Padova. Attivo in politica dagli anni ottanta, parlamentare dal 2001 al 2010, Marino Zorzato è dal 29 marzo 2010 vicepresidente regionale e assessore al Territorio, alla Cultura e agli Affari generali (con competenze sulla pianificazione territoriale e urbanistica, beni ambientali, culturali, e tutela del paesaggio, cultura, spettacolo e sport, programmazione Fas (Fondi aree sottoutilizzate), risorse umane, affari generali, legali, contenzioso e demanio e patrimonio, sistema informatico ed e-government). Tra i suoi incarichi, la prima presidenza di Veneto Strade (2001-2006). A lui spetta il compito, a partire dal recente Piano territoriale regionale di coordinamento, adottato nel febbraio 2009, di tenere insieme pianificazione, sviluppo, tutela, protezione ambientale e valorizzazione turistica.
Comè il Veneto di oggi, secondo il suo punto di vista?
La fotografia ci restituisce unimmagine di una regione che certo ha delle difficoltà. Abbiamo vissuto 40 anni di sviluppo, abbiamo rincorso lo sviluppo cui tutti avevano diritto, anche se ora il risultato si misura in termini di crescita complessiva ma spesso disordinata. La fotografia va inoltre vista nel contesto attuale, che è quello di una crisi economica globale. Ma quel modello di sviluppo è ancora nel cuore dei veneti, gente intraprendente e coraggiosa; di questa situazione dobbiamo tenere conto. Dobbiamo affiancare alla lettura analitica del Veneto di oggi, sulla quale siamo tutti daccordo, la necessità di ritarare lo sviluppo territoriale, con la visione del futuro, che non può prescindere dalla qualità dellambiente in cui viviamo. Vogliamo che cultura e turismo procedano in maniera coordinata: e in questa direzione non possiamo non valorizzare il nostro territorio.
Questa inchiesta parla del consumo di territorio, soprattutto in relazione ai grandi interventi cui accenniamo. Sembra esserci una sorta di contraddizione tra quello che il Piano territoriale regionale di coordinamento afferma e le previsioni reali: una sorta di schizofrenia.
Io non devo fermare il Veneto, devo mettere un freno, se posso, a un certo tipo di edilizia incontrollata che ha deturpato parte del Veneto. Non si tratta di bloccare o meno le singole iniziative; bisogna farle precedere da unattenta valutazione in modo che le iniziative di valore economico siano anche il meno impattanti possibile e abbiano la capacità di rendere meno caotiche le realtà già disordinate. Occorre anche organizzarle, in modo che non si sommino o si sovrappongano e, soprattutto in prospettiva, lascino libere aree oggi mal utilizzate.
E per le aree agricole, come in parte nel caso dellambito di Veneto City?
Su tutti gli interventi importanti nel Veneto abbiamo deciso di fare un check up, ragionando in termini di sistema, per capire se, visti nel loro insieme, tutti questi progetti abbiano un senso. Stiamo analizzando tutte le richieste, tra cui anche Veneto City. Dato che queste operazioni diventano esempi di urbanistica contrattata, la prima domanda che ci poniamo è: cè un interesse pubblico allinterno delle proposte? Se loperazione (che oltre a quello pubblico ha ovviamente anche un interesse privato, a cui non siamo contrari) sarà un vantaggio rispetto alla messa a regime del sistema complessivo, bene, altrimenti ci riserveremo di agire diversamente.
Il caso del Comune milanese di Cassinetta di Lugagnano, in cui lamministrazione ha azzerato le edificazioni ex novo, rinunciando agli oneri di urbanizzazione come fonte di autofinanziamento, secondo lei è un esempio ripetibile in Veneto?
Si tratta di un meccanismo ormai bloccato, perché si è bloccato, al momento, il circuito posto alla sua base. Se i fondi sono scarsi, i comuni non possono fare altro che contrarre le spese che potremmo definire «cattive» e ottimizzare il più possibile le spese «buone». Il caso di Cassinetta lo considero però fantapolitica. È troppo specifico perché possa essere ripetuto in altri contesti. Non può quindi essere assunto come regola, soprattutto nel Veneto dove i 581 comuni formano una rete con un sistema produttivo diffuso. Conseguentemente non si può dire stop ai capannoni in modo non ragionato.
Come può essere valorizzato il territorio montano, notoriamente povero? In che modo è possibile fornirgli risorse finanziarie?
Sicuramente le zone più deboli vanno aiutate e sostenute. Questo potrà avvenire in modo più efficace tramite il federalismo che inciderà nel trasferimento delle risorse alle singole realtà venete, ognuna delle quali ha una sua caratteristica. La montagna è una di queste, sicuramente vocata al turismo. Bisogna perciò pensare con maggiore attenzione a temi come il paesaggio, la biodiversità. La valorizzazione di ciascun territorio è una priorità e la valorizzazione passa anche attraverso ogni singola opportunità di diffondere cultura, attraverso un lavoro metodico, quasi carsico, che va fatto nei confronti dei nostri cittadini ma soprattutto insieme a loro.






















