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Gianluca FredianiWritten by: Città e Territorio

Linz è stata una bella scoperta

Linz (Austria). Luci che scivolano silenziose sull’acqua notturna del Danubio e lentamente si perdono nel buio. Con questa suggestiva – ma al tempo stesso inquietante – immagine si è conclusa la visualizzazione «Flut» (diluvio), eseguita per il tradizionale festival della Klangwolke che quest’anno celebrava Linz anche come Capitale europea della cultura. Questo avvenimento corona gli enormi sforzi che la città sta compiendo, sin dagli anni settanta, per trasformarsi da centro metallurgico in città postindustriale avanzata. Linz, con le monumentali acciaierie volute da Hermann Göring negli anni trenta, è sempre stata per gli austriaci sinonimo di inquinamento ambientale e degrado. Una città dura e pragmatica, segnata dall’eredità di un tragico passato (Mauthausen è a due passi) e dalle estese ferite del conflitto mondiale. Da molti anni ormai Linz ha voltato pagina e ha scommesso su una nuova linea di sviluppo che fonde alta tecnologia, arte contemporanea ed ecologia. Il tutto sostanziato dalla sua solida realtà industriale che ne fa un motore propulsivo dell’economia nazionale.
Gli eventi di Linz09 s’inseriscono in questo più ampio contesto di rinnovamento e ne riflettono luci e ombre, delusioni e successi. Successi, come la costruzione del nuovo edificio dell’Ars Electronica di Treusch Architecture, centro d’avanguardia per l’arte digitale e attento intervento di riqualificazione delle sponde del Danubio; o come le molte, vivaci installazioni («caramel», «any:time») che colorano il centro storico. Delusioni, come la realizzazione ancora incompiuta, ma già sorda e modesta, della nuova ala museale del Castello  di HoG architektur; o il mancato funzionamento del Linzer Auge, un divertente anello galleggiante sul Danubio che avrebbe dovuto ruotare, con i suoi visitatori, per la sola forza delle correnti fluviali.
È importante sottolineare, fra i tanti, un merito indiscusso di Linz09: quello di essere riusciti a diffondere gli eventi culturali sull’intero territorio urbano, dal porto fluviale alla periferia, cercando di coinvolgere aree e situazioni che, seppur anomale, sono anch’esse specchio della città e della sua anima. Non solo mostre raffinate per turisti in grado di pagarsi viaggio-soggiorno-biglietti-catalogo, ma anche un sistema capillare di azioni destinate ad attivare gli abitanti – anche quelli marginali – della città.
In questo senso Linz09 è stata senza dubbio un successo. «Bellevue» – la Casa Gialla su progetto di Fattinger, Orso, Rieper costruita provocatoriamente sull’autostrada A7 -, la «Halle09»  di Riepl-Riepl Architekten nel porto industriale, le mostre nei cortili dimenticati delle case operaie, le bizzarre stanze disperse del Pixel Hotel («any:time»), le scritte bianche («In Situ») che ricordano a tutti le tristezze semi-cancellate del nazismo sono la parte avvincente, sperimentale di Linz09. Una città sezionata in profondità da gesti ed eventi che ne sondano la capacità di reazione, ne criticano i pregiudizi e gli ozi ma ne esaltano anche le risorse e le volontà nascoste, la voglia di nuovo e di confronto che le tante istituzioni culturali – non ultimo il notevole Lentos degli zurighesi Weber+Hofer – stanno dimostrando di praticare con successo. Un mosaico di segni, iscrizioni, luci, ma anche di edifici realizzati e programmi per il futuro, costruiti all’incrocio fra economia, ricerca e arte. Linz09 invita alla scoperta di quei paesaggi urbani che proprio perchè quotidiani non sono mai davvero conosciuti fino in fondo. E non occorre raggiungere le sponde del Danubio, con i suoi disarmanti, affascinanti panorami industriali per scoprire quello che c’è di segreto in questa città. A due passi dalla Hauptplazt, salendo le scale del nuovo Offenes Kulturhaus di Riepl-Riepl Architekten si raggiunge un’installazione in legno progettata da Atelier Bow Wow che sorvola coperture e terrazze e porta a vedere il volto della città a 30 metri di altezza. Cupole, guglie e terrazze, tetti, camini e ciminiere che si confondono con altri improbabili segni di vita come una ruota panoramica o un vagone piovuto dal cielo. Questo è «Höhen Rausch» (rumori in altezza), che invita a percepire Linz e i suoi suoni dall’alto di una passeggiata acrobatica che si spinge nell’aria, nel vuoto.
Non solo sogni, però: da Puchenau a Pichling (Solar City), modelli urbani immaginati da Roland Rainer, Linz prova da molti anni a sperimentare in concreto le utopie sociali ed ecologiste del nostro tempo. Con un po’ di retorica, certo, ma anche con molto sano pragmatismo, alla ricerca di se stessa oltre che di un futuro possibile per i suoi abitanti.

Autore

  • Gianluca Frediani

    Gianluca Frediani è architetto e docente universitario. Ha insegnato presso l'Università di Ferrara e la TU Graz. È autore di articoli, saggi e monografie su diversi temi della progettazione architettonica e urbana.

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Last modified: 17 Luglio 2015