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Written by: Inchieste

Le aree di trasformazione urbana/1: l’area ex Fiat a Novoli

A Firenze, la principale delle aree industriali dismesse, oggetto di trasformazione urbana, è quella dell’ex Fiat, di circa 35 ettari, posta al centro del denso insediamento di Novoli. Le prime ipotesi per una sua diversa utilizzazione risalgono agli inizi degli anni ottanta e vedono coinvolti molti importanti architetti come Bruno Zevi, Lawrence Halprin, Gabetti e Isola, Richard Rogers e Leonardo Ricci ma alla fine, dopo accesi dibattiti e forte scontro politico, tutto finirà nel nulla. Il progetto di trasformazione urbana viene però riproposto con la Variante al Prg elaborata da Marcello Vittorini nel 1991 e approvata due anni dopo con un Accordo di programma. Le destinazioni d’uso previste sono miste, sostanzialmente quelle del precedente progetto, con la conferma della previsione del parco urbano di 12 ettari. L’unica novità è la previsione di alcune sedi universitarie. Le quantità edificatorie sono leggermente ridotte a 900.000 mc, di cui 200.000 riservati alla realizzazione del nuovo Palazzo di giustizia. La Variante conferma anche la demolizione degli edifici esistenti (compreso il grande fabbricato produttivo della fine degli anni trenta, il cui valore architettonico e documentario è stato costantemente sottovalutato) con la sola eccezione della centrale termica. Quello che cambia però in modo radicale rispetto alle elaborazioni degli anni ottanta è la concezione urbanistica dell’intervento, con l’affidamento a Léon Krier del Piano guida a cui è sottoposto l’intervento da parte del Prg. Elaborato nel 1993, il Piano guida propone un disegno urbano a piccoli isolati, definiti da una maglia stradale irregolare secondo i modelli tipici delle città medievali. Al centro dell’area viene mantenuto il parco urbano e nella parte a nord-ovest si conferma il Palazzo di giustizia, progettato da Ricci dieci anni prima con caratteristiche e concezioni del tutto diverse. La riproposizione da parte di Krier del modello della città tradizionale, in aperta critica con le teorie del Movimento moderno e i risultati della pratica progettuale affermatasi nella seconda metà del Novecento, non si limita alla definizione della maglia urbana ma si spinge al controllo della forma architettonica degli edifici, di cui il Piano guida definisce i caratteri compositivi e materici. I successivi piani attuativi (approvati nel 1994) e le realizzazioni che seguono riproducono sostanzialmente le scelte morfologiche della struttura insediativa proposta da Krier. La qualità della struttura urbana fin qui realizzata sembra alimentare però non poche preoccupazioni. E questo non solo per l’assurda collocazione degli edifici su via Forlanini, così a ridosso della strada da non lasciare neppure lo spazio per un adeguato marciapiede, ma anche per la desolante povertà formale dello spazio pubblico. Le molte speranze di riscatto, affidate alla realizzazione del grande parco (progettato da Isolarchitetti), sembrano però affievolirsi man mano che i lavori vanno avanti. Del tutto inadeguate sono anche le realizzazioni edilizie, che hanno conferito all’insediamento un’immagine più rispondente ai criteri del postmoderno di matrice nordamericana che non ai dettami del genius loci. Di qualità architettonica incerta è anche il Palazzo di giustizia, realizzato a trent’anni di distanza dalla sua ideazione, per giunta a opera di altri progettisti dopo la scomparsa di Ricci nel 1994. Non sono stati in grado di trasformare la qualità architettonica complessiva dell’intervento o d’infondere germi di novità e di speranza né l’ossessiva coercizione a ripetersi di Giorgio Grassi per la sede della Cassa di Risparmio di Firenze, né il discusso progetto di Isolarchitetti per il centro commerciale e il cinema multisala, che oltretutto colloca l’ingresso principale dell’importante struttura immediatamente a ridosso di uno dei nodi di traffico più congestionati della città. Sull’effettiva destinazione di questa grande struttura, in via di ultimazione, non c’è inoltre ancora chiarezza in quanto le autorizzazioni amministrative per le multisale cinematografiche non sono state rilasciate. Portatori di maggior carica innovativa, almeno per quanto riguarda l’architettura, sembrano essere i progetti dei nove «giovani» scelti all’inizio degli anni 2000 da Francesco Dal Co per la progettazione degli isolati a nord-ovest del comparto e quelli di Zaha Hadid, Carme Pinós e Odile Decq. Si tratta però d’interventi fermi ormai da diversi anni e non si sa quali siano le intenzioni dell’Immobiliare Novoli che dovrebbe realizzarli. Per una valutazione compiuta sugli effetti urbani dell’intervento è necessario perciò attenderne il completamento e, soprattutto, attendere che tutte le funzioni previste diventino operative. Occorre infatti vedere se quello che si sta realizzando, pur non riproponendo minimamente la qualità urbana della città storica come era nelle intenzioni dei progettisti, sarà comunque un luogo animato e vissuto. Occorrerà vedere se i suoi porticati troveranno ragioni per essere percorsi e frequentati o se confermerà invece, beffardamente, proprio le tesi di chi sostiene l’impossibilità di far rinascere le città e la fine dello spazio pubblico. Con un effetto, dunque, in grado di travalicare l’ambito del dibattito sui destini di Firenze, in quanto portatore di un messaggio insidioso e certamente non auspicabile.

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Last modified: 10 Luglio 2015