, e quasi insormontabile, serie di problemi decisivi per i suoi destini futuri. Già di pertinenza militare e solo dal febbraio 2009 acquisita dall’amministrazione comunale, quest’area nell’immediato ridosso del centro storico è tuttora largamente integra nonostante alcune erosioni per impropri inserimenti di strutture dei Carabinieri e della Guardia di finanza e, per ultima, la realizzazione del complesso ecclesiale di San Bernardino costruito con 2,5 milioni tra fine gennaio e inizio aprile del 2010. Nonostante la virtuosità applicativa di sistemi edilizi di prefabbricazione leggera, di tecnologie a basso consumo energetico, la flessibilità prevista per futuri altri modi d’uso e la firma di Antonio Citterio, anche quest’opera, al pari di tutti i programmi d’urgenza gestiti dalla Protezione civile, sembra catapultata senza apparenti logiche insediative o raccordi con l’intorno, esacerbando così la frammentazione dello spazio ormai consegnato alla logica di una crescente periferizzazione del territorio. 
Eppure l’importanza di questo sito e della sua unitarietà è ben chiara e presente alla cittadinanza, adusa negli anni a praticarlo come un fortuito parco urbano grazie anche alla presenza di preesistenti strutture sportive peraltro già degradate prima del 6 aprile 2009 e subito dopo utilizzate per insediarvi la più grande delle tendopoli. Si tratta, ora, di ripensarne il ruolo di ambito strategico per la riqualificazione di una città che, perso per molto tempo il proprio cuore storico, ha bisogno di un centro per la sua nuova vita.
Purtroppo L’Aquila di questi tempi appare paralizzata. Dopo il fervore interventista e spesso problematico, con le controverse operazioni dei programmi Case, Map, Musp, Mep, si assiste a una preoccupante mancanza d’indirizzi e idee. Alle riparazioni degli edifici con lievi danni si sono affiancate opere, per lo più temporanee ma del tutto prive di coerenza e al di fuori di un qualsiasi piano di rinascita. Non che manchino proposte più organiche ma l’amministrazione municipale, segnata da debolezze e tensioni, non sembra in grado di avviare un serio dibattito sui progetti.
La vicenda di Piazza d’armi è appunto esemplare. Il masterplan del Comune del settembre 2010 si è configurato come un pilatesco collage: sommatoria del progetto dell’associazione no profit «Forza L’Aquila» e di quello di Mario Cucinella Architects per un teatro e le relative pertinenze. Sono seguite polemiche feroci che ancora infiammano le discussioni, soprattutto fra i commercianti che qui rivendicano uno spazio per il mercato quotidiano che prima si teneva in Piazza duomo. Il 29 gennaio scorso l’Ordine degli architetti, qualche anno addietro promotore di un concorso d’idee aperto agli studenti sullo stesso sito (senza alcun esito di qualche rilievo), è sceso nuovamente in campo proponendo un concorso internazionale di progettazione sotto il patrocinio dell’Uia, un concorso d’idee per ricollegare tale settore urbano con il centro storico e, infine, un workshop sulla città intra moenia i cui risultati dovrebbero essere presentati al Congresso mondiale dell’Uia che si terrà a Tokyo a fine settembre. Un percorso ambizioso, probabilmente velleitario visti i precedenti, che sembra aver riportato tutto al punto di partenza come in un triste gioco dell’oca.

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Last modified: 10 Luglio 2015